Codice Civile art. 265 - Impugnazione per violenza (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Impugnazione per violenza (1).

[I]. Il riconoscimento può essere impugnato per violenza [1434] dall'autore del riconoscimento entro un anno dal giorno in cui la violenza è cessata.

[II]. Se l'autore del riconoscimento è minore, l'azione può essere promossa entro un anno dal conseguimento dell'età maggiore [267, 2964].

(1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo le parole «Capo II. "Della filiazione naturale e della legittimazione"»; «Sezione I. "Della filiazione naturale» e la rubrica del paragrafo 1 «Del riconoscimento dei figli naturali» con le parole: «Capo IV. "Del riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio"».

Inquadramento

L'atto di riconoscimento non è valido se posto in essere a causa di violenza: in questo caso viene, infatti, a mancare la volontà di porre in essere l'atto di accertamento. In questo caso, l'autore del riconoscimento può impugnare l'atto entro un anno dal giorno in cui la violenza è cessata. Se l'autore del riconoscimento è minore, l'azione può essere promossa entro un anno dal conseguimento dell'età maggiore. Lo strumento ex art. 265 non può essere utilizzato in elusione della irrevocabilità del riconoscimento, sancita dall'art. 256: pertanto, colui che agisce deve provare in modo rigoroso la violenza a cui è stato sottoposto e il nesso causale tra essa violenza e l'atto di riconoscimento.

Regime giuridico

L'esperibilità dell'azione ex art. 265 presuppone una forma di violenza morale insuperabile che abbia inficiato la capacità di libera autodeterminazione del soggetto: ne consegue che nessun valore assume il timore reverenziale. Può giustificare l'azione in rassegna non solo la violenza da parte del genitore che ha riconosciuto ma anche quella esercitata da un terzo. Il termine di un anno per l'azione è inteso dalla Dottrina in modo diverso: secondo alcuni, sarebbe un termine di decadenza; altri, in analogia con la disciplina generale dell'annullabilità, predicano che esso sia, invece, un termine di prescrizione.

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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