Codice Civile art. 295 - Adozione da parte del tutore.Adozione da parte del tutore. [I]. Il tutore non può adottare la persona della quale ha avuto la tutela, se non dopo che sia stato approvato il conto della sua amministrazione, sia stata fatta la consegna dei beni e siano state estinte le obbligazioni risultanti a suo carico o data idonea garanzia per il loro adempimento [385 ss.]. InquadramentoL'art. 295 nasce come norma volta ad evitare possibili adozioni “interessate” del minore da parte di chi ne abbia avuto la tutela. La ratio della disposizione va letta alla luce della generale disciplina di cui all'art. 378, secondo cui il tutore e il protutore non possono, neppure all'asta pubblica, rendersi acquirenti, direttamente o per interposta persona, dei beni e dei diritti del minore, né possono prendere in locazione i beni del minore senza l'autorizzazione e le cautele fissate dal giudice tutelare: come, infatti, il legislatore mira a tutelare il minore contro i pregiudizi derivanti dall'eventuale conflitto di interessi con il tutore o il protutore, allo stesso modo impedisce che l'adozione da parte del tutore possa essere ispirata da ragioni meramente economiche, conoscendo tale soggetto, per averlo gestito, il patrimonio dell'adottando. A seguito, però, dell'entrata in vigore della l. n. 184/1983, che ha dettato una disciplina specifica per l'adozione dei minorenni, la norma finisce per avere un campo di applicazione molto residuale: poiché, infatti, per l'adozione di persone maggiorenni è necessario il consenso dell'adottando, il quale deve pertanto avere la capacità di agire e non può essere interdetto, la norma potrà essere invocata solo nei casi in cui l'interdizione dell'adottando venga revocata o la tutela del medesimo sia cessata per il raggiungimento della maggiore età del sottoposto. I limiti temporali all'adozione da parte del tutoreNei limiti di applicazione appena richiamati, il tutore potrà adottare la persona maggiorenne di cui abbia avuto la tutela solo dopo aver adempiuto agli obblighi di consegna dei beni e di rendiconto dell'amministrazione stabiliti dagli artt. 385 e ss. È necessario, inoltre, secondo la dottrina, che il conto sia stato approvato dal giudice tutelare (art. 386) e che siano state estinte le obbligazioni assunte dal tutore o sia stata data idonea garanzia per il loro adempimento (Giusti, in Tr. B.C., 2007, 572). BibliografiaAstiggiano-Dogliotti, Le adozioni, Milano, 2014, 249 e ss.; Baviera, L'adozione speciale, Milano, 1982, 56); Bonilini, Manuale di diritto di famiglia, Torino, 2014, 401 e ss.; Cendon, sub art. 293 c.c., in Commentario al codice civile, Milano, 2010; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, 2, Milano, 2012; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 1984, 332. |