Codice Civile art. 317 bis - Rapporti con gli ascendenti (1).Rapporti con gli ascendenti (1). [I]. Gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni. [II]. L'ascendente al quale è impedito l'esercizio di tale diritto può ricorrere al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell'esclusivo interesse del minore. Si applica l'articolo 336, secondo comma. (1) Articolo sostituito dall'art. 42, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo precedente, inserito dall'art. 140 l. 19 maggio 1975, n. 151, recitava: «Esercizio della potestà. [I]. Al genitore che ha riconosciuto il figlio naturale spetta la potestà su di lui. [II]. Se il riconoscimento è fatto da entrambi i genitori, l'esercizio della potestà spetta congiuntamente ad entrambi qualora siano conviventi. Si applicano le disposizioni dell'articolo 316. Se i genitori non convivono l'esercizio della potestà spetta al genitore col quale il figlio convive ovvero, se non convive con alcuno di essi, al primo che ha fatto il riconoscimento. Il giudice, nell'esclusivo interesse del figlio, può disporre diversamente; può anche escludere dall'esercizio della potestà entrambi i genitori, provvedendo alla nomina di un tutore. [III]. Il genitore che non esercita la potestà ha il potere di vigilare sulla istruzione, sull'educazione e sulle condizioni di vita del figlio minore». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa norma in commento rappresenta un'importante novità della riforma della filiazione del 2012-2013, in quanto oltre a riconoscere espressamente il diritto degli ascendenti a mantenere rapporti “significativi” con i nipoti minorenni, configura anche uno specifico rimedio giudiziario per il caso in cui tale diritto sia ostacolato dai genitori. Il diritto degli ascendenti a mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenniGià la l. n. 54/2006, nel modificare l'art. 155, aveva stabilito il diritto del minore, anche in caso di separazione tra i genitori, a mantenere “rapporti significativi” con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. Al fine di rafforzare ulteriormente la posizione degli ascendenti, in particolare rispetto alle relazioni familiari fondate su legami di solo fatto, il legislatore, in attuazione della delega contenuta all'art. 2 l. n. 219/2012, ha sancito il diritto dei medesimi ascendenti a fare valere in sede giudiziaria il proprio diritto alla prosecuzione della relazione affettiva con i nipoti. Con riferimento, invece, al vecchio testo dell'art. 155, la giurisprudenza di legittimità aveva affermato che la previsione normativa mirava unicamente a tutelare il diritto del minore ad una crescita serena ed equilibrata, ma non era destinata ad incidere sulla natura e sull'oggetto dei giudizi di separazione e di divorzio e sulle posizioni e i diritti delle parti in essi coinvolti, ad esempio legittimando l'intervento dei genitori o loro domande autonome (Cass. n. 28902/2011). Occorre, peraltro, ricordare che con sentenza del 20 gennaio 2015 (in proc. Manuello/Nevi contro Italia), la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per violazione dell'art. 8 Cedu per il mancato rispetto del diritto alla vita privata e familiare di due cittadini piemontesi, nonni di una minore, private dall'Autorità Giudiziaria del rapporto con la propria nipote a causa del sospetto di abuso sessuale del padre, loro figlio, nei confronti della bambina. Come chiarito, comunque, dalla giurisprudenza di legittimità, l'art. 317-bis, pur riconoscendo l'importanza della presenza dei nonni nella vita e formazione educativa dei minori, non attribuisce ad essi un diritto autonomo di visita dei nipoti, dovendo tale diritto essere comunque posto in secondo piano rispetto a un sano ed equilibrato sviluppo della personalità del minore (Cass. n. 15238/2018). Il diritto degli ascendenti non ha, quindi, un carattere incondizionato, ma il suo esercizio è subordinato ad una valutazione del giudice avente di mira l'interesse esclusivo del minore, con la conseguenza che tale diritto può essere escluso e assoggettato a limitazioni qualora non risulti funzionale ad una crescita serena ed equilibrata per il minore o quando la frequentazione con i nonni comporti per lo stesso un turbamento e disequilibrio affettivo (Cass. n. 9145/2020; Cass. n. 2881/2023). Di contro, ove ciò giovi alla crescita e all'equilibrio del minore, il diritto di cui all'art. 317-bis non va riconosciuto ai soli soggetti legati al minore da un rapporto di parentela in linea retta ascendente, ma anche ad ogni altra persona che affianchi il nonno biologico del minore, sia esso il coniuge o il convivente di fatto, e che si sia dimostrato idoneo ad instaurare con il minore medesimo una relazione affettiva stabile (Cass. n. 19780/2018). Rimedi giudiziariL'ascendente al quale sia impedito l'esercizio del diritto a mantenere rapporti significativi con il nipote minorenne può ricorrere al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell'esclusivo interesse del minore. La competenza, per come ricavabile dal novellato art. 38 disp. att., spetta al Tribunale per i minorenni, sicché anche in forza del nuovo regime normativo deve ritenersi che gli ascendenti non siano abilitati ad intervenire o a partecipare ai giudizi di separazione e divorzio. Tale profilo di competenza era stato oggetto di censure di legittimità costituzionale sia da parte del Tribunale per i minorenni di Bologna (ordinanza del 5 maggio 2014), che da parte del Tribunale per i minorenni di Napoli (ordinanze del 25 luglio e del 10 novembre 2014), ma la Corte Costituzionale ha ritenuto non fondate le relative questioni, ritenendo “non irragionevole” la scelta di attribuire a un giudice specializzato — e da considerarsi “naturale” per la tutela degli interessi dei minori — anche la competenza in discorso (Corte Cost. n. 194/2015). Stante, in ogni caso, il richiamo al comma 2 dell'art. 336, il Tribunale per i minorenni provvederà in camera di consiglio, assunte informazioni e sentito il pubblico ministero; disporrà, inoltre, l'ascolto del minore che abbia compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento. La competenza del Tribunale per i minorenni è, in ogni caso, destinata a venire meno per effetto dell'istituzione del Tribunale unico per la famiglia e le persone, per cui è stata data delega al governo con l. 206/2021. Si è affermata, altresì, la legittimazione dei nonni ad intervenire nel procedimento 'de potestate' ex art. 330 -333 c.c., di limitazione della responsabilità genitoriale, e comunque a reclamare il conseguente provvedimento, nella parte in cui estende loro il divieto di avvicinamento e di incontri con il minore, nel termine di cui all'art. 739, comma 2, c.p.c., decorrente dalla notifica o, comunque, dalla conoscenza certa del provvedimento stesso, desumibile dall'attività processuale posta in essere; ciò proprio in ragione del disposto dell'art. 317-bis c.c., che riconosce il diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni (Cass. 8607/2021) BibliografiaBellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss. |