Codice Civile art. 320 - Rappresentanza e amministrazione 1 .Rappresentanza e amministrazione 1. [I]. I genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la responsabilità genitoriale [155 3, 317 1, 317-bis 2] 2, rappresentano i figli nati e nascituri, fino alla maggiore età o all'emancipazione 3 in tutti gli atti civili [1387] e ne amministrano i beni [165, 334, 465, 643]. Gli atti di ordinaria amministrazione, esclusi i contratti con i quali si concedono o si acquistano diritti personali di godimento [1380], possono essere compiuti disgiuntamente da ciascun genitore. [II]. Si applicano, in caso di disaccordo o di esercizio difforme dalle decisioni concordate, le disposizioni dell'articolo 316. [III]. I genitori non possono alienare, ipotecare o dare in pegno i beni pervenuti al figlio a qualsiasi titolo, anche a causa di morte, accettare [471] o rinunziare ad eredità o legati, accettare donazioni, procedere allo scioglimento di comunioni, contrarre mutui o locazioni ultranovennali o compiere altri atti eccedenti la ordinaria amministrazione né promuovere, transigere o compromettere in arbitri giudizi relativi a tali atti, se non per necessità o utilità evidente del figlio dopo autorizzazione del giudice tutelare [45 att.; 747 c.p.c.]. [IV]. I capitali non possono essere riscossi senza autorizzazione del giudice tutelare, il quale ne determina l'impiego. [V]. L'esercizio di una impresa commerciale non può essere continuato se non con l'autorizzazione del giudice tutelare.4 [VI]. Se sorge conflitto di interessi patrimoniali tra i figli soggetti alla stessa responsabilità genitoriale, o tra essi e i genitori o quello di essi che esercita in via esclusiva la responsabilità genitoriale, il giudice tutelare nomina ai figli un curatore speciale [394 4; 78 2 c.p.c.]. Se il conflitto sorge tra i figli e uno solo dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale, la rappresentanza dei figli spetta esclusivamente all'altro genitore5.
[1] Articolo sostituito dall'art. 143 l. 19 maggio 1975, n. 151. [2] L'art. 44, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alla parola «potestà», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. [3] L'art. 44, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, dopo le parole: «i figli nati e nascituri» ha inserito le parole: «, fino alla maggiore età o all'emancipazione». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. [4] Comma sostituito dall'art. 1, comma 4, lett. c), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Si riporta il testo anteriore alla suddetta modificazione: « L'esercizio di una impresa commerciale non può essere continuato se non con l'autorizzazione del tribunale su parere del giudice tutelare . Questi può consentire l'esercizio provvisorio dell'impresa, fino a quando il tribunale abbia deliberato sulla istanza». [5] L'art. 44, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alla parola «potestà», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa norma in commento regola l'esercizio della responsabilità genitoriale rispetto agli atti giuridicamente rilevanti che riguardano il minore non emancipato. La rappresentanza legale del minore e l'amministrazione dei beniI genitori — o quello di essi esercente in via esclusiva la responsabilità genitoriale — rappresentano legalmente il figlio minore fino all'emancipazione o al raggiungimento della maggiore età e ne amministrano i beni. Mentre, però, per il compimento di atti di ordinaria amministrazione le relative attività possono essere compiute anche disgiuntamente dai genitori (salvo che si tratti di contratti con i quali si acquistano o cedono diritti personali di godimento), per il compimento di atti di straordinaria amministrazione è necessario l'intervento congiunto di essi (sempre che entrambi abbiano l'esercizio della responsabilità genitoriale), nonché la previa autorizzazione del giudice tutelare, che deve valutare la necessità o l'utilità evidente per il minore. Quanto alla distinzione tra le due categorie di atti, si è di recente chiarito che devono essere considerati di ordinaria amministrazione gli atti che presentino tutte e tre le seguenti caratteristiche: 1) siano oggettivamente utili alla conservazione del valore e dei caratteri oggettivi essenziali del patrimonio in questione; 2) abbiano un valore economico non particolarmente elevato in senso assoluto e soprattutto in relazione al valore totale del patrimonio medesimo; 3) comportino un margine di rischio modesto in relazione alle caratteristiche del patrimonio predetto. Vanno invece considerati di straordinaria amministrazione gli atti che non presentino tutte e tre queste caratteristiche (Cass. n. 8461/2019). Di recente, tuttavia, si è chiarito che l'autorizzazione del giudice tutelare è necessaria unicamente per il compimento, da parte del genitore di atti di straordinaria amministrazione dispositivi del patrimonio del minore e non, quindi, per proporre una domanda di reintegrazione del patrimonio del minore stesso, atteso che una tale domanda di palesa ex se vantaggiosa per il rappresentato (Cass. n. 122/2020). Come chiarito dalla giurisprudenza, l'autorizzazione del giudice tutelare richiesta dall'art. 320 rappresenta un elemento costitutivo dell'atto, non condizione di efficacia, per cui deve sussistere al momento della sua conclusione e non può essere supplito da un'autorizzazione successiva, ancorché il negozio sfornito di quel requisito di validità sia affetto da sola annullabilità, che può essere fatta valere solamente dal genitore o dal figlio o dai suoi eredi o aventi causa (Cass. n. 2235/1990). Anche in ambito processuale, l'eventuale vizio di autorizzazione è sempre sanabile, con effetto ex tunc, ai sensi dell'art. 182 cpc ovvero per effetto della costituzione del figlio divenuto maggiorenne (Cass. n. 2460/2020).Una disciplina particolare è dettata per la riscossione di capitali, rispetto alla quale è necessaria non soltanto l'autorizzazione del giudice tutelare ma anche la determinazione, da parte di quest'ultimo, delle modalità di reimpiego dei capitali riscossi, nonché per l'esercizio commerciale dell'impresa, di cui può essere autorizzata solo la continuazione da parte del minore (che l'abbia acquistata per successione o donazione) e solo per decisione del Tribunale su parere del giudice tutelare (il giudice tutelare può comunque autorizzare l'esercizio provvisorio dell'impresa nelle more della decisione del Tribunale). La disposizione da ultimo menzionata, peraltro, è stata modificata dal d.lgs. n. 149/2022con effetto dal 28 febbraio 2023 e per i soli procedimenti instaurati successivamente alla predetta data, nel senso di attribuire al giudice tutelare la competenza a decidere sull'istanza di autorizzazione all'esercizio di impresa commerciale. L'intervento del giudice in caso di disaccordo dei genitori e il conflitto di interessiIn caso di disaccordo tra i genitori circa il compimento di un atto riguardante il minore, ciascuno di essi può ricorrere al giudice senza formalità, secondo le modalità di cui all'art. 316. Se, invece, sorge conflitto di interessi tra figli soggetti ad una stessa responsabilità genitoriale o tra questi e i genitori (o quello esercente la responsabilità genitoriale) il giudice tutelare procede alla nomina di un curatore speciale per il compimento del singolo atto. Ove però il conflitto riguardi uno solo dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale l'atto è compiuto dall'altro genitore. BibliografiaBellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss. |