Codice Civile art. 384 - Rimozione e sospensione del tutore.Rimozione e sospensione del tutore. [I]. Il giudice tutelare può rimuovere dall'ufficio il tutore che si sia reso colpevole di negligenza [382] o abbia abusato dei suoi poteri, o si sia dimostrato inetto nell'adempimento di essi, o sia divenuto immeritevole dell'ufficio per atti anche estranei alla tutela, ovvero sia divenuto insolvente [393]. [II]. Il giudice non può rimuovere il tutore se non dopo averlo sentito o citato; può tuttavia sospenderlo dall'esercizio della tutela nei casi che non ammettono dilazione [45 2 att.; 129 2 trans.]. InquadramentoLa norma in commento configura la possibilità per il giudice tutelare, in presenza di taluni presupposti, di rimuovere il tutore dall'ufficio prima della cessazione della tutela. Le cause di rimozione del tutoreSono causa di rimozione del tutore, innanzitutto, la negligenza nell'espletamento dell'incarico, l'abuso dei poteri o l'inadempimento ai doveri dell'ufficio. Trattasi di disciplina che si lega strettamente alla regola secondo cui il tutore deve adempiere l'incarico con la diligenza del buon padre di famiglia (art. 382) e deve, comunque, deve improntare l'intera sua attività alla protezione degli interessi del minore. Il tutore può essere, poi, rimosso qualora sia divenuto immeritevole dell'ufficio per atti anche estranei alla tutela (ciò in relazione alla disposizione secondo cui il tutore deve essere persona di ineccepibile condotta, ai sensi dell'art. 348 comma 3) ovvero sia divenuto insolvente, dando così dimostrazione di non sapere gestire le proprie obbligazioni. In presenza dei presupposti enunciati dall'art. 384, peraltro, la rimozione del tutore dall'ufficio non è obbligatoria, ma comunque rimessa al prudente apprezzamento del giudice tutelare, che dovrà valutare in concreto la corrispondenza della rimozione all'interesse del minore. Il procedimento di rimozioneIl giudice tutelare non può rimuovere il tutore senza prima ascoltare le ragioni di quest'ultimo (è sufficiente, comunque, che il tutore sia convocato dal giudice tutelare e messo in condizione di difendersi da eventuali addebiti, indipendentemente poi dal fatto che la sua escussione concretamente avvenga). Nelle more dell'instaurazione del contraddittorio con il tutore, tuttavia, il giudice tutelare può sospendere il medesimo dalla carica, ove ricorrano ragioni di stretta urgenza (in relazione al pericolo di pregiudizio per gli interessi del minore). Sulla rimozione il giudice tutelare decide con decreto motivato, reclamabile dinanzi al Tribunale per i minorenni, ai sensi del secondo comma dell'art. 45 disp. att. Contro i provvedimenti emessi in sede di reclamo secondo la giurisprudenza non è ammesso ricorso per Cassazione, trattandosi di statuizioni di carattere meramente ordinatorio e amministrativo (Cass. nn. 2985/2016 e 17104/2019). BibliografiaCividali, La tutela. un istituto da rinnovare e adeguare a nuove realtà, in Dir. famiglia, fasc.2, 2003, 453; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 259 e ss.; Veronesi, Titolo del Libro: L'intervento del giudice nell'esercizio della potestà dei genitori, Milano, 2008, 178 e ss. |