Codice Civile art. 404 - Amministrazione di sostegno (1).Amministrazione di sostegno (1). [I]. La persona che, per effetto di una infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trova nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il domicilio. (1) Articolo inserito dall'art. 3, comma 1, l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha inserito l'intero Capo in testa al titolo XII. Questo articolo, fino all'abrogazione ex art. 77 l. 4 maggio 1983, n. 184 era parte del titolo XI. InquadramentoL'istituto dell'amministrazione di sostegno è stato introdotto all'interno del nostro ordinamento dalla l. 6/2004, la quale ha inserito nel codice civile i nuovi artt. 404 e ss., che nella formulazione originaria disciplinavano l'istituto dell'affiliazione (abrogato dalla l. n. 184/1983). Significativa anche la nuova rubrica del titolo XII, intitolato “delle misure di protezione delle persone prive in tutto o in parte di autonomia”, a riprova della destinazione del nuovo istituto non solo agli infermi di mente, ma anche ad ogni altro soggetto vulnerabile, a cui viene garantito uno strumento di tutela più flessibile dell'interdizione, meno limitativo della capacità di agire e caratterizzato da una procedura applicativa molto più snella. I presupposti per l'apertura dell'amministrazione di sostegnoLa nomina dell'amministratore di sostegno può avvenire in favore della persona che, per effetto di una infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trovi nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Peraltro, come più volte chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, la differenza tra i casi che legittimano l'interdizione o l'inabilitazione e quelli che richiedono la nomina di un amministratore di sostegno non è quantitativa, ma qualitativa, nel senso che, rispetto all'interdizione e all'inabilitazione, l'ambito di applicazione dell'amministrazione di sostegno va individuato con riguardo non già al diverso, e meno intenso, grado di infermità o di impossibilità di attendere ai propri interessi del soggetto carente di autonomia (Cass. n. 17962/2015), ma piuttosto alla maggiore idoneità di tale strumento ad adeguarsi alle esigenze di detto soggetto, in relazione alla sua flessibilità ed alla maggiore agilità della relativa procedura applicativa (Cass. n. 6079/2020). L'amministrazione di sostegno può pronunciarsi, nell'interesse del beneficiario, anche in presenza dei presupposti di interdizione e inabilitazione e, dunque, anche con riguardo alla prodigalità (Cass. n. 36176/2023). La finalità dell'amministrazione di sostegno consiste, infatti, nell'offrire a chi si trovi nell'impossibilità, anche parziale o temporanea , di provvedere ai propri interessi – non soltanto economici: Cass. n. 19866/2018 -, uno strumento di assistenza che ne sacrifichi nella minor misura possibile la capacità di agire, distinguendosi, proprio in virtù di tale specifica funzione, dagli altri istituti previsti a tutela degl'incapaci, non soppressi ma solo modificati dalla stessa legge, attraverso la novellazione degli artt. 414 e 427 (Cass. n. 22332/2011). Ciò significa che all'amministrazione di sostegno può farsi ricorso anche in presenza di patologie particolarmente gravi o, per converso, di patologie lievi, che non impediscano alla persona di provvedere in forma sufficiente alle proprie quotidiane ed ordinarie esigenze di vita, non potendosi negare anche a tali soggetti il compimento, con il supporto di un amministratore di sostegno, di atti di gestione ed amministrazione del patrimonio posseduto, ove incapaci a farlo autonomamente (Cass. n. 17962/2015 cit.). Non è stata, di contro, ritenuta sufficiente a giustificare la nomina di un amministratore di sostegno, la generica valutazione di incapacità del soggetto di provvedere ai propri interessi a causa della sua condizione di analfabetismo (Cass. n. 4709/2018), o l'indicazione della condizione di fragilità senza ulteriori approfondimenti (Cass. n. 24878/2024). Ancora, si è affermato che il rifiuto del soggetto beneficiario di sottoporsi alla visita del c.t.u. non è rappresentativo, di per sé, di una condizione di salute tale da rendere necessaria la nomina di un amministratore di sostegno (Cass. n. 14689/2024). Al fine, inoltre, di consentire una piena valorizzazione della persona, si è escluso che l'istituto dell'amministrazione di sostegno possa essere disposto nei confronti di chi, seppur trovandosi in condizioni di menomazione fisica dovuta all'avanzare dell'età, sia dotato della piena capacità di determinarsi e di poter esprimere il proprio dissenso alla misura di sostegno, dovendo essere tale dissenso adeguatamente valorizzato (Cass. n, 3263/2022). Si è aggiunto, altresì, che, mere esigenze di migliore gestione patrimoniale non giustificano un'invasione nella sfera della capacità di agire della persona, in quanto l'istituto è spiccatamente caratterizzato dalla cura personae, e non esclusivamente dalla cura patrimonii (Cass. 29981/2020; Cass. n. 32542/2022) In presenza, invece, di persona priva, in tutto o in parte, di autonomia per una qualsiasi "infermità" o "menomazione fisica", anche parziale o temporanea e non necessariamente mentale, che la ponga nell'impossibilità di provvedere ai propri interessi, il giudice è tenuto, in ogni caso, a nominare un amministratore di sostegno, poiché la discrezionalità attribuitagli dall'art. 404 ha ad oggetto solo la scelta della misura più idonea (amministrazione di sostegno, inabilitazione, interdizione) e non anche la possibilità di non adottare alcuna misura (Cass. n. 12998/2019). La disciplina normativa dell'amministrazione di sostegno è stata ritenuta pienamente compatibile con la Convenzione di New York del 13 dicembre 2006, ratificata dall'Italia con l. n. 18/2009 (Cass. n. 18320/2012). Profili processualiLa competenza alla nomina dell'amministratore di sostegno La competenza alla nomina dell'amministratore di sostegno spetta al giudice tutelare del luogo in cui il beneficiario ha la residenza o il domicilio. Normalmente tale luogo coincide con la residenza anagrafica dell'amministrando, salvo che risulti accertato non solo il concreto spostamento della sua dimora abituale o del centro principale dei suoi rapporti economici, morali, sociali e familiari, ma anche la volontarietà di tale spostamento (Cass. n. 19431/2020). Trattandosi di un procedimento di volontaria giurisdizione la competenza del Tribunale può essere valutata, ed eccepita, in qualsiasi momento della procedura (Cass. n. 18682/2020). Il procedimento si conclude con la pronuncia di un decreto, reclamabile dinanzi alla Corte d'Appello in forza di quanto stabilito dall'art. 720-bis c.p.c. (anch'esso inserito dalla l. n. 6/2004). In tale procedimento non esistono parti necessarie al di fuori del beneficiario dell'amministrazione, di conseguenza, non è configurabile una ipotesi di litisconsorzio necessario tra i soggetti partecipanti al giudizio innanzi al Tribunale (Cass. n. 451/2024). Come chiarito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., 21985/2021) i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili ai sensi dell'art. 720 bis, comma 2, c.p.c. unicamente dinanzi alla Corte d'appello, quale che sia il loro contenuto (decisorio ovvero gestorio), mentre, ai fini della ricorribilità in cassazione dei provvedimenti assunti in tale sede, la lettera della legge impone in ogni caso la verifica del carattere della decisorietà, quale connotato intrinseco dei provvedimenti suscettibili di essere sottoposti al vaglio del giudice di legittimità. L'art. 702-bis c.p.c. è stato abrogato, con effetto dal 28 febbraio 2023 (in forza delle modifiche al regime transitorio apportate dalla l. n. 197/2022) e per i procedimenti introdotti successivamente a tale data, dal d.lgs. n. 149/2022. Norma procedurale di riferimento diventa, quindi, l'art. 473-bis.58 c.p.c. che sottopone anche i procedimenti in materia di amministrazione di sostegno al rito uniforme in materia di persone, famiglia e minori introdotto dal medesimo decreto legislativo, nei limiti della compatibilità e fermo quanto continua ad essere stabilito dagli artt. 405 e 407 c.c.
BibliografiaBonilini-Chizzini, L'amministrazione di sostegno, Padova, 2007, 1 e ss.; Buffone, Volontaria giurisdizione. Tutela dei soggetti deboli, Milano, 2012, 1 e ss.; Correnti, Fineschi, Frati, Gulino, Direttive anticipate di trattamento e amministrazione di sostegno: la corte di cassazione richiede lo stato d'incapacità attuale e non futuro, in Resp. civ. e prev., fasc. 2, 2014, 695; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 319 e ss.; Tagliaferri, L' amministrazione di sostegno nell'interpretazione della giurisprudenza, Piacenza, 2010, 1 e ss. |