Codice Civile art. 408 - Scelta dell'amministratore di sostegno (1).Scelta dell'amministratore di sostegno (1). [I]. La scelta dell'amministratore di sostegno avviene con esclusivo riguardo alla cura ed agli interessi della persona del beneficiario. L'amministratore di sostegno può essere designato dallo stesso interessato, in previsione della propria eventuale futura incapacità, mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata. In mancanza, ovvero in presenza di gravi motivi, il giudice tutelare può designare con decreto motivato un amministratore di sostegno diverso. Nella scelta, il giudice tutelare preferisce, ove possibile, il coniuge che non sia separato legalmente, la persona stabilmente convivente, il padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella, il parente entro il quarto grado ovvero il soggetto designato dal genitore superstite con testamento, atto pubblico o scrittura privata autenticata. [II]. Le designazioni di cui al primo comma possono essere revocate dall'autore con le stesse forme. [III]. Non possono ricoprire le funzioni di amministratore di sostegno gli operatori dei servizi pubblici o privati che hanno in cura o in carico il beneficiario. [IV]. Il giudice tutelare, quando ne ravvisa l'opportunità, e nel caso di designazione dell'interessato quando ricorrano gravi motivi, può chiamare all'incarico di amministratore di sostegno anche altra persona idonea, ovvero uno dei soggetti di cui al titolo II al cui legale rappresentante ovvero alla persona che questi ha facoltà di delegare con atto depositato presso l'ufficio del giudice tutelare, competono tutti i doveri e tutte le facoltà previste nel presente capo. (1) Articolo inserito dall'art. 3, comma 1, l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha inserito l'intero Capo in testa al titolo XII. Questo articolo, fino all'abrogazione ex art. 77 l. 4 maggio 1983, n. 184 era parte del titolo XI. InquadramentoLa norma disciplina le modalità di scelta dell'amministratore di sostegno da parte del giudice tutelare, ove il medesimo ritenga che sussistano i presupposti per l'accoglimento della domanda. La scelta dell'amministratore di sostegnoIl decreto che accolga la richiesta di nomina di un amministratore di sostegno deve contenere anche la designazione della persona dell'amministratore, che deve avvenire, considerandosi il fine dell'istituto, con esclusivo riguardo alla cura ed agli interessi della persona del beneficiario. L'amministratore di sostegno può può essere una persona fisica, ma anche un ente o una persona giuridica e può essere designato dallo stesso interessato, in previsione della propria eventuale futura incapacità, mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata. In mancanza, ovvero in presenza di gravi motivi (individuabili, ad esempio, nell'inidoneità all'ufficio del soggetto indicato o nella condotta non ineccepibile dello stesso) o di avvenuta revoca di una pregressa determinazione (consentita nelle medesime forme della designazione), il giudice tutelare può designare con decreto motivato un amministratore di sostegno diverso, preferendo, ove possibile, il coniuge che non sia separato legalmente (a cui è equiparata, in forza di quanto disposto dalla l. n. 76/2016, la parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso), la persona stabilmente convivente (incluso il convivente di fatto, sempre ai sensi dell'art. 1 l. n. 76/2016), il padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella, il parente entro il quarto grado ovvero il soggetto designato dal genitore superstite con testamento, atto pubblico o scrittura privata autenticata. Il decreto col quale il Giudice Tutelare nomina un amministratore di sostegno disattendendo la designazione compiuta dal beneficiario ha un contenuto solo ordinatorio e amministrativo ed è reclamabile dinanzi al Tribunale ex art. 739 c.p.c., non dinanzi alla Corte d'Appello ai sensi dell'art. 720-bis, ultimo comma, c.p.c., dovendosi tale ultima norma intendere riferita soltanto ai decreti che dispongono l'apertura o la chiusura dell'amministrazione di sostegno (cfr. App. Milano n, 2487/2015). Trattasi, altresì, di provvedimenti non ricorribili per Cassazione in quanto meramente gestori (Cass. n. 22693/2017). La nomina dell'amministratore di sostegno non è preclusa dalla circostanza che sia stato in precedenza nominato un rappresentante volontario. In tale caso, il giudice dovrà valutare se mantenere ferma la scelta della persona cui affidare la cura degli interessi, non più in virtù di una procura volontaria bensì di un provvedimento giudiziale, oppure scegliere una persona diversa, motivando le ragioni della scelta compiuta (Cass. n. 3600/2024). Non possono, invece, ricoprire le funzioni di amministratore di sostegno gli operatori dei servizi pubblici o privati che hanno in cura o in carico il beneficiario (ciò al fine di evitare possibili situazioni di conflitto di interesse). Può, tuttavia, essere designato amministratore di sostegno anche un comune (Cass. n. 5123/2018). Circa l'elenco di soggetti contenuto nell'art. 408, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che la norma non contiene alcun criterio preferenziale, perché ciò contrasterebbe con l'ampio margine di discrezionalità, riconosciuto dalla legge al giudice di merito e finalizzato esclusivamente alla cura degli interessi del beneficiario (Cass. n. 19596/2011). L'autodeterminazione preventiva del beneficiarioCome detto, ogni persona può designare in via preventiva un amministratore di sostegno in vista della propria futura incapacità, mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata. Come chiarito, tuttavia, dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 23707/2012), il soggetto in stato di piena capacità può procedere solo alla designazione dell'amministratore di sostegno, ma la sua nomina da parte del giudice, i suoi compiti ed il dispiegarsi degli effetti devono essere necessariamente posticipati al momento dell'insorgenza della condizione d'incapacità o d'infermità, che dovrà essere comunque accertata dal giudice tutelare. Si escludeva, invece, che ex art. 408, si potessero offrire direttive anticipate di trattamento in vista del fine vita, ad esempio nominando un amministratore di sostegno a cui affidare la propria volontà in caso di malattia rispetto al c.d. accanimento terapeutico (Correnti-Fineschi-Frati-Gulino, 695). La questione deve dirsi oggi superata alla luce dell'entrata in vigore della l. n. 219/2017, che ha introdotto una disciplina specifica delle disposizioni anticipate di trattamento. La nuova legge, tuttavia, è stata ritenuta inapplicabile alle direttive anticipate di trattamento terapeutico formulate, in sede di designazione anticipata dell'amministratore di sostegno ai sensi dell'art. 408, comma 1, prima dell'entrata in vigore della legge e contenute in una scrittura privata personalmente conservata dall'interessato (Cass. n. 12998/2019). BibliografiaBonilini-Chizzini, L'amministrazione di sostegno, Padova, 2007, 1 e ss.; Buffone, Volontaria giurisdizione. Tutela dei soggetti deboli, Milano, 2012, 1 e ss.; Correnti, Fineschi, Frati, Gulino, Direttive anticipate di trattamento e amministrazione di sostegno: la corte di cassazione richiede lo stato d'incapacità attuale e non futuro, in Resp. civ. e prev., fasc. 2, 2014, 695; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 319 e ss.; Tagliaferri, L' amministrazione di sostegno nell'interpretazione della giurisprudenza, Piacenza, 2010, 1 e ss. |