Codice Civile art. 433 - Persone obbligate (1).

Giusi Ianni
aggiornato da Rossella Pezzella

Persone obbligate (1).

[I]. All'obbligo di prestare gli alimenti sono tenuti, nell'ordine:

1) il coniuge [129-bis, 156 3];

2) i figli, anche adottivi, e, in loro mancanza, i discendenti prossimi (2);

3) i genitori e, in loro mancanza, gli ascendenti prossimi; gli adottanti; (3);

4) i generi e le nuore;

5) il suocero e la suocera;

6) i fratelli e le sorelle germani o unilaterali, con precedenza dei germani sugli unilaterali [439].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 168 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) L'art. 64, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il numero. Il testo recitava: «2) i figli legittimi o legittimati o naturali o adottivi, e, in loro mancanza, i discendenti prossimi, anche naturali;». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(3) L'art. 64, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il numero. Il testo recitava: «3) i genitori e, in loro mancanza, gli ascendenti prossimi, anche naturali; gli adottanti;». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

Il fondamento dell'obbligazione alimentare viene tradizionalmente rinvenuto nella solidarietà che si ritiene debba animare i componenti di una stessa famiglia.

I presupposti dell'obbligazione alimentare

I presupposti dell'obbligazione alimentare, per come ricavabile dal successivo art. 438, sono lo stato di bisogno del richiedente e l'impossibilità per quest'ultimo di provvedere al proprio mantenimento. In presenza di tali presupposti, l'obbligazione alimentare sorge ex lege, indipendentemente dalla volontà del soggetto obbligato.

I soggetti obbligati

L'elencazione dei soggetti obbligati agli alimenti contenuta nell'art. 433è tassativa e progressiva, nel senso che il primo soggetto in grado di adempiere solleva gli altri dalla medesima obbligazione. L'ordine è predeterminato dal legislatore sulla base dell'intensità del vincolo di parentela o affinità. Obbligato in prima battuta è, però, il coniuge, ma solo in particolari casi, posto che in costanza di matrimonio l'obbligazione alimentare non sorge tra i coniugi, già tenuti al mantenimento e all'assistenza materiale reciproca in forza dello stesso vincolo matrimoniale. L'obbligazione alimentare, tuttavia, può insorgere anche tra i coniugi in presenza di matrimonio putativo (ai sensi dell'art. 129-bis, secondo cui il coniuge al quale sia imputabile la nullità del matrimonio è tenuto a prestare gli alimenti al coniuge in buona fede, solo però qualora non vi siano altri obbligati) e di separazione senza addebito (ai sensi dell'art. 156) ovvero di separazione con addebito ad entrambi i coniugi (Cass. n. 1259/2016).

Nessun obbligo alimentare è previsto, invece, tra soggetti divorziati (Cass. n. 7358/1994). Obbligati agli alimenti sono, poi, i figli, anche adottivi, dell'alimentando e, in loro mancanza, i discendenti prossimi (dovendosi considerare tali quelli entro il sesto grado). Seguono i genitori (rispetto ai quali l'obbligazione alimentare ha carattere residuale e prende vigore nel momento in cui cessa il generale dovere di mantenimento di cui all'art. 315-bis) e, in mancanza, gli ascendenti prossimi e gli adottanti. Seguono ancora gli affini (generi e nuore; suoceri e suocere, fino al passaggio a nuove nozze dell'alimentando o alla morte del coniuge da cui derivi l'affinità, ma solo ove non vi siano figli nati dall'unione con l'altro coniuge o anche questi siano morti) e, infine, i fratelli dell'alimentando (germani e unilaterali, con i germani obbligati con priorità rispetto agli unilaterali).

Deve, poi, tenersi conto dell'entrata in vigore della l. 20 maggio 2016, n. 76 (di regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze), in quanto l'art. 1, comma 65, del predetto testo normativo ha disposto che in caso di cessazione della convivenza  di  fatto,  il  giudice stabilisce  il  diritto  del  convivente   di   ricevere   dall'altro  convivente  gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. In  tali  casi,  gli alimenti sono assegnati per  un  periodo  proporzionale  alla  durata della convivenza e nella misura determinata  ai  sensi  dell'art. 438, comma 2, del codice civile. Ai fini  della  determinazione dell'ordine degli obbligati ai sensi  dell'artt. 433, l'obbligo alimentare del convivente è adempiuto con precedenza sui fratelli e sorelle.  La disciplina di cui agli artt. 433-448-bis  è stata, invece, resa applicabile integralmente alle unioni civili (intese come formazioni sociali costituite - mediante dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni - da due persone maggiorenni dello stesso sesso, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale).

Quanto al rapporto tra assegno di mantenimento e assegno alimentare, si è chiarito in seno alla giurisprudenza di legittimità che nel procedimento di revisione delle condizioni dell'assegno di mantenimento in favore del figlio maggiorenne, promosso dal genitore divorziato per ottenere l'esonero dal relativo obbligo, la richiesta di alimenti da parte del figlio costituisce un "minus" necessariamente ricompreso in quella, dal medesimo avanzata in via riconvenzionale, di aumento dell'importo dell'assegno di mantenimento, con la conseguenza che essa non costituisce domanda nuova, vietata in sede di reclamo (Cass. 15437/2021). Analogamente, in tema di separazione personale tra coniugi, la domanda rivolta a richiedere un assegno di natura alimentare costituisce un "minus" ricompreso nella più ampia domanda di riconoscimento di un assegno di mantenimento per il coniuge. Ne consegue che la relativa istanza - ancorché formulata per la prima volta in appello in conseguenza della dichiarazione di addebito - è ammissibile, non essendo qualificabile come nuova ai sensi dell'art. 345 c.p.c., attesa anche la natura degli interessi ad essa sottostanti (Cass 27695/2017).

Bibliografia

Auletta, Alimenti, in Enc. dir., Roma, 1988, 2; Rolando, Alimenti e mantenimento nel diritto di famiglia. Tutela civile, penale, internazionale, Milano, 2006, 1 e ss.; Trabucchi, Gli affini del divorziato, un rapporto che non ha senso, in Giur. it. 1978, I, 1, 518; Trabucchi, Alimenti, in Nss. D.I., Torino, 1979.

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