Codice Civile art. 438 - Misura degli alimenti.

Giusi Ianni

Misura degli alimenti.

[I]. Gli alimenti possono essere chiesti solo da chi versa in istato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento.

[II]. Essi devono essere assegnati in proporzione del bisogno di chi li domanda e delle condizioni economiche di chi deve somministrarli. Non devono tuttavia superare quanto sia necessario per la vita dell'alimentando, avuto però riguardo alla sua posizione sociale [660].

[III]. Il donatario non è tenuto oltre il valore della donazione tuttora esistente nel suo patrimonio.

Inquadramento

La norma in commento individua i presupposti per l'insorgere dell'obbligazione alimentare in capo ai soggetti di cui agli artt. 433-437 (nonché tra conviventi, in forza del richiamo contenuto nell’art. 1 l. n. 76/2016 e tra le parti dell’unione civile, sempre ai sensi del citato provvedimento normativo) e i criteri per la determinazione della misura degli alimenti nel caso in cui essi debbano essere prestati.

I presupposti per l'insorgere dell'obbligazione alimentare

Gli alimenti possono essere richiesti solo da chi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento.

Lo stato di bisogno, in particolare, esprime, secondo la giurisprudenza, l'impossibilità per il soggetto di provvedere al soddisfacimento dei suoi bisogni primari, quali il vitto, l'abitazione, il vestiario, le cure mediche, e deve essere valutato in relazione alle effettive condizioni dell'alimentando, tenendo conto di tutte le risorse economiche di cui il medesimo disponga, compresi i redditi ricavabili dal godimento di beni immobili in proprietà o in usufrutto, e della loro idoneità a soddisfare le sue necessità primarie (Cass. n. 25248/2013). Il diritto agli alimenti, peraltro, sussiste anche se l'alimentando versi in stato di bisogno per propria colpa, limitandosi la legge a prevedere che gli alimenti siano ridotti in caso di condotta disordinatamente colpevole dell'alimentando (Cass. n. 2066/1966). Lo stato di bisogno, inoltre, ben può dipendere da uno stato transitorio di malattia, purché non si tratti di un'indisposizione passeggera (Cass. n. 656/1977). Il diritto agli alimenti è, poi, subordinato, anche in presenza di uno stato di bisogno nel senso appena precisato, alla prova della impossibilità, per il richiedente, di provvedere, in tutto o in parte, al proprio sostentamento mediante l'esplicazione di un'attività lavorativa, sicché, ove l'alimentando non provi la propria invalidità al lavoro per incapacità fisica o l'impossibilità, per circostanze a lui non imputabile, di trovarsi un'occupazione confacente alle proprie attitudini e alle proprie condizioni sociali, la relativa domanda deve essere rigettata (Cass. N. 21572/2006; Cass. 33789/2022; Cass. n. 10033/2023).

In un recente arresto, la giurisprudenza di legittimità ha escluso il diritto agli alimenti per il figlio che, pur non avendo trovato lavoro nonostante il titolo di studio - una laurea breve - non si era adoperato per usufruire di misure sociali come il reddito di cittadinanza (Cass. 40882/2021).

La misura degli alimenti

Gli alimenti, ai sensi dell'art. 438, devono essere assegnati in proporzione del bisogno di chi li domanda e delle condizioni economiche di chi deve somministrarli. L'assegno alimentare, tuttavia, non può superare quanto sia necessario per la vita dell'alimentando, avuto riguardo alla sua posizione sociale.

Nella quantificazione degli alimenti, secondo la dottrina, non può tenersi conto dei bisogni di eventuali soggetti a carico dell'alimentato. Ove, inoltre, soggetto obbligato sia il donatario ai sensi dell'art. 437, la misura degli alimenti non può eccedere il valore attuale del bene donato che sia tuttora presente nel patrimonio dell'obbligato (si veda anche il commento all'art. 437).

Bibliografia

Auletta, Alimenti, in Enc. dir., Roma, 1988, 2; Rolando, Alimenti e mantenimento nel diritto di famiglia. Tutela civile, penale, internazionale, Milano, 2006, 1 e ss.; Trabucchi, Gli affini del divorziato, un rapporto che non ha senso, in Giur. it. 1978, I, 1, 518; Trabucchi, Alimenti, in Nss. D.I., Torino, 1979.

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