Codice Civile art. 440 - Cessazione, riduzione e aumento.Cessazione, riduzione e aumento. [I]. Se dopo l'assegnazione degli alimenti mutano le condizioni economiche di chi li somministra o di chi li riceve, l'autorità giudiziaria provvede per la cessazione, la riduzione o l'aumento, secondo le circostanze. Gli alimenti possono pure essere ridotti per la condotta disordinata o riprovevole dell'alimentato. [II]. Se, dopo assegnati gli alimenti, consta che uno degli obbligati di grado anteriore è in condizione di poterli somministrare, l'autorità giudiziaria non può liberare l'obbligato di grado posteriore se non quando abbia imposto all'obbligato di grado anteriore di somministrare gli alimenti. InquadramentoIl provvedimento giudiziario che riconosce il diritto e gli alimenti e quantifica l'assegno alimentare è adottato rebus sic stantibus ed è, quindi, suscettibile di essere modificato al mutare delle condizioni sulla base delle quali le relative statuizioni sono state adottate, malgrado il giudicato formale. La variazione della misura degli alimenti e la cessazione dell'obbligo alimentareL'art. 440 stabilisce che se dopo l'assegnazione degli alimenti mutano le condizioni economiche di chi li somministra o di chi li riceve, è possibile adire l'autorità giudiziaria al fine di ottenere la cessazione, la riduzione o l'aumento dell'assegno alimentare, secondo le circostanze. Il giudice, inoltre, secondo la giurisprudenza, può tenere conto di tutti i mutamenti verificatisi rispetto alla situazione di fatto in precedenza considerata, non esclusi quelli eventualmente prodottisi nel corso del giudizio (Cass. n. 1231/1967; Cass. n. 1577/2019). Ciò significa che la quantificazione deve essere fatta all'esito del giudizio e sulla base della situazione economica di alimentante e alimentando esistenti in quel preciso momento storico (Cass. n. 1202/1963). Gli alimenti possono essere, poi, ridotti per la condotta disordinata o riprovevole dell'alimentato. La riprovevolezza, in particolare, secondo la dottrina, può essere intesa, agli effetti della riduzione dell'assegno alimentare, sia in senso assoluto, come comportamento socialmente non condiviso, sia in senso relativo, come comportamento lesivo degli interessi fondamentali del soggetto obbligato (Auletta, 9). Se, invece, dopo l'assegnazione degli alimenti, sopravviene la capacità economica di uno degli obbligati di grado anteriore, l'autorità giudiziaria può liberare l'obbligato di grado posteriore, ma la liberazione è efficace solo a partire dall'emanazione del provvedimento che imponga all'obbligato di grado anteriore di somministrare gli alimenti. BibliografiaAuletta, Alimenti, in Enc. dir., Roma, 1988, 2; Rolando, Alimenti e mantenimento nel diritto di famiglia. Tutela civile, penale, internazionale, Milano, 2006, 1 e ss.; Trabucchi, Gli affini del divorziato, un rapporto che non ha senso, in Giur. it. 1978, I, 1, 518; Trabucchi, Alimenti, in Nss. D.I., Torino, 1979. |