Codice Civile art. 449 - Registri dello stato civile.

Giusi Ianni

Registri dello stato civile.

[I]. I registri dello stato civile sono tenuti in ogni comune in conformità delle norme contenute nella legge sull'ordinamento dello stato civile (1).

(1) V. artt. 10 ss. d.P.R. 3 novembre 2000, n. 396.

Inquadramento

La norma va letta in combinato disposto con gli artt. 10 e ss. d.P.R. n. 396/2000, contenente il “Regolamento per la revisione e la semplificazione dell'ordinamento dello stato civile, a norma dell'articolo 2, comma 12, della legge 15 maggio 1997, n. 127”, che individua quali sono i registri dello stato civile e il contenuto dei medesimi.

I registri dello stato civile

A seguito dell'entrata in vigore del d.P.R. n. 396/2000 in ciascun ufficio dello stato civile, istituto presso ciascun Comune, sono registrati e conservati in un unico archivio informatico tutti gli atti formati nel comune o comunque relativi a soggetti ivi residenti, riguardanti la cittadinanza, la nascita, i matrimoni e la morte. Ai sensi dell'art. 11 del menzionato testo normativo gli atti dello stato civile, oltre a quanto è prescritto da altre particolari disposizioni, devono enunciare: il comune, il luogo, l'anno, il mese, il giorno e l'ora in cui sono formati; il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita, la residenza e la cittadinanza delle persone che vi sono indicate in qualità di dichiaranti; le persone cui gli atti medesimi si riferiscono; i testimoni, ove richiesti; i documenti presentati dalle parti. L'efficacia probatoria di tali atti è poi disciplinata dall'art. 451, a cui si rinvia. La funzione di tenuta dei registri dello Stato civile compete al sindaco che, nell'esercizio di tale attività, assume la veste di ufficiale di Governo e agisce, quindi, quale organo dello Stato.

Ne consegue che nelle controversie relative allo svolgimento di tale funzione la legittimazione passiva appartiene non al comune, ma allo Stato (Cass. n. 1599/2000).

Controversie in materia di registri dello stato civile

Ai sensi dell'art. 95 d.P.R. n. 396/2000 chi intende promuovere la rettificazione di un atto dello stato civile o la ricostituzione di un atto distrutto o smarrito o la formazione di un atto omesso o la cancellazione di un atto indebitamente registrato, o intende opporsi a un rifiuto dell'ufficiale dello stato civile di ricevere in tutto o in parte una dichiarazione o di eseguire una trascrizione, una annotazione o altro adempimento, deve proporre ricorso al Tribunale nel cui circondario si trova l'ufficio dello stato civile presso il quale è registrato l'atto di cui si tratta o presso il quale si chiede che sia eseguito l'adempimento. Legittimato a proporre ricorso è anche il Procuratore della Repubblica. Il Tribunale decide, poi, con decreto motivato e senza formalità, compiute le attività istruttorie ritenute opportune, seguendo il rito camerale di cui agli artt. 737 e ss. c.p.c. L'ufficiale dello stato civile, può, invece, d'ufficio o su istanza di chiunque ne abbia interesse, autonomamente corregge gli errori materiali di scrittura in cui egli sia incorso nella redazione degli atti mediante annotazione, dandone contestualmente avviso al prefetto, al procuratore della Repubblica del luogo dove è stato registrato l'atto nonché agli interessati.

Bibliografia

Marziale, Stato civile, in Enc. giur., 1993, 3 e ss.; Scardulla, Stato civile, in Enc. dir., Milano, 1990, 940 e ss.

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