Codice Civile art. 462 - Capacità delle persone fisiche.

Mauro Di Marzio

Capacità delle persone fisiche.

[I]. Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al tempo dell'apertura della successione [1 2, 456].

[II]. Salvo prova contraria, si presume concepito al tempo dell'apertura della successione chi è nato entro i trecento giorni dalla morte della persona della cui successione si tratta [232].

[III]. Possono inoltre ricevere per testamento i figli di una determinata persona vivente al tempo della morte del testatore, benché non ancora concepiti [643, 715 3, 784].

Inquadramento

La capacità di succedere a causa di morte non è che un aspetto di quella capacità giuridica generale che le persone fisiche acquistano con la nascita (Ferri, in Comm. S.B., 1997, 153; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 1977, 101), ossia la capacità del soggetto di essere titolare del diritto di succedere a causa di morte (Bianca, 542), capacità che va scrutinata al momento di apertura della successione. Dalla capacità generale di succedere va tenuta distinta la capacità specifica di succedere ad una determinata persona: si pensi all'art. 598 che prevede l'incapacità di chi ha scritto o ricevuto il testamento segreto.

L'art. 462 non esaurisce il numero dei soggetti capaci di succedere, concernendo, come risulta dalla rubrica della norma, la sola capacità delle persone fisiche. Sono dunque capaci di succedere: i) le persone fisiche nate al momento dell'apertura della successione (art. 462, comma 1); ii) i concepiti ma non ancora nati al momento dell'apertura della successione (art. 462, comma 1); iii) i non ancora concepiti al momento dell'apertura della successione; in questo caso la successione può aver luogo solo per testamento (art. 462, comma 3); iv) le persone giuridiche, associazioni, fondazioni ed enti non riconosciuti esistenti o costituendi, purché non estinti. Va rammentato che la capacità di ricevere per testamento è successivamente disciplinata dagli artt. 592 ss.

Non incide sulla capacità di succedere l'indegnità, disciplinata dagli artt. 463-466, dal momento che essa è causa di esclusione dall'ordine successorio, secondo il tradizionale brocardo indignus potest capere sed non retinere, e di incapacità di acquistare.

Nascituri concepiti e non

La capacità di succedere, ai sensi della norma in commento, spetta anche (per legge e per testamento) ai concepiti al momento della morte del de cuius, che segna l'apertura della successione (art. 456), subordinatamente all'evento della nascita (la S.C. discorre in proposito di condizione sospensiva impropria o condicio iuris: Cass. n. 2646/1972). Ne discende che l'atto di divisione dei beni ereditari compiuto da coeredi e legatari che rinuncino a far valere il testamento non deve essere sottoscritto anche dal curatore del nascituro, a cui favore il testatore abbia disposto un legato, giacché gli interessi del nascituro non possono essere lesi da un atto che non incide sullo acquisto dei beni, verificandosi quest'ultimo soltanto con l'avveramento della condizione sospensiva alla quale è subordinata l'efficacia del legato (Cass. n. 4469/1988).

Si discute, in dottrina, se il nascituro concepito sia dotato di una personalità sia pur limitata e strumentale (Cicu, in Tr. C. M., 1961, 80; v Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 1977, 102). Si obietta che, se il concepito fosse dotato di personalità, la mancata nascita dovrebbe essere equiparata alla morte, con conseguente apertura di una successione dopo il concepimento ed in coincidenza della morte del feto, il che induce viceversa a ritenere che la norma comporti esclusivamente un congegno di «retrodatazione» della nascita, mediante l'istituzione della finzione che il nascituro sia già nato al momento dell'apertura della successione (Ferri, in Comm. S.B., 1997, 157).

Il comma 2 della disposizione reca una presunzione di concepimento al tempo dell'apertura della successione del nato entro i trecento giorni dalla morte del de cuius: trattandosi di presunzione, è ammessa la prova contraria da parte degli interessati (Bianca, 544).

Il diritto a succedere, secondo un discusso provvedimento del tribunale palermitano, sussisterebbe anche in caso di nascita susseguente ad impianto in utero di embrioni crioconservati creati prima della morte del marito, indipendentemente dal decorso di trecento giorni dal decesso (Trib. Palermo 8 gennaio 1999).

Il testatore può altresì disporre in favore del concepturus di una persona determinata, purché vivente al tempo della morte del de cuius. La norma è ritenuta applicabile anche in caso di adozione (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 1977, 107), sempre che la volontà del testatore deponga in tal senso.

Valgono in proposito ed a maggior ragione le considerazioni già svolte: non può parlarsi in senso stretto di capacità di succedere del concepturus, giacché tale capacità sorge solo se il nascituro effettivamente nasce (Ferri, in Comm. S.B., 1997, 159).

Tanto nel caso di istituzione del concepito che del concepturus, si ritiene che l'eredità possa essere accettata dal rappresentante legale prima ancora dell'evento della nascita, il che era espressamente sancito dal vecchio testo dell'art. 321, senza che possa dal testo vigente pervenirsi ad una conclusione diversa (Ferri, in Comm. S.B., 1997, 160): vi è naturalmente da tener presente che in dette ipotesi l'accettazione non determinerà l'acquisto dell'eredità, che potrà invece dirsi perfezionato solo quando la nascita si sarà verificata, con la conseguenza che l'acquisto successorio retroagirà al momento di apertura della successione (art. 456).

In tale prospettiva al nascituro (concepito e no: Ferri, in Comm. S.B., 1997, 161) compete una posizione di aspettativa giuridicamente tutelata, rimanendo salvaguardati i diritti del medesimo attraverso la disciplina dall'art. 643 (amministrazione in caso di eredi nascituri), che comporta l'applicazione degli artt. 641 e 642.

Il non ancora concepito al momento dell'apertura della successione — è stato di recente chiarito — non può succedere per rappresentazione, essendo necessario, affinché operi la vocazione indiretta, che il discendente, in quel momento, sia già nato o almeno concepito (Cass. n. 4621/2012).

Le persone giuridiche

La norma è intitolata alla capacità delle persone fisiche, e non ve n'è (nel Capo II del Titolo I del Libro delle successioni) un'altra concernente la capacità delle persone giuridiche, e, tuttavia, come si accennava, nessuno dubita che anche queste ultime abbiano la capacità di succedere (in giurisprudenza Trib. Napoli 24 marzo 1980; Trib. Voghera 28 gennaio 1988), tanto più a seguito dell'abrogazione dell'art. 17, che subordinava l'acquisto di beni immobili a titolo (anche) di eredità o di legato all'apposita autorizzazione governativa, nonché dell'art. 600 che prevedeva l'inefficacia delle disposizioni a favore di un ente non riconosciuto in mancanza del riconoscimento. La capacità di succedere spetta altresì a fondazioni non ancora esistenti, giacché l'art. 14 prevede la loro costituzione (anche) per testamento.

Bibliografia

Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981.

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