Codice Civile art. 469 - Estensione del diritto di rappresentazione. Divisione.Estensione del diritto di rappresentazione. Divisione. [I]. La rappresentazione ha luogo in infinito, siano uguali o disuguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe. [II]. La rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe [564 3]. [III]. Quando vi è rappresentazione, la divisione si fa per stirpi [726 2]. [IV]. Se uno stipite ha prodotto più rami, la suddivisione avviene per stirpi anche in ciascun ramo, e per capi tra i membri del medesimo ramo. InquadramentoLa rappresentazione ha luogo in infinito: ciò vuol dire che al figlio, fratello o sorella del de cuius (dunque tanto nella linea retta quanto in quella collaterale) succede per rappresentazione qualunque discendente in linea retta, per (astratta) ipotesi anche un pronipote che vada a collocarsi al di là del sesto grado previsto dall'art. 572 (Ferri, in Comm. S.B., 220; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 184). La rappresentazione opera inoltre per stirpi: e cioè la discendenza del chiamato che non può o non vuole accettare è considerata «un tutto organico, come una sola persona» (Moscati, 650). E cioè, per il combinato disposto degli artt. 469 e 726 c.c., la divisione ereditaria, quando vi è rappresentazione, avviene per stirpi, procedendosi alla formazione di tante porzioni, una volta eseguita la stima, quanti sono gli eredi o le stirpi condividenti, mentre non è prevista l'ulteriore formazione di altrettante subporzioni all'interno di ciascuna stirpe, sempre che non si formi al riguardo un accordo fra tutti i partecipanti. Una volta, poi, che sia stabilito con sentenza quali siano i beni da dividere e, formate le porzioni, quanti siano gli eredi o le stirpi condividenti, le statuizioni relative all'appartenenza alla massa di detti beni ed alla loro concreta attribuzione diventano irrevocabili ed irretrattabili, ove non impugnate, formandosi su di esse il giudicato (Cass. II, n. 139/2020). Vi è dunque una finzione di appartenenza dei rappresentanti, in blocco, al grado del rappresentato, indipendentemente dal loro numero e dal grado di parentela (Ferri, in Comm. S.B., 216). La successione per rappresentazione si ha anche ove siano siano uguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe (immaginiamo p. es. un de cuius che abbia lasciato due fratelli premorti a ciascuno dei quali siano succeduti per rappresentazione due figli) In caso di uguaglianza di grado e di numero, infatti, la rappresentazione non incide sull'entità della quota spettante a ciascun discendente, che non è diversa da quella che avrebbe ottenuto succedendo direttamente e per capi: occorre tuttavia considerare che il congegno apprestato dalla disposizione in commento acquista rilievo per il fatto che il discendente che succede per rappresentazione ha l'onere di conferire ciò che è stato donato al proprio ascendente (art. 740); di guisa che, in mancanza del predetto meccanismo, gli altri coeredi potrebbero rimanere pregiudicati dal concorso, anziché con il primo chiamato, con i suoi discendenti. La rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe. Ne deriva che anche i discendenti dell'unico figlio (o fratello o sorella) che non possa o non voglia accettare succedono al de cuius per rappresentazione e non direttamente. Ciò comporta ricadute sia sul calcolo della quota di riserva, sia sull'onere di imputazione per l'esercizio dell'azione di riduzione, avuto riguardo al precetto dell'art. 564, comma 3, secondo cui il legittimario che succede per rappresentazione deve anche imputare le donazioni e i legati fatti, senza espressa dispensa, al suo ascendente. Quando vi è rappresentazione, la divisione si fa per stirpi e, se uno stipite ha prodotto più rami, la suddivisione avviene per stirpi anche in ciascun ramo, e per capi tra i membri del medesimo ramo. Così, se immaginiamo p. es. che il defunto avesse tre fratelli, tutti premorti, lasciando a succedere per rappresentazione il primo un figlio, il secondo un figlio e un nipote ex filio, anch'egli premorto, il terzo due figli e due nipoti ex filio premorto, il figlio del primo fratello avrà 1/3, figlio e nipote del secondo fratello avranno entrambi 1/6, i due figli del terzo fratello avranno 1/9, i due nipoti del terzo fratello avranno 1/18. Nondimeno, si osserva in giurisprudenza che per il combinato disposto degli artt. 469 e 726, la divisione ereditaria, quando vi è rappresentazione, avviene per stirpi, procedendosi alla formazione di tante porzioni, una volta eseguita la stima, quanti sono gli eredi o le stirpi condividenti, mentre non è prevista l'ulteriore formazione di altrettante subporzioni all'interno di ciascuna stirpe, sempre che non si formi al riguardo un accordo fra tutti i partecipanti (Cass. n. 11762/1992). BibliografiaCariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Moscati, Rappresentazione (dir. civ.), in Enc. dir., 1987, 650; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Sesta, Stato unico di filiazione e diritto ereditario, in Riv. dir. civ. 2014, 1. |