Codice Civile art. 536 - Legittimari (1).

Mauro Di Marzio

Legittimari (1).

[I]. Le persone a favore delle quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione sono: il coniuge, i figli, gli ascendenti (2).

[II]. Ai figli sono equiparati gli adottivi [304] (3).

[III]. A favore dei discendenti dei figli, i quali vengono alla successione in luogo di questi, la legge riserva gli stessi diritti che sono riservati ai figli [467] (4).

(1) Articolo così sostituito dall'art. 172 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) L'art. 70, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito le parole: «i figli legittimi, i figli naturali, gli ascendenti legittimi» con le parole: «i figli, gli ascendenti». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. Precedentemente l'art. 1, comma 11, l. 10 dicembre 2012, n. 219 aveva disposto che nel codice civile, le parole: “figli legittimi” e “figli naturali”, ovunque ricorrono, sono sostituite dalla parola: “figli” .

(3) L'art. 70, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso le parole: «legittimi» e «i legittimati e». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. Precedentemente l'art. 1, comma 11, l. 10 dicembre 2012, n. 219 aveva disposto che nel codice civile, le parole: “figli legittimi” e “figli naturali”, ovunque ricorrono, sono sostituite dalla parola: “figli” .

(4) L'art. 70, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso le parole: «legittimi o naturali». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. Precedentemente l'art. 1, comma 11, l. 10 dicembre 2012, n. 219 aveva disposto che nel codice civile, le parole: “figli legittimi” e “figli naturali”, ovunque ricorrono, sono sostituite dalla parola: “figli” .

Inquadramento

La disposizione in commento apre il capo dedicato ai legittimari, a coloro i quali, cioè, la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione. L'istituto della legittima costituisce limite alla facoltà del de cuius di disporre del proprio patrimonio, ed opera sia in caso di successione testamentaria che di successione senza testamento, ossia di successione legittima (artt. 565 ss.). Si discorre in proposito di successione «necessaria», ma in un senso profondamente diverso da quello accolto in diritto romano, in cui l'heres suus et necessarius era tale volente o nolente, mentre nel sistema del codice civile l'eredità si acquista con l'accettazione, sicché, non è erede chi non vuole: per successione necessaria, dunque, si intende quella su cui il de cuius non può intervenire, modificandone i termini in forza della propria volontà.

La successione necessaria, secondo l'opinione prevalentemente accolta, non costituisce un tertium genus rispetto alla successione testamentaria ed a quella legittima: il che si desume essenzialmente dal fondamentale art. 457, il quale dispone per un verso che l'eredità si devolve per legge o per testamento, e, per altro verso, che le disposizioni testamentarie non possono pregiudicare i diritti che la legge riserva ai legittimari. Seppure è dunque vero che significative differenze intercorrono tra la successione legittima e quella necessaria (la quota di legittima è sempre inferiore a quella spettante in caso di successione intestata; la quota intestata si calcola sul relictum, quella legittima sul cumulo di relictum e donatum; la successione necessaria dà luogo ad un acquisto di beni, mentre quella legittima può mancare di contenuto patrimoniale attivo), è da ritenere che entrambe siano specie di uno stesso genere.

Al quesito concernente la natura giuridica della successione necessaria si collega l'inquadramento della posizione del legittimario. Lasciando da parte dell'opinione di chi, guardando alla successione necessaria — secondo il minoritario indirizzo di cui si è poc'anzi fatta menzione — come ad un autonomo titolo di vocazione ereditaria, considera chiamato all'eredità anche il legittimario integralmente pretermesso, per avere il defunto integralmente disposto altrimenti dei suoi beni, si sostiene da alcuni che il legittimario pretermesso, una volta intrapresa con successo l'azione di riduzione, divenga erede, da altri che assuma invece la veste di legatario ex lege.

In giurisprudenza è consolidato l'insegnamento che, escludendo la qualificazione della successione necessaria in termini di tertium genus, afferma che il legittimario pretermesso acquista la qualità di erede soltanto dopo il positivo esercizio dell'azione di riduzione (Cass. n. 368/2010, la quale trae da ciò la conseguenza che il legittimario pretermesso non può chiedere la divisione).

Le categorie dei legittimari

La disposizione in commento proviene dalla riforma del diritto di famiglia (art. 172, l. n. 151/1975). Essa individuava quattro categorie di legittimari: il coniuge, i figli legittimi, i figli naturali e gli ascendenti legittimi: distinzioni, queste ultime, cadute per effetto della legge sullo stato unico di filiazione (v. l. n. 219/2012; d.lgs. n. 154/2013, la cui disciplina, che assicura la piena parità dei diritti, nelle successioni ab intestato, tra figli legittimi e figli nati fuori del matrimonio, deve essere applicata retroattivamente: Cass. n. 9066/2023). Sono legittimari pertanto attualmente il coniuge, i figli, anche adottivi, gli ascendenti.

Bibliografia

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