Codice Civile art. 556 - Determinazione della porzione disponibile.

Mauro Di Marzio

Determinazione della porzione disponibile.

[I]. Per determinare l'ammontare della quota di cui il defunto poteva disporre si forma una massa di tutti i beni che appartenevano al defunto al tempo della morte, detraendone i debiti. Si riuniscono quindi fittiziamente i beni di cui sia stato disposto a titolo di donazione, secondo il loro valore determinato in base alle regole dettate negli articoli 747 a 750, e sull'asse così formato si calcola la quota di cui il defunto poteva disporre [537 ss.; 135 2 trans.].

Inquadramento

La disposizione in commento, considerata inderogabile dalla volontà del de cuius e di ordine pubblico, disciplina il calcolo della legittima, calcolo che si realizza attraverso tre successive operazioni.

Bisogna anzitutto determinare il relictum, ossia la massa dei beni appartenenti al defunto al momento dell'apertura della successione. Merita rammentare che ai fini del calcolo: a) vanno considerati gli acquisti effettuati dal de cuius sotto condizione risolutiva, mentre non vanno considerati quelli sotto condizione sospensiva, e, per converso, non vanno considerate le alienazioni effettuate sotto condizione risolutiva, mentre vanno considerate quelle sotto condizione sospensiva, il tutto con la precisazione che l'avveramento della condizione potrà dar luogo a rettifica del calcolo (Mengoni, 177); b) non vanno considerati i frutti naturali o civili non ancora maturati; c) non vanno considerati i diritti che si estinguono con la morte del titolare (usufrutto, uso, abitazione) o che, al contrario, gli eredi acquistano iure proprio in conseguenza di essa (premi di assicurazioni sulla vita, risarcimento del danno da morte), ovvero per effetto di successioni atipiche, quale l'indennità dovuta al lavoratore in base all'art. 2122 (Mengoni, 176); d) vanno considerati, all'esito dell'esercizio delle relative azioni, i beni solo apparentemente usciti dal patrimonio del de cuius, perché oggetto di pattuizioni simulate o nulle.

Occorre in secondo luogo detrarre i debiti, intendendosi con ciò non solo i debiti contratti dal de cuius, ma anche quelli occasionati dalla morte (p. es. spese funerarie, pubblicazione del testamento). Si tratta dei debiti del defunto aventi esistenza attuale e certa, fatta salva la reintegrazione della legittima, previa rettifica del calcolo allorché il debito venga ad esistenza in un momento successivo: ne consegue che il debito derivante dalla fideiussione prestata dal de cuius è detraibile se e nella misura in cui sia dimostrata l'insolvibilità del debitore garantito o l'impossibilità di esercitare l'azione di regresso (Cass. n. 32804/2021). Non vanno detratti i legati (Cass. n. 417/1969), sia che si tratti di legati di specie (i quali concorrono a formare la massa dei beni relitti) od obbligatori (i quali non sono debiti ereditari ma liberalità). Neppure vanno detratte le obbligazioni naturali, che per definizione non sono obbligazioni civili. I debiti sottoposti a condizione risolutiva si detraggono, non si detraggono quelli sospensivamente condizionati, restando salve in ambedue i casi le rettifiche derivanti dall'avverarsi della condizione.

Calcolato l'ammontare delle passività, esse, ai sensi della disposizione in commento, si detraggono dal solo relictum. Ove manchi il relictum e siano presenti solo debiti, la quota legittima andrà calcolata con riferimento ai soli beni donati.

Occorre infine procedere alla riunione fittizia delle donazioni, ossia il c.d. donatum  (Mengoni, 177).

La riunione fittizia, quale operazione meramente contabile di sommatoria tra attivo netto e donatum, cioè tra il valore dei beni relitti al tempo dell'apertura della successione, detratti i debiti, ed il valore dei beni donati, sempre al momento dell'apertura della successione, è finalizzata alla determinazione della quota disponibile e di quella di legittima, per accertare l'eventuale lesione della quota riservata al legittimario, dovendosi, quindi, computare tutte le donazioni, a prescindere da chi ne sia il beneficiario, ivi comprese la donazioni ricevute da soggetto non rientrante tra quelli tenuti alla collazione ex art. 737 c.c.; ne consegue che l'inammissibilità della domanda di riduzione proposta nei confronti del donatario non coerede dal legittimario, che non abbia accettato l'eredità con il beneficio, d'inventario è del tutto ininfluente ai fini della riunione fittizia (Cass. n. 14211/2024).

Ovviamente, dunque, a dispensa dalla collazione esonera il donatario dal conferimento, ma non importa l'esclusione del bene donato dalla riunione fittizia ai fini della determinazione della porzione disponibile (Cass. n. 14193/2022). La riunione fittizia peraltro non è legata solo all'esperimento dell'azione di riduzione, ma è operazione necessaria, nel concorso di eredi legittimari, ogni qual volta sia rilevante stabilire quale sia il valore della disponibile lasciata genericamente dal testatore ad uno di essi (Cass. n. 14193/2022). Allo scopo, al valore netto dei beni relitti risultante dalle due precedenti operazioni contabili (determinazione del relictum e sottrazione delle passività) va aggiunto il valore dei beni di cui il defunto ha disposto in vita a titolo di donazione. In particolare, sono sempre assoggettate a riunione fittizia tutte le donazioni, a chiunque fatte, indipendentemente dalla qualità di congiunto, erede o di estraneo del donatario (Cass. n. 14193/2022) . Il valore in questione va determinato con riferimento al tempo dell'apertura della successione, in applicazione delle regole previste in tema di collazione, giacché la disposizione in commento rinvia agli artt. 747 e 750, rinvio da intendersi riferito non solo alle norme sulla valutazione dei beni donati, ma anche a quelle concernenti l'oggetto della collazione, ex artt. 741 e 744 (Capozzi, 313). Perciò nella riunione fittizia vanno ricomprese: a) le spese effettuate dal de cuius a favore dei suoi discendenti per assegnazioni fatte a causa di matrimonio, per avviarli all'esercizio di un'attività produttiva o professionale, per soddisfare premi concernenti contratti di assicurazione sulla vita o per pagare i loro debiti (art. 741); b) le donazioni effettuate con dispensa dalla collazione; c) le donazioni rimuneratorie; d) le donazioni modali, con la precisazione che, in sede di riunione fittizia, va detratto il modus apposto a vantaggio dello stesso donante e non quello a vantaggio del terzo, poiché, in tal caso, l'onere limita l'arricchimento del donatario ma non il depauperamento del donante.

Non si computano nella riunione fittizia: i) le spese di mantenimento ed educazione, quelle sostenute per malattia, quelle per abbigliamento o nozze, mentre le spese per corredo nuziale, per istruzione artistica o professionale sono soggette a collazione solo per la parte eccedente la misura ordinaria, considerate le condizioni economiche del de cuius; ii) le liberalità che si sogliono fare in occasione di servizi resi o in conformità agli usi (art. 809, comma 2); iii) quanto conseguito per effetto di società contratta senza frode fra il de cuius ed alcuno dei suoi eredi, se le condizioni sono state regolate con atto avete data certa (art. 743); iv) la cosa perita per causa non imputabile al donatario (art. 744).

Sulla massa in tal modo formata (relictum decurtato del debito ed addizionato del donatum), si calcola quanto spetta al legittimario sulla base della quota stabilita dalla legge in base alle regole previste dagli artt. 536 ss.: la quota disponibile è data dalla differenza tra l'intero e la legittima.

Sull'onere di allegazione gravante sull'attore in riduzione v. da ult. Cass. II, n. 18199/2020; Cass. II, n. 18199/2020; Cass. II, n. 17926/2020; Cass. n. 17926/2020; Cass. II, n. 16535/2020.

Bibliografia

Amadio, Azione di riduzione e liberalità non donative (sulla legittima «per equivalente»), in Riv. dir. civ., 2009, I, 683; Andrini, Legittimari, in Enc. giur., XXXI, Roma, 1993; Azzariti-Martinez-Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, La famiglia. Le successioni, Milano, 2001; Bianca, Invariabilità delle quote di legittima: il nuovo corso della cassazione e suoi riflessi in tema di donazioni e legati in conto di legittima, in Riv. dir. civ. 2008, 211; Bonilini, Manuale di diritto ereditario e delle donazioni, Torino, 2006; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 1983; Carnevali, Sull'azione di riduzione delle donazioni indirette che hanno leso la quota di legittima, Studi in onore di L. Mengoni, I, Milano, 1995; Ieva, La novella degli artt. 561 e 563 cod. civ.: brevissime note sugli scenari teorico-applicativi, in Riv. not. 2005, 943;Perego, I presupposti della nascita dei diritti di abitazione e di uso a favore del coniuge superstite, in Riv. dir. civ. 1980, 712; Tamburrino, Successione necessaria (dir. priv.), in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, 1348.

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