Codice Civile art. 564 - Condizioni per l'esercizio dell'azione di riduzione.

Mauro Di Marzio

Condizioni per l'esercizio dell'azione di riduzione.

[I]. Il legittimario [536] che non ha accettato l'eredità col beneficio d'inventario [484 ss.] non può chiedere la riduzione delle donazioni e dei legati, salvo che le donazioni e i legati siano stati fatti a persone chiamate come coeredi, ancorché abbiano rinunziato all'eredità [519 ss.]. Questa disposizione non si applica all'erede che ha accettato col beneficio d'inventario e che ne è decaduto [493 ss.].

[II]. In ogni caso il legittimario, che domanda la riduzione di donazioni o di disposizioni testamentarie, deve imputare alla sua porzione legittima le donazioni e i legati a lui fatti, salvo che ne sia stato espressamente dispensato [552, 553; 135 2 trans.].

[III]. Il legittimario che succede per rappresentazione [467 ss.] deve anche imputare le donazioni e i legati fatti, senza espressa dispensa, al suo ascendente [740; 135 2 trans.].

[IV]. La dispensa non ha effetto a danno dei donatari anteriori.

[V]. Ogni cosa, che, secondo le regole contenute nel capo II del titolo IV di questo libro, è esente da collazione, è pure esente da imputazione [737 ss.].

Inquadramento

La disposizione in commento, al comma 1, onera il legittimario dell'accettazione con beneficio d'inventario ai fini dell'esercizio dell'azione di riduzione nei confronti del legatario o del donatario che non sia chiamato come erede, indipendentemente dalla circostanza che la vocazione abbia avuto luogo per legge o per testamento. La norma è volta a porre in condizioni i legatari e donatari di verificare la consistenza dell'asse ereditario, sì da constatare se la lesione della legittima abbia effettivamente avuto luogo. Se l'azione di riduzione non sia esercitata nei confronti dei terzi, ma di persone chiamate come coeredi, la norma che onera dell'accettazione beneficiata non opera, sicché il legittimario, che non possa aggredire la donazione più recente a favore di un non coerede per avere omesso di assolvere a detto onere, può aggredire la donazione meno recente a favore del coerede solo nei limiti in cui risulti dimostrata l'insufficienza della donazione più recente a reintegrare la quota di riserva, mentre, in caso di donazioni coeve, si applica il criterio proporzionale (Cass. n. 29891/2023).

In giurisprudenza è fermo l'insegnamento secondo cui la disposizione non si applica al legittimario integralmente pretermesso, che come tale non ha la qualità di erede fin tanto che non abbia intrapreso con successo l'azione di riduzione (Cass. n. 25441/2017 ; Cass. n. 28632/2011; Cass. n. 240/2010; Cass. n. 11873/1993; Cass. n. 2621/1974 ; v. da ult. Cass. II, n. 2914/2020 ). 

In caso di apertura della successione legittima, il legittimario, sebbene non possa ritenersi diseredato in senso formale, poiché chiamato ex lege all'eredità, è considerato pretermesso qualora il de cuius abbia distribuito tutto il suo patrimonio mediante disposizioni a titolo particolare inter vivos; ne deriva che l'azione di riduzione non è soggetta all'onere dell'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario e che, ove il legittimario non abbia già compiuto atti di accettazione, egli diviene necessariamente erede nel momento stesso in cui esercita tale azione di riduzione, che comporta, quindi, tacita accettazione di eredità (Cass. n. 24836/2022).

La preclusione all'esercizio dell'azione di riduzione neppure opera, per espressa disposizione della norma in esame, nei confronti dell'erede che abbia accettato l'eredità con beneficio d'inventario e che ne sia decaduto ai sensi dell'art. 505: egli, cioè, non perde il diritto all'esercizio dell'azione di riduzione.

La previa accettazione con beneficio d'inventario dà luogo ad una condizione di ammissibilità dell'azione (Cass. n. 2923/1990; Cass. n. 1562/1964), rilevabile d'ufficio.

Non rileva l'accettazione beneficiaria fatta in corso di giudizio in quanto la proposizione dell'azione di riduzione comporta implicitamente l'accettazione pura e semplice delle eredità (Mengoni, 265).

Occorre altresì che il legittimario abbia eretto effettivamente l'inventario nei termini di legge (Cass. n. 16739/2005; Cass. n. 1562/1964).

La necessità dell'accettazione con beneficio d'inventario non viene meno qualora il legittimario leso abbia esercitato, contestualmente all'azione di riduzione, quella di simulazione nei confronti di un negozio oneroso dissimulante una donazione, nel caso in cui il negozio simulato possegga i requisiti di forma (Cass. n. 4400/2011; Cass. n. 6315/2003). Non occorre invece l'accettazione beneficiata, in caso di simulazione assoluta o di simulazione relativa, quando il negozio dissimulato è nullo per vizio di forma o per altra causa (Cass. n. 10262/2003; Cass. n. 6315/2003; Cass. n. 8101/1997; Cass. n. 2294/1996; Cass. n. 905/1978).

I commi 2 e 3 della disposizione pongono a carico del legittimario attore in riduzione l'imputazione, salvo dispensa, delle liberalità ricevute dal de cuius o dall'ascendente in caso di rappresentazione. L'imputazione è un'operazione contabile che si inquadra nella riunione fittizia prevista dall'art. 556. Stabilita la quota disponibile, il legittimario che agisce in riduzione, nel quantificare il valore della sua legittima, deve calcolare nella stessa le donazioni e i legati, salva espressa dispensa dall'imputazione. Il donante o il testatore che intenda dispensare dall'imputazione, non è tenuto ad adoperare formule sacramentali, essendo sufficiente che la sua volontà in tal senso risulti compiutamente dal contesto dell'atto. Inoltre la dispensa del donatario dall'imputare la donazione alla propria quota di legittima costituisce un negozio autonomo rispetto alla donazione medesima, sicché essa può essere effettuata anche nel successivo testamento del donante (Cass. n. 22097/2015).

Secondo il comma 4 la dispensa non ha effetto a danno dei donatari anteriori, allo scopo di impedire che il de cuius, dispensando dall'imputazione i donatari successivi, possa travolgere le precedenti donazioni.

Il comma 5 richiama le norme sulla collazione per l'identificazione dell'oggetto dell'imputazione. Sono perciò esenti da imputazione le donazioni di modico valore fatte al coniuge (art. 738); le donazioni fatte ai discendenti o al coniuge del legittimario (art. 739); le spese di mantenimento, di educazione e quelle sostenute per malattia, quelle ordinarie per abbigliamento o per nozze (art. 742); le quote sociali nei limiti dell'art. 743; la cosa donata perita per causa non imputabile al donatario (art. 744).

Bibliografia

Amadio, Azione di riduzione e liberalità non donative (sulla legittima «per equivalente»), in Riv. dir. civ., 2009, I, 683; Andrini, Legittimari, in Enc. giur., XXXI, Roma, 1993; Azzariti-Martinez-Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, La famiglia. Le successioni, Milano, 2001; Bianca, Invariabilità delle quote di legittima: il nuovo corso della cassazione e suoi riflessi in tema di donazioni e legati in conto di legittima, in Riv. dir. civ. 2008, 211; Bonilini, Manuale di diritto ereditario e delle donazioni, Torino, 2006; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 1983; Carnevali, Sull'azione di riduzione delle donazioni indirette che hanno leso la quota di legittima, Studi in onore di L. Mengoni, I, Milano, 1995; Ieva, La novella degli artt. 561 e 563 cod. civ.: brevissime note sugli scenari teorico-applicativi, in Riv. not. 2005, 943;Perego, I presupposti della nascita dei diritti di abitazione e di uso a favore del coniuge superstite, in Riv. dir. civ. 1980, 712; Tamburrino, Successione necessaria (dir. priv.), in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, 1348.

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