Codice Civile art. 565 - Categorie dei successibili (1).Categorie dei successibili (1). [I]. Nella successione legittima l'eredità si devolve al coniuge, ai discendenti, agli ascendenti, ai collaterali, agli altri parenti e allo Stato [586], nell'ordine e secondo le regole stabilite nel presente titolo (2). (1) Articolo così sostituito dall'art. 183 l. 19 maggio 1975, n. 151. (2) L'art. 75, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha soppresso le parole: «legittimi e naturali» e la parola: «legittimi». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. La Corte cost., con sentenza 4 luglio 1979, n. 55 aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo nella parte in cui escludeva dalla categoria dei chiamati alla successione legittima, «in mancanza di altri successibili, e prima dello Stato, i fratelli e le sorelle naturali riconosciuti o dichiarati, per contrasto con gli artt. 3 e 30 terzo comma Cost.». Successivamente la Corte cost., con sentenza 12 aprile 1990, n. 184 aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale dello stesso articolo «nella parte in cui, in mancanza di altri successibili all'infuori dello Stato» non prevedeva la «successione legittima tra fratelli e sorelle naturali, dei quali sia legalmente accertato il rispettivo status di filiazione nei confronti del comune genitore». InquadramentoLa disposizione in commento apre il Titolo dedicato alla successione legittima, alla base della quale, alla luce della norma, sta l'appartenenza al medesimo gruppo familiare, la cui rilevanza sociale è in tal modo riconosciuta. La successione legittima trova applicazione quando manca in tutto o in parte la vocazione testamentaria a titolo universale (art. 457, comma 2), e cioè: in mancanza di testamento; in presenza, analogamente, di un testamento inesistente, nullo, annullato, revocato, inefficace per essere mancata la condizione sospensiva o per essersi avverata quella risolutiva, risoluto per inadempimento dell'onere ex art. 648, comma 2; in presenza di un testamento contenente disposizioni a titolo universale tali da non esaurire l'intero asse; in presenza di un testamento contenente o solo disposizioni a titolo particolare; in caso di mancata accettazione dell'eredità senza che operino né la sostituzione, né la rappresentazione, né l'accrescimento; in caso di indegnità a succedere dell'erede; in caso di non nascita del nascituro istituito. Anche secondo la giurisprudenza la successione legittima può concorrere con quella testamentaria (Cass. n. 2968/1997; Cass. n. 6190/1984; Cass. n. 543/1970). Il titolo della successione legittima (ossia la condizione di coniuge o di parente del de cuius) deve essere provata da parte di colui che invochi il proprio diritto alla successione. Occorre a tal fine la produzione degli atti dello stato civile, mentre non è sufficiente la denuncia di successione (Cass. n. 13738/2005; Cass. n. 4414/1999; Cass. n. 1484/1995). La prova può essere data con ogni mezzo in caso di distruzione o smarrimento degli atti dello stato civile (Cass. n. 7276/2006). Dalla successione legittima sono esclusi gli affini. Per effetto della novella dell'art. 258 ad opera del l. n. 219/2012 (la cui disciplina, che assicura la piena parità dei diritti, nelle successioni ab intestato, tra figli legittimi e figli nati fuori del matrimonio, deve essere applicata retroattivamente: Cass. n. 9066/2023) sono state espunte dall'ordinamento il principio di relatività del riconoscimento: il riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio produce i suoi effetti non più soltanto nei riguardi del genitore che lo ha compiuto, ma altresì rispetto ai suoi parenti, i quali divengono così parenti del figlio riconosciuto. D'altro canto l'art. 74 definisce la parentela come vincolo tra persone che discendono dallo stesso stipite, con l'aggiunta «sia nel caso in cui la filiazione è avvenuta all'interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo». Una volta conseguito lo stato di figlio (a seguito della nascita da genitori coniugati, del riconoscimento, della dichiarazione giudiziale), il soggetto diventa parente delle persone che discendono dallo stesso stipite dei suoi genitori ed entra a far parte della loro famiglia. Per l'effetto è oggi superata la questione della successione tra fratelli «naturali» già oggetto di un duplice intervento della Corte costituzionale (Corte cost. n. 55/1979; Corte cost. n. 184/1990). In tema di successione legittima, il rapporto di parentela con il de cuius, quale titolo che, a norma dell'art. 565 c.c., conferisce la qualità di erede, deve essere provato tramite gli atti dello stato civile. Tuttavia, ove essi manchino o siano andati distrutti o smarriti ovvero, ancora, omettano la registrazione di un atto, la prova dei fatti oggetto di registrazione - quali la nascita, la morte o il matrimonio - può essere data con qualsiasi mezzo, ai sensi dell'art. 452 c.c. (Cass. II, n. 22192/2020). Classi e ordini dei successibiliI successibili possono raggrupparsi in classi e ordini. La classe riunisce i successibili in ragione della natura del loro titolo a succedere, ma non implica una preferenza nella vocazione. Le classi dei successibili sono tre: i parenti, il coniuge e lo Stato. Nell'ambito di ciascuna classe si distinguono poi diversi ordini di successibili, e tale suddivisione pone invece criterio di preferenza: i successibili di un dato ordine, cioè, escludono quelli degli ordini successivi e sono esclusi da quelli degli ordini anteriori, con la conseguenza che il concorso è possibile solo tra membri di un medesimo ordine. Gli ordini dei parenti sono tre: i) figli; ii) genitori, ascendenti e fratelli e sorelle; iii) altri parenti dal terzo al sesto grado. All'interno di ciascun ordine, poi, la preferenza è regolata dal principio del grado, nel senso che il parente prossimo esclude il remoto. BibliografiaBianca, Diritto Civile, 2, in La famiglia Le successioni, Milano, 2005; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 2009. |