Codice Civile art. 573 - Successione dei figli nati fuori del matrimonio (1).Successione dei figli nati fuori del matrimonio (1). [I]. Le disposizioni relative alla successione dei figli nati fuori del matrimonio [577-579] si applicano quando la filiazione è stata riconosciuta o giudizialmente dichiarata [250 ss., 269], salvo quanto è disposto dall'articolo 580 (1). (1) L'art. 78, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito, nella rubrica e nel comma, la parola: «naturali» con le parole: «nati fuori del matrimonio». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa riforma dello stato unico di filiazione (l. n. 219/2012; d.lgs. n. 154/2013, la cui disciplina, che assicura la piena parità dei diritti, nelle successioni ab intestato, tra figli legittimi e figli nati fuori del matrimonio, deve essere applicata retroattivamente: Cass. n. 9066/2023), ha introdotto il principio della unicità dello stato di figlio. Occorre a tal fine che lo stato di figlio sia accertato secondo le regole ordinarie: per la successione dei figli nati fuori del matrimonio è richiesto che la filiazione sia stata riconosciuta o giudizialmente dichiarata. Lo stato di filiazione può cioè essere ottenuto attraverso riconoscimento volontario effettuato dal genitore (artt. 250,251), oppure mediante dichiarazione giudiziale di paternità o maternità (art. 269). Il riconoscimento può essere effettuato anche per testamento (art. 256). L'accertamento del rapporto di filiazione, sia a seguito di riconoscimento che di sentenza dichiarativa della paternità o maternità, ha efficacia retroattiva fin dal momento della nascita (Mengoni, in Comm. S. B., 1985, 63). Anche la S.C. ha affermato il principio della retroattività dell'accertamento dello status di figlio (Cass. n. 4588/2009; Cass. n. 23630/2009; Cass. n. 26575/2007; Cass. n. 15063/2000). In caso di riconoscimento effettuato con testamento, gli effetti decorrono dal giorno della morte del testatore (art. 256). La retroattività dell'attribuzione dello status di figlio fa sì che egli abbia diritto all'eredità anche se la sentenza venga pronunciata in accoglimento di una domanda proposta dopo la morte del genitore, contro i suoi eredi ai sensi dell'art. 276 (Mengoni, in Comm. S. B., 1985, 64). In ipotesi di dichiarazione giudiziale verificatasi dopo il decorso di dieci anni dall'apertura della successione (termine di prescrizione del diritto di accettare l'eredità a norma dell'art. 480) il figlio mantiene il diritto di accettare (v. art. 69 d.lgs. n. 154/2013; v. già Corte cost. n. 191/1983 nonché Cass. n. 14917/2012; Cass. n. 10333/1993, ove si esclude l'usucapione). BibliografiaBianca, Diritto Civile, 2, in La famiglia Le successioni, Milano, 2005; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 2009. |