Codice Civile art. 580 - Diritti dei figli nati fuori dal matrimonio non riconoscibili (1) (2).

Mauro Di Marzio

Diritti dei figli nati fuori dal matrimonio non riconoscibili (1) (2).

[I]. Ai figli nati fuori del matrimonio aventi diritto al mantenimento, all'istruzione e alla educazione, a norma dell'articolo 279, spetta un assegno vitalizio pari all'ammontare della rendita della quota di eredità alla quale avrebbero diritto, se la filiazione fosse stata dichiarata o riconosciuta [594].

[II]. I figli nati fuori del matrimonio hanno diritto di ottenere su loro richiesta la capitalizzazione dell'assegno loro spettante a norma del comma precedente, in denaro, ovvero, a scelta degli eredi legittimi, in beni ereditari.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 188 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) L'art. 79, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito, nella rubrica e nel testo, ovunque presente, la parola: «naturali» con le parole: «nati fuori del matrimonio». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

Figli non riconoscibili sono quelli «di cui all'art. 279», norma, quest'ultima, la quale stabilisce che, in ogni caso in cui non possano proporsi l'azione per la dichiarazione giudiziale di paternità o di maternità, il figlio nato fuori dal matrimonio può agire per ottenere il mantenimento, l'istruzione e l'educazione. Dall'art. 279, allora, si viene rinviati alla disciplina dell'azione di dichiarazione giudiziale di paternità e maternità di cui agli artt. 250 ss. Essa consente il riconoscimento del figlio in ogni caso, salvo quello dei cosiddetti «figli incestuosi» ex art. 251.

Nell'assetto codicistico rimasto vigente fino alla fine del 2002, i figli incestuosi non erano né riconoscibili dai genitori, ex art. 251, comma 1, né titolari dell'azione per la dichiarazione giudiziale di paternità e maternità di cui all'art. 269, consentita soltanto «nei casi in cui il riconoscimento è ammesso». In tale contesto, dunque, l'art. 278, comma 1, stabiliva che le indagini sulla paternità o sulla maternità non sono ammesse nei casi in cui, a norma dell'art. 251, il riconoscimento dei figli incestuosi è vietato. Tale ultima norma è però caduta sotto la dichiarazione di illegittimità costituzionale della medesima laddove, appunto, escludeva la dichiarazione giudiziale della paternità e della maternità naturali e le relative indagini, nei casi in cui il riconoscimento dei figli incestuosi era vietato (Corte cost. 494/2002). A seguito dell'intervento della Consulta, dunque, i figli incestuosi permangono non riconoscibili, ma possono acquistare lo status filiationis attraverso l'azione per la dichiarazione giudiziale di paternità e maternità. Sembra allora ineluttabile ritenere che, qualora i figli incestuosi abbiano vittoriosamente esperito l'azione per dichiarazione giudiziale di paternità e maternità, la norma in commento non debba applicarsi loro, non rientrando più essi nella categoria dei figli non riconoscibili. Difatti, vale in generale osservare che l'assegno vitalizio previsto dall'art. 580, in tanto spetta, in quanto il figlio olim naturale non risulti essere stato equiparato per via giudiziaria al figlio legittimo (Cass. n. 15100/2005).

Sono inoltre non riconoscibili: i) i figli il cui genitore non ha ancora compiuto i sedici anni, in mancanza dell'autorizzazione del giudice al riconoscimento (art. 250, comma 5); ii) quelli infraquattordicenni non riconosciuti per mancanza del consenso dell'altro genitore, in mancanza dell'autorizzazione del tribunale (art. 250, comma 3 e 4).

L'assegno vitalizio previsto dalla norma ha natura successoria ed è configurabile come legato obbligatorio ex lege (Mengoni, in Comm. S. B., 1985, 134; Cattaneo, in Tr. Res., 1982, 507).

La quota di eredità in base alla quale effettuare il calcolo della rendita è quella che spetterebbe al figlio in qualità di erede legittimo, sicché va calcolata sul relictum (Mengoni, in Comm. S. B., 1985, 139; Cattaneo, in Tr. Res., 1982, 508).

In giurisprudenza si è affermato che l'ammontare dell'assegno vitalizio, che a norma dell'art. 580 è attribuito ai figli naturali non riconosciuti o non riconoscibili, si determina in proporzione delle sostanze ereditarie al momento dell'apertura della successione, quale che sia la loro natura, ed anche se le stesse non producano frutti o reddito, come nel caso di una pinacoteca, una biblioteca etc. Tale modo di commisurazione dell'assegno non è contraddetto dalla seconda parte dello stesso art. 580, la quale non stabilisce affatto il criterio di determinazione, già fissato invece nella prima parte, ma pone soltanto un limite quantitativo dell'assegno, nel senso che questo non può superare l'ammontare della rendita della quota spettante al figlio naturale riconosciuto (Cass. n. 2086/1968).

Bibliografia

Bianca, Diritto Civile, 2, in La famiglia Le successioni, Milano, 2005; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 2009.

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