Codice Civile art. 605 - Formalità del testamento segreto.Formalità del testamento segreto. [I]. La carta su cui sono stese le disposizioni o quella che serve da involto deve essere sigillata con una impronta, in guisa che il testamento non si possa aprire né estrarre senza rottura o alterazione. [II]. Il testatore, in presenza di due testimoni, consegna personalmente al notaio la carta così sigillata, o la fa sigillare nel modo sopra indicato in presenza del notaio e dei testimoni, e dichiara che in questa carta è contenuto il suo testamento. Il testatore, se è muto o sordomuto (1), deve scrivere tale dichiarazione in presenza dei testimoni e deve pure dichiarare per iscritto di aver letto il testamento, se questo è stato scritto da altri [598, 604]. [III]. Sulla carta in cui dal testatore è scritto o involto il testamento, o su un ulteriore involto predisposto dal notaio e da lui debitamente sigillato, si scrive l'atto di ricevimento nel quale si indicano il fatto della consegna e la dichiarazione del testatore, il numero e l'impronta dei sigilli, e l'assistenza dei testimoni a tutte le formalità. [IV]. L'atto deve essere sottoscritto dal testatore, dai testimoni e dal notaio. [V]. Se il testatore non può, per qualunque impedimento, sottoscrivere l'atto della consegna, si osserva quel che è stabilito circa il testamento per atto pubblico [603]. Tutto ciò deve essere fatto di seguito e senza passare ad altri atti. (1) L'art. 1 l. 20 febbraio 2006, n. 95 ha disposto che in tutte le disposizioni legislative vigenti il termine «sordomuto» sia sostituito con l'espressione «sordo». InquadramentoLa disposizione regola con una certa minuzia gli adempimenti formali da compiersi una volta che la scheda del testamento segreto sia stata redatta ai sensi della disposizione precedente. Essa regola in particolare le attività di consegna della scheda al notaio e della formazione dell'atto di ricevimento da parte sua. La norma va naturalmente letta in combinato disposto con il precedente art. 604. La scheda è la parte fondamentale del testamento segreto: essa contiene la dichiarazione di ultima volontà e, a differenza di quanto accade nel testamento pubblico — in cui tutto si svolge davanti al notaio —, giunge dinanzi al notaio solo quando è ormai perfetta. La scheda, secondo l'art. 605 va redatta su carta, ma non v'è ragione di credere, come nell'olografo, che sia precluso ogni altro analogo supporto. È necessario, però — e in ciò vi è una differenza dall'olografo —, che la scheda possa essere consegnata al notaio ed allegata all'atto di ricevimento, non potendosi, altrimenti, realizzare le formalità previste dalla legge. Secondo l'art. 604, comma 1, il testamento segreto può essere scritto dal testatore o da un terzo: sicché non v'è da dubitare che possa essere scritto anche in parte dal testatore ed in parte dal terzo. Quest'ultimo, inoltre, può essere il notaio, in difetto di disposizioni in contrario. L'individuazione del terzo che abbia redatto il testamento segreto, però, e tutt'altro che indifferente, se si osserva che eventuali disposizioni in suo favore sono nulle, ex art. 598, salvo particolari accorgimenti. La norma, inoltre, prevede espressamente che la scheda possa essere redatta con mezzi meccanici, quali la macchina da scrivere, la stampa ed il computer, a differenza di quanto accade per l'olografo. Né vi sono limitazioni nella scelta della lingua, scelta che è libera (Azzariti, Martinez e Azzariti, 1973, 437). Si può dire, dunque, che la scheda del testamento segreto differisce dall'olografo sotto un duplice aspetto, sia perché non è richiesta l'autografia, sia perché può non esservi corrispondenza tra la persona del dichiarante e quella del redattore. Ulteriore differenza sta nella non necessità della data, perché la data del testamento segreto è sempre e solo quella del verbale di ricevimento. Come è stato detto, «la volontà deve considerarsi manifestata in tal giorno» (Cicu, 1969, 77). Ne segue che un eventuale ulteriore testamento fatto dal de cuius nel tempo intercorrente tra la redazione della scheda del testamento segreto e l'atto di ricevimento, sarebbe revocato dal testamento segreto. Non è escluso, però, che il testatore apponga o faccia apporre la data sulla scheda, nel qual caso essa «potrà essere utile per l'interpretazione della volontà, o come elemento di prova di vizio della volontà» (Cicu, 1969, 77). La sigillazioneRedatta la scheda, deve procedersi alla sua sigillazione. Il codice non detta le relative modalità, sicché essa può essere compiuta dal testatore o da un terzo e, dunque, anche dal notaio. Né vi è un limite temporale alla sigillazione, se non quello dato dalla necessità che essa preceda la formazione dell'atto di ricevimento. La sigillazione, come accennato, deve essere apposta sulla scheda o sull'involto che la contiene, ma deve ritenersi ammissibile il sigillo apposto su una cordicella, o filo, o altro di simile con cui la scheda o l'involto sia legato. In sostanza, qualunque modo di sigillazione è ammesso, purché risponda ai requisiti di inviolabilità indicati dall'art. 605, comma 1 (Cass. n. 1429/1951). È da escludere, invece, attesa l'espressa formulazione della norma, che sia sufficiente la semplice incollatura della scheda o della busta. La consegna della scheda al notaio e l'atto di ricevimentoIl testatore deve consegnare personalmente la scheda al notaio, in presenza di due testimoni: l'obbligo di provvedervi personalmente è espressione della stretta personalità del negozio testamentario, sicché non potrebbe ammettersi, ad esempio, la consegna da parte di un procuratore speciale (tra gli altri, Marmocchi, 1994, 848; Triola, 1998, 210). Egli, inoltre, deve dichiarare che nella scheda è contenuto il suo testamento: la dichiarazione deve essere fatta espressamente ed oralmente, a viva voce, anche se non sono richieste formule sacramentali (Giannattasio, 1961, 148). Solo se il testatore è muto o sordomuto, infatti, la dichiarazione deve essere redatta per iscritto. Il notaio, ricevuto l'atto, redige l'atto di ricevimento secondo le modalità indicate dalla norma. È annullabile il testamento segreto se l'atto di ricevimento non indichi il numero e l'impronta dei sigilli posti dal notaio sull'involucro che chiude la scheda: è pertanto inammissibile la richiesta di provare con testimoni il compimento di una di tali formalità, non menzionata nell'atto di ricevimento (Cass. n. 1429/1951). L'unità di contestoL'art. 605 si chiude con la prescrizione che tutto quanto ivi previsto deve essere fatto di seguito e senza passare ad altri atti. Si parla, a tal riguardo, di unità di contesto, nel senso che le formalità prescritte dalla disposizione devono essere eseguite senza soluzione di continuità, una di seguito all'altra. Il tutto allo scopo «di evitare possibili sostituzioni o manipolazione della scheda tra una formalità e l'altra» (Marmocchi, 1994, 850). BibliografiaAllara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Antonini, Il problema dell'applicabilità all'atto pubblico dell'art. 4 della legge sui ciechi, in Riv. dir. civ. 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