Codice Civile art. 626 - Motivo illecito.InquadramentoPer «motivo» del testamento bisogna intendere la ragione, la spinta che vale a determinare il testatore a disporre in favore di una determinata persona ed esso va tenuto distinto dalla «causa», che è invece lo scopo immediato che il testatore si propone col testamento, e che, di regola, è quello generico di beneficiare l'erede o il legatario (Cass. n. 2071/1964). La disciplina del motivo illecito si differenzia da quella della condizione e dell'onere illeciti, riguardo ai quali gli artt. 634 e 647 fanno applicazione della regola Sabiniana secondo cui essi vitiantur sed non vitiant (Cass. n. 2071/1964). Rinviando, per quanto riguarda il rapporto tra l'art. 626, da un lato, e gli artt. 634 e 647, dall'altro, al commento di tali ultime disposizioni, occorre qui porre l'accento sul rilievo che il legislatore fa discendere la nullità della disposizione testamentaria dalla connotazione del motivo alla triplice condizione che: a) esso sia illecito; b) risulti dal testamento; c) sia stato l'unico che ha indotto il testatore a disporre. Quanto al primo aspetto, l'illiceità del motivo va individuata attraverso il combinato disposto degli artt. 1343 e 1345, da cui si desume che il motivo illecito quando è contrario a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume (Cass. n. 2071/1964). È stata ad esempio giudicato illecito il motivo insito nella condizione che impedisce le prime o le ulteriori nozze (Cass. n. 1834/1974). Per una disposizione testamentaria giudicata contrastante con la disciplina cogente dettata dall'art. 2113 v. Cass. n. 9467/2001. Occorre poi, perché il motivo illecito possa condurre alla nullità della disposizione, che esso risulti dal testamento, così come è parimenti previsto per il motivo erroneo dal capoverso dell'art. 624, ove però la sanzione contemplata non è la nullità ma l'annullabilità. La formula adottata dal legislatore non richiede che il motivo sia espressamente enunciato e, tuttavia, esso deve essere desumibile dalla scheda testamentaria, sicché se l'illiceità non emerga da quest'ultima, sia pure per via di interpretazione, il motivo illecito che annullerebbe la disposizione non può essere provato in alcun modo (App. Roma 14 gennaio 1966, Rep. giust. civ., 1967). Eguali conclusioni sono state affermate con riguardo alla similare norma dettata in materia di donazione (Cass. n. 2695/1992). Si è osservato, in proposito, che il legislatore, con la disposizione in esame, ha preferito restringere il rilievo dell'illiceità del motivo, piuttosto che far dipendere la caducazione della disposizione testamentaria da testimonianze pilotate o compiacenti (Caramazza, 227). Vi è infine da osservare, quanto alla terza condizione perché sussista la nullità per illiceità del motivo, che il motivo illecito rende nulla la disposizione solo quando sia stato l'unico che abbia spinto il testatore a manifestare in tal senso la propria volontà. Ne discende che una disposizione testamentaria fondata su una pluralità di motivi, uno solo dei quali illecito, è senz'altro valida (Cass. n. 1380/1955; Cass. n. 2071/1964). BibliografiaAllara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Cannizzo, Successioni testamentarie, Roma, 1996; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 1983; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, 2^ ed., Roma, 1982; Cicu, Testamento, Milano, 1969; Criscuoli, Il testamento, in Enc. giur., XXXI, 1-33, Roma, 1994; Criscuoli, Il testamento. Norme e casi, Padova, 1995; Degni, Della forma dei testamenti, in Comm. cod. civ., diretto da D'Amelio e Finzi, Libro delle successioni per causa di morte e delle donazioni, Firenze, 1941; Giampiccolo, Il contenuto atipico del testamento, Milano, 1954; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., Torino, 1961; Lipari, Autonomia privata e testamento, Milano, 1970; Liserre, Formalismo negoziale e testamento, Milano, 1966; Rescigno, Interpretazione del testamento, Napoli, 1952; Tamburrino, Testamento (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, 1992, 471-504; Triola, Il testamento, Milano, 1998. |