Codice Civile art. 628 - Disposizione a favore di persona incerta.

Mauro Di Marzio

Disposizione a favore di persona incerta.

[I]. È nulla ogni disposizione fatta a favore di persona che sia indicata in modo da non poter essere determinata [625].

Inquadramento

Nel comminare la sanzione di nullità di ogni disposizione fatta a favore di persona che sia indicata in modo da non poter essere determinata, la disposizione in commento si riferisce all'incertezza sull'identità della persona del beneficiato riguardata dal punto di vista dell'interprete e non del testatore, il quale non nutre invece in proposito alcun dubbio, giacché, se così non fosse, mancherebbe in radice una disposizione frutto di volontà testamentaria.

L'incertezza cui la disposizione si riferisce può presentarsi sotto due distinti profili: o perché non è possibile ricavare alcun significato dalle parole usate dal testatore, o perché il significato delle parole del testatore non conduce univocamente ad individuare la persona del beneficiato.

A fronte della prima ipotesi — riguardo alla quale, Giannattasio, 202 rammenta l'esempio tratto dalle fonti romane: «Se Tizio mi sarà erede, istituisco erede Caio; se mi sarà erede Caio, istituisco erede Tizio» —, la quale non sembra presentarsi nella giurisprudenza edita, maggior rilievo presenta quella della disposizione dotata di un piano significato — «nomino erede mio cugino Giovanni» — ma in determinati frangenti suscettibile di una pluralità di interpretazioni, come, nell'esempio appena fatto, quando il testatore abbia due o più cugini con lo stesso nome.

Accanto all'ipotesi appena formulata, può pensarsi a quella in cui l'incertezza discenda dall'essere commisurata la disposizione testamentaria ad eventi destinati a verificarsi successivamente all'apertura della successione — si pensi alla disposizione, ipotizzata da Giannattasio, 202, in favore del coniuge della figlia del de cuius, nubile al momento della sua morte, ovvero alla disposizione, proposta da Caramazza, 235, in favore di quello tra i nipoti del de cuius che avrà ottenuto il miglior profitto negli studi —, nel qual caso non può dirsi che ricorra incertezza sulla persona, nel senso considerato dall'art. 628.

Sul tema v. Cass. n. 262/1962.

Nell'ipotesi disciplinata dall'art. 628 sorge dunque l'esigenza di procedere all'interpretazione della volontà testamentaria allo scopo di verificare se l'incertezza nell'individuazione del beneficiario sia o meno superabile. In tale frangente sono ammessi tutti i mezzi di prova, quali gli scritti del testatore, le deposizioni testimoniali e le presunzioni (Cass. n. 141/1985). Sicché, in definitiva, a norma dell'art. 628, l'indicazione della persona onorata dalla disposizione testamentaria, fatta dal testatore in modo impreciso o incompleto, non rende nulla la disposizione ogni qual volta dal contesto del testamento o anche aliunde sia possibile determinare in modo certo e senza possibilità di equivoci la persona che il testatore ha voluto beneficiare (Cass. n. 1980/1963).

In definitiva, ai fini della validità di una disposizione testamentaria non è necessaria l'indicazione nominativa nel testamento della persona onorata, a condizione che la stessa sia immediatamente e individualmente determinabile in base a precise indicazioni fornite dal testatore (Cass. n. 17868/2019). E cioè, ai fini della validità di una disposizione testamentaria, non è necessario che il beneficiario sia indicato nominativamente, essendo sufficiente che lo stesso sia determinabile in base ad indicazioni desumibili dal contesto complessivo della scheda testamentaria nonché da elementi ad essa estrinseci, come la cultura, la mentalità e l'ambiente di vita del testatore, dovendosi improntare l'operazione ermeneutica alla valorizzazione del criterio interpretativo di conservazione previsto dall'art. 1367 c.c., da ritenersi applicabile anche in materia testamentaria  (Cass. II, n. 16079/2020).

Fattispecie

In giurisprudenza, in ossequio al principio di conservazione del testamento, si rinvengono così pronunce tendenti a negare ove possibile l'incertezza della disposizione testamentaria. In un caso in cui la testatrice aveva dichiarato di lasciare la sua casa alle figlie nubili, con l'aggiunta che «però, in caso di stretto bisogno, vi rientri qualunque altro dei figli», è stata ravvisata un'istituzione di erede in favore delle figlie nubili ed un legato di partecipazione alle rendite della casa, condizionato all'evento futuro e incerto dello stato di bisogno, in favore degli altri figli (Cass. n. 1681/1975).

Ed ancora, nel caso poc'anzi prospettato di più parenti con lo stesso nome, si è ritenuto di riferire la disposizione testamentaria al parente più prossimo (App. Bologna 12 maggio 1941, Temi emiliani, 1942, I, 2, 12). La S.C. ha escluso la nullità della disposizione, sotto il profilo dell'incertezza del beneficiario, in un caso in cui era stato istituito erede l'arcivescovo pro tempore di una determinata diocesi, senza che fosse stato specificamente chiarito se l'istituzione riguardasse la persona fisica dell'arcivescovo oppure la diocesi (Cass. n. 810/1992).

È stata viceversa ritenuta la nullità della disposizione testamentaria favore dei «parenti più meritevoli», attesa l'insuperabilità dell'incertezza derivante dal generico e soggettivo criterio di individuazione dei beneficiati utilizzato dal testatore (Trib. Nicastro 29 luglio 1941, Calabria giudiziaria, 1941, 43). Eguale conclusione è stata raggiunta con riguardo ad una disposizione di altrettanto incerto tenore — «chi mi assisterà sarà la mia erede» — azionata in questo caso dalla sorella della de cuius, sull'assunto di essere stata l'unica a prestarle assistenza (Trib. Monza 30 gennaio 2006).

Sulla stessa linea si è collocato un altro giudice di merito il quale, nel confermare che è nulla la disposizione testamentaria a favore di persona incerta qualora tale persona non possa essere determinata, ha ravvisato la sussistenza di un'ipotesi di insuperabile incertezza in un caso in cui il de cuius aveva inteso beneficiare la persona o le persone che lo avessero aiutato ed assistito (Trib. Lucca 22 luglio 1991, Giust. civ., 1991, I, 2805).

In un caso in cui un tribunale aveva dichiarato la nullità di un legato a favore di un non sufficientemente identificato «Ospizio femminile di mendicità» di Salerno, ritenendo incerta l'identificazione dell'ente, la corte di merito investita del gravame ha confermato la pronuncia ed escluso altresì la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della disposizione dettata dall'art. 630 in tema di disposizioni in favore dei poveri (App. Napoli 30 maggio 1991, Diritto e giurisprudenza, 1992, 642).

Disposizioni a favore di persona incerta e disposizioni a favore dell'anima e dei poveri

Riveste rilievo pratico la questione del rapporto tra la disposizione in commento e le due norme successive dettate in tema di disposizioni a favore dell'anima (art. 629) ed a favore dei poveri (art. 630).

In proposito la S.C., nel confermare la decisione del merito con cui era stata ritenuta valida la disposizione del de cuius che lasciava i suoi buoni fruttiferi, postali e bancari, «alle opere missionarie», poiché anche sulla base delle norme di diritto canonico l'ente istituito era individuabile nella Sacra Congregazione de Propaganda Fide, ha osservato che, se la persona o le persone favorite non sono in alcun modo determinabili, la nullità della disposizione a norma dell'art. 628 non trova deroga nelle norme di cui agli artt. 629 e 630 che non costituiscono eccezioni al principio enunciato dall'art. 628 , ma hanno valore integrativo o suppletivo, con la conseguenza che non è vietato all'interprete applicare il principio enunciato all'art. 628 (che la determinabilità della persona favorita, raggiungibile con i mezzi ermeneutici consentiti per i testamenti, impedisce la declaratoria di nullità) anche ad ipotesi che abbiano con quelle contemplate dagli artt. 629 e 630 una qualche somiglianza (Cass. n. 5897/1987).

Bibliografia

Allara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Cannizzo, Successioni testamentarie, Roma, 1996; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 1983; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, 2^ ed., Roma, 1982; Cicu, Testamento, Milano, 1969; Criscuoli, Il testamento, in Enc. giur., XXXI, 1-33, Roma, 1994; Criscuoli, Il testamento. Norme e casi, Padova, 1995; Degni, Della forma dei testamenti, in Comm. cod. civ., diretto da D'Amelio e Finzi, Libro delle successioni per causa di morte e delle donazioni, Firenze, 1941; Giampiccolo, Il contenuto atipico del testamento, Milano, 1954; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., Torino, 1961; Lipari, Autonomia privata e testamento, Milano, 1970; Liserre, Formalismo negoziale e testamento, Milano, 1966; Rescigno, Interpretazione del testamento, Napoli, 1952; Tamburrino, Testamento (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, 1992, 471-504; Triola, Il testamento, Milano, 1998.

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