Codice Civile art. 630 - Disposizioni a favore dei poveri.

Mauro Di Marzio

Disposizioni a favore dei poveri.

[I]. Le disposizioni a favore dei poveri e altre simili, espresse genericamente, senza che si determini l'uso o il pubblico istituto a cui beneficio sono fatte, s'intendono fatte in favore dei poveri del luogo in cui il testatore aveva il domicilio al tempo della sua morte e i beni sono devoluti all'ente comunale di assistenza (1).

[II]. La precedente disposizione si applica anche quando la persona incaricata dal testatore di determinare l'uso o il pubblico istituto non può o non vuole accettare l'incarico.

(1) V. art. 25 d.P.R. 24 luglio 1977, n. 616.

Inquadramento

La norma in esame — come si è già avuto modo di osservare nel commento all'art. 628 — non consente, eccezionalmente, che una disposizione testamentaria generica non incorra nella sanzione di nullità altrimenti prevista, ma interviene «a salvare la validità in considerazione dell'interesse pubblico» (Cicu, 190), e ciò fa «evidentemente interpretando la presunta volontà del disponente» (Azzariti, Martinez e Azzariti, 476), sicché è alla genericità della categoria cui il testatore si riferisce, «non alla mancanza di indicazione del soggetto o dei soggetti favoriti, che la legge supplisce, donde il carattere della norma, per l'appunto integrativa o suppletiva della volontà espressa dal testatore nella scheda» (Cass. n. 5897/1987).

In tal caso, dunque, le disposizioni a favore dei poveri, così come altre disposizioni «simili» quando siano formulate genericamente, senza determinazione dell'uso o del pubblico istituto a cui beneficio sono fatte, si intendono, per effetto dell'intervento integrativo o suppletivo della legge, effettuate non più all'Ente comunale di assistenza del Comune di ultimo domicilio del defunto, ente soppresso a far data dal 30 giugno 1978 ai sensi dell'art. 25 d.P.R. n. 616/1977, ma al Comune stesso, succeduto all'E.c.a., il quale, per questa via, acquista la qualità di chiamato e non di mero gestore o amministratore dei beni (Cass. n. 1603/1943).

Presupposto di applicazione dell'art. 630 è che la disposizione in favore dei poveri sia formulata genericamente, senza determinazione dell'uso o del pubblico istituto a cui beneficio essa è fatta. Sicché dinanzi ad una scheda testamentaria con la quale il de cuius aveva stabilito che tutte le sue proprietà dovessero essere «utilizzate per il finanziamento di un asilo nido per bambini extracomunitari», la S.C. ha escluso trattarsi di disposizione in favore dei poveri (Cass. n. 4022/2007). La stessa S.C. ha ancora ritenuto, in altra occasione, la ricorrenza di una disposizione in favore dei poveri siccome pronunciata in favore «dell'infanzia abbisognevole del Comune Loreto Aprutino» (Cass. n. 11844/2003).

È stata qualificata inoltre come disposizione in favore dei poveri — e non come disposizioni a favore dell'anima, secondo quanto ritenuto dai giudici di merito — quella con cui il de cuius aveva nominato un esecutore testamentario e lo aveva incaricato di trasmettere l'intero suo patrimonio «ad un'opera di bene che si impegnasse a mantenere in ordine la loro cappella al cimitero» (Cass. n. 8386/1999). Parimenti, è stata ritenuta l'applicabilità dell'art. 630 in caso di disposizione testamentaria avente ad oggetto la destinazione di somme «a scopo di beneficenza» (Trib. Milano 24 febbraio 2000, Giur. mil., 2000, 385). Ancora, è stato affermato che integra una disposizione a favore dei poveri e non a favore dell'anima la disposizione testamentaria, con la quale il testatore destini parte del suo patrimonio a «opere di bene in suffragio dell'anima mia e dei miei genitori» (Trib. Lucca 22 luglio 1991, Giust. civ., 1991, I, 2805). Sembra poi potersi dare per scontata l'applicabilità della norma in caso di disposizione con cui il testatore aveva attribuito i suoi beni non ai poveri in genere, ma agli «ammalati poveri» (App. Caltanissetta 11 dicembre 1942, Rep. Foro it., 1942). Al contrario, si colloca senz'altro al di fuori del settore e operatività dell'art. 630 la disposizione presa in favore di uno specifico ente assistenziale, che però risulti inesistente ovvero non identificabile (App. Napoli 30 maggio 1991, Dir. e giur., 1992, 642).

È stato poi ritenuto valido il testamento con il quale si conferiva all'esecutore testamentario il compito di liquidare l'intero patrimonio ereditario e di distribuirne il ricavato in legati a favore di persone bisognose la cui scelta era deferita all'esecutore testamentario medesimo (Trib. Napoli 11 giugno 1985, Dir. e giur., 1986, 460). Ed ancora, non può trovare applicazione l'art. 630 quando il destinatario della disposizione sia un ente ecclesiastico, specificamente individuato, cui sia stato devoluto il bene assoggettato al modus di investire le rendite in favore dei poveri della circoscrizione (Cass. n. 271/1961).

Bibliografia

Allara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Cannizzo, Successioni testamentarie, Roma, 1996; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 1983; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, 2^ ed., Roma, 1982; Cicu, Testamento, Milano, 1969; Criscuoli, Il testamento, in Enc. giur., XXXI, 1-33, Roma, 1994; Criscuoli, Il testamento. Norme e casi, Padova, 1995; Degni, Della forma dei testamenti, in Comm. cod. civ., diretto da D'Amelio e Finzi, Libro delle successioni per causa di morte e delle donazioni, Firenze, 1941; Giampiccolo, Il contenuto atipico del testamento, Milano, 1954; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., Torino, 1961; Lipari, Autonomia privata e testamento, Milano, 1970; Liserre, Formalismo negoziale e testamento, Milano, 1966; Rescigno, Interpretazione del testamento, Napoli, 1952; Tamburrino, Testamento (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, 1992, 471-504; Triola, Il testamento, Milano, 1998.

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