Codice Civile art. 635 - Condizione di reciprocità.

Mauro Di Marzio

Condizione di reciprocità.

[I]. È nulla la disposizione a titolo universale o particolare [588] fatta dal testatore a condizione di essere a sua volta avvantaggiato nel testamento dell'erede o del legatario [458, 589].

Inquadramento

La norma in commento disciplina la condizione di reciprocità, detta captatoria, con cui il testatore si adopera per accaparrarsi il favore dell'istituito: ti istituisco erede o legatario se farai altrettanto. Qui la condizione fa esulare qualsiasi spirito di liberalità dalla disposizione testamentaria, giacché il testatore ha di mira un illecito lucro, sperando che il beneficato gli premuoia (Azzariti-Martinez-Azzariti, 1973, 546).

Nella condizione captatoria vi è però qualcosa di più dell'intrinseca illiceità, poiché, in tal caso, dovrebbe trovare applicazione la regola generale posta dall'art. 634 (Cicu, 1969, 203). Ed invece, per il legislatore, l'illiceità della condizione captatoria non si presta alla semplice applicazione della regola sabiniana, vitiatur sed non vitiat, ma importa la nullità della disposizione a cui è apposta. Difatti, ciò che viene in questione, nell'art. 635, è — come è stato osservato — l'interdipendenza che si verrebbe a stabilire tra le reciproche istituzioni e che influirebbe sulla rispettiva libertà di determinarsi dei testatori.

L'art. 635 — sebbene non costituisca espressione del divieto del testamento congiuntivo o reciproco, di cui all'art. 589, che, secondo l'opinione preferibile, pone una semplice prescrizione di forma, come rammenta Triola 1998, 237 — tutela allora la spontaneità e la revocabilità della volizione testamentaria, sul presupposto che la condizione captatoria rilevi un accordo intervenuto, per cui la nullità è da ricondurre al divieto dei patti successori ed al requisito della libertà e spontaneità del volere (Cicu, 1969, 203).

Beninteso, si ha condizione captatoria se l'efficacia dell'istituzione è fatta dipendere dalla futura istituzione da parte del beneficato. Se, per contro, l'istituzione è diretta a remunerare una passata istituzione — nomino erede o legatario Tizio, perché mi ha già nominato erede o legatario —, essa non incorre nella sanzione di nullità prevista dalla norma, quia in praeteritum, non in futurum, institutio collata est (Azzariti-Martinez-Azzariti, 1973, 547; Andrini, 1983, 353; Triola, 1998, 238).

Dall'ipotesi dei testamenti reciproci tra loro condizionati va distinta quella dei testamenti — validi, in linea di principio — con cui ciascuno dei testatori disponga liberamente in favore dell'altro, senza che dagli atti risulti la simmetria tra le disposizioni. Tuttavia, giacché è sempre possibile che dietro i due testamenti si celi una condizione di reciprocità vietata dalla legge, è consentito, in tal caso, far valere la nullità, dando la prova del condizionamento delle reciproche disposizioni (Giannattasio, 1961, 226; Caramazza, in Comm. De M. 1982, 268).

La nullità della disposizione affetta dalla condizione captatoria non comporta necessariamente anche la nullità della disposizione captata, sempre che anch'essa non sia egualmente condizionata (Cirillo, 1994, 1073). Tuttavia, si è autorevolmente sostenuto che, presupponendo la condizione captatoria un intervenuto accordo — presunzione, questa, iuris et de iure —, « anche la disposizione reciproca fatta senza condizione deve cadere » (Cicu, 1969, 204).

È invalida, ai sensi dell'art. 635, anche la disposizione con cui il testatore istituisce il beneficato, a condizione che questo istituisca un terzo: anche in questo caso, infatti, si realizzano gli estremi della condizione captatoria, in quanto c'è sempre, all'origine, un patto di reciprocità tra i due testatori (Andrini, 1983, 354).

Bibliografia

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