Codice Civile art. 640 - Garanzia in caso di legato sottoposto a condizione sospensiva o a termine.Garanzia in caso di legato sottoposto a condizione sospensiva o a termine. [I]. Se a taluno è lasciato un legato sotto condizione sospensiva [633] o dopo un certo tempo, l'onerato può essere costretto [750 c.p.c.] a dare idonea garanzia [1179; 119 c.p.c.] al legatario, salvo che il testatore abbia diversamente disposto [641 2, 707 2]. [II]. La garanzia può essere imposta anche al legatario quando il legato è a termine finale. InquadramentoSono qui regolate due distinte ipotesi. Da un lato il caso del legato sottoposto a condizione sospensiva o a termine iniziale. Dall'altro lato il caso del legato sottoposto a termine finale. Nel primo caso la norma ha lo scopo di tutelare dall'erede, il quale potrebbe disporre della cosa o male amministrarla, il legatario che attende il verificarsi dell'evento dedotto in condizione o il decorso del termine iniziale. Nel secondo caso persegue il fine di tutelare l'erede dal legatario, in attesa del decorso del termine finale. La tutela del legatario o dell'erede si realizza attraverso l'imposizione di una idonea garanzia, sicché è sufficiente rinviare al commento all'art. 639. Allo stesso modo, per quanto attiene al procedimento, occorre fare applicazione dell'art. 750 c.p.c., del quale si è trattato nel commento allo stesso articolo. L'art. 640, a differenza dell'art. 639, prevede che il testatore possa avere « diversamente disposto », così da esonerare l'erede o il legatario, in ciascuno dei due casi che la norma disciplina, dalla prestazione della garanzia. Tale esonero non può essere ravvisato nel divieto indirizzato dal testatore al legatario di esercitare nei confronti dell'erede atti conservativi, non potendo questi essere confusi con l'imposizione della cauzione (App. Lecce 29 luglio 1963). Quanto alla facoltà del testatore di stabilire l'esonero dalla garanzia, la dottrina ha posto in risalto la scarsa coerenza della previsione al sistema, osservando che tale esonero è « espressione della esagerata capacità di influenza concessa, anche post mortem, alla volontà del testatore, in un caso in cui si tratta della tutela di terzi » (Pugliatti, in Comm. D'A.F. 1941, 534). Difatti, per quanto il testatore abbia potuto fondare l'esonero dell'onerato su di una personale conoscenza della sua lealtà ed onestà, tale valutazione può essere smentita dal successivo comportamento del medesimo, « il quale continuerebbe a giovarsi di questa valutazione cristallizzata a discapito del successivo chiamato. Per queste ragioni, oltre che errata sotto il profilo della politica legislativa, la norma in questione ci sembra anche contraria all'art. 24 Cost., che riconosce a tutti la possibilità di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti, possibilità che non ci pare, quindi, che la volontà del testatore sia idonea a limitare o eliminare » (Caramazza, in Comm. De M. 1982, 289). 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