Codice Civile art. 642 - Persone a cui spetta l'amministrazione.Persone a cui spetta l'amministrazione. [I]. L'amministrazione spetta alla persona a cui favore è stata disposta la sostituzione [688 ss.], ovvero al coerede o ai coeredi, quando tra essi e l'erede condizionale vi è il diritto di accrescimento [674 ss.]. [II]. Se non è prevista la sostituzione o non vi sono coeredi a favore dei quali abbia luogo il diritto di accrescimento, l'amministrazione spetta al presunto erede legittimo [565]. [III]. In ogni caso l'autorità giudiziaria, quando concorrono giusti motivi, può provvedere altrimenti. InquadramentoLa norma in commento individua le persone alle quali spetta l'amministrazione nel caso dell'art. 641, ossia nel caso che l'erede sia istituito sotto condizione sospensiva, ovvero che non sia prestata la garanzia ex artt. 639 e 640. Essa spetta alla persona a cui favore è stata disposta la sostituzione, ovvero al coerede o ai coeredi, quando tra essi e l'erede condizionale vi è diritto di accrescimento. Se non è prevista sostituzione o mancano coeredi a favore dei quali possa farsi luogo ad accrescimento, l'amministrazione spetta a colui al quale l'eredità si devolverebbe per legge, ossia al «presunto erede legittimo» (Natoli, 1968, 317). Il primo comma della disposizione stabilisce dunque che all'amministrazione provveda il chiamato deficiente condicione, in conformità al criterio informatore consistente nell'attribuzione dell'amministrazione a coloro che avrebbero diritto all'eredità in caso di mancato avveramento della condizione, sul presupposto che queste «sono presumibilmente interessate ad una corretta amministrazione» (Garutti, 1988, 5). La stessa norma fa però salvo il potere del giudice di provvedere altrimenti, ossia di nominare un diverso amministratore, quando ne sussistano giusti motivi, cioè « quando le persone designate dalla legge non danno affidamento o danno scarso affidamento di bene amministrare l'eredità » (Giannattasio, 1961, 243). Sorge qui il quesito se il legislatore, attraverso il rinvio alla disciplina dell'eredità giacente, abbia voluto stabilire che l'amministratore di cui all'art. 642 c.c. debba essere sempre e comunque nominato dal giudice, in ossequio a quanto previsto dall'art. 528. Secondo la prevalente dottrina la cura della spetta alle persone indicate dall'art. 642 c.c. «di diritto senza un provvedimento dell'autorità giudiziaria» (Natoli, 1968, 317; Azzariti-Martinez-Azzariti 1973, 147; Mazzacane, 1980, 237; Jannuzzi, 1984, 593; Cannizzo, 1996, 107). L'autorità giudiziaria, dunque, dovrebbe intervenire solo in mancanza dei soggetti indicati dall'art. 642, commi 1 e 2. L'intervento giudiziale, tuttavia, sembra indispensabile anche quando detti soggetti siano più d'uno, tra i quali debba essere operata la scelta. L'investitura ex lege, inoltre, non sembra poter operare nell'ipotesi, prevista dall'art. 641, comma 2, che non sia stata prestata la garanzia ex artt. 639 e 640. Se, però, l'automatismo nell'affidamento dell'amministrazione non è assoluto, non sembra poter essere altri che il giudice a discernere se, nel caso concreto, il suo intervento sia o meno necessario. Ed inoltre, occorre tenere a mente che il terzo comma della disposizione, in presenza di giusti motivi, fa salvo il potere dell'autorità giudiziaria di nominare, quale amministratore dei beni ereditari, una persona diversa da quelle indicate dalla norma. In tale previsione sembra insito l'intento del legislatore di ricercare in ogni caso l'amministrazione più oculata. Da ciò pare potersi trarre argomento per sostenere che è sempre il giudice a dover procedere alla nomina, indirizzando la propria scelta — nel quadro di una discrezionalità più ristretta di quella che presiede alla nomina del curatore dell'eredità giacente — sulle persone indicate dalla legge, secondo un «ordine che ha valore puramente indicativo» (Santarcangelo, 1986, 374), salvo che esse manchino o che vi siano validi motivi in contrario (Vascellari, 1988, 491). 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