Codice Civile art. 643 - Amministrazione in caso di eredi nascituri.Amministrazione in caso di eredi nascituri. [I]. Le disposizioni dei due precedenti articoli si applicano anche nel caso in cui sia chiamato a succedere un non concepito, figlio di una determinata persona vivente [462 3]. A questa spetta la rappresentanza del nascituro, per la tutela dei suoi diritti successori, anche quando l'amministratore dell'eredità è una persona diversa [784]. [II]. Se è chiamato un concepito, l'amministrazione spetta al padre e alla madre (1). (1) Comma sostituito dall'art. 84, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Il testo recitava; «Se è chiamato un concepito, l'amministrazione spetta al padre e, in mancanza di questo, alla madre». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoLa norma in commento regola due ipotesi, secondo che sia chiamato alla successione in nascituro non concepito ovvero già concepito al momento dell'apertura di essa (sul tema v. Oppo, 1948, 66 ss.; Distaso, 1949, 409 ss.). In caso di successione di un non concepito, figlio di una determinata persona vivente al tempo della morte del testatore si applicano le disposizioni degli artt. 641 e 642. Ai beni devoluti al nascituro, dunque, è dato un amministratore, da individuarsi nella persona in favore della quale è stata disposta la sostituzione, nel coerede o nei coeredi che abbiano diritto di accrescimento, nella persona alla quale l'eredità si devolverebbe per legge, salvo il potere dell'autorità giudiziaria di compiere una scelta diversa. La S.C. ha qualificato la vendita di beni ereditari spettanti a nascituri non ancora concepiti come vendita sottoposta alla condizione sospensiva impropria, ossia alla condicio iuris, della nascita degli istituiti (Cass. n. 2646/1972). Fin tanto che la nascita dell'istituito non si sia verificata ovvero non sia mancata definitivamente, si ha una situazione analoga a quella della pendenza della condizione, durante la quale i beni devoluti al concepturus non hanno titolare e, quindi, necessitano di un amministratore, da individuarsi nelle persone che sarebbero chiamate alla successione in caso di mancato avveramento della condizione, sempre che non vi siano giusti motivi in contrario, e con le modalità indicate nel trattare dell'art. 642. L'istituzione del concepturus si avvicina all'istituzione sotto condizione sospensiva, richiedendo il ricorso al medesimo meccanismo di amministrazione, ma se ne discosta — in ragione di un'esigenza di conformità al principio fissato dall'art. 320, secondo cui i genitori sia dei nati che dei nascituri li rappresentano in tutti gli atti civili (Natoli, 1968, 320) — per quanto attiene alla rappresentanza degli interessi del nascituro. Difatti, secondo l'art. 643, la rappresentanza del nascituro per la tutela dei suoi diritti successori spetta alla persona vivente dalla quale questo verrà generato (i futuri padre o madre ai quali il de cuius si sia riferito), senza che sia contemplato il potere del giudice di decidere diversamente. Può dunque accadere che l'amministrazione dei beni devoluti al nascituro non concepito e la rappresentanza del medesimo a tutela dei suoi diritti successori siano attribuite a persone diverse. Il futuro genitore, cioè, può non essere l'amministratore, pure essendo chiamato a rappresentare il concepturus nei limiti indicati. Egli, in tal caso, può secondo alcuni «esercitare soltanto azioni cautelari o conservative» (Vascellari, 1988, 492; Marinaro, 1980, 326). Se l'art. 643 riconosce la rappresentanza del concepturus al futuro genitore indicato dal de cuius, l'art. 320 attribuisce congiuntamente ai genitori la rappresentanza del nascituro in tutti gli atti civili. Ebbene, giacché è evidente il difetto di coordinamento con l'attuale formulazione dell'art. 320 che attribuisce congiuntamente ai genitori l'amministrazione dei beni dei figli, anche nascituri, si ritiene applicabile il principio affermato con la riforma del diritto di famiglia (Garutti, 1988, 5). Il contrasto tra le due disposizioni va risolto privilegiando un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 643, giacché altrimenti la disposizione in esame, sottratta al necessario inquadramento sistematico, si porrebbe in contrasto con gli art. 3 e 29 Cost. L'amministrazione in caso di eredi nascituri concepitiIl comma 2 della norma in commento stabilisce che, se è chiamato un concepito non ancora nato alla morte del testatore, l'amministrazione spetta al padre e, in mancanza di questo, alla madre. Anche in questo caso, secondo alcuni, potrebbe trovare applicazione il potere dell'autorità giudiziaria di conferire l'amministrazione a persone diverse da quelle indicate dalla norma (Natoli, 1968, 321). Nel caso esaminato non può presentarsi la scissione tra amministrazione e rappresentanza che può aver luogo in applicazione dell'art. 643, comma 1. La diversità della disciplina si giustifica sulla considerazione pratica che il già avvenuto concepimento rende probabile che la condizione abbia a verificarsi. Tale distinta impostazione, però, è stata oggetto di critica, perché « la condizione dell'eredità è in entrambi i casi identica » (Natoli, 1968, 321). Anche in questo caso è indubbiamente da credere, infine, che la disposizione in esame debba essere intesa, in conformità all'art. 320, nel senso che l'amministrazione spetta congiuntamente ad entrambi i genitori (Caramazza, in Comm. De M. 1982, 301). Pluralità di nascituriNell'ipotesi di istituzione di erede non di un solo nascituro, ma di più nascituri, occorre domandarsi cosa accada alla nascita del primo, con particolare riguardo ai limiti in cui egli acquista l'eredità. Sul punto, la S.C. ha osservato che, in una istituzione a favore dei nascituri, gli eredi primi nati non possono considerarsi eredi apparenti per la parte che possa spettare a quelli ancora non nati: essi hanno invece un diritto certo ed attuale esteso a tutto il patrimonio ereditario (Cass. n. 2273/1949). 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