Codice Civile art. 655 - Legato di cosa da prendersi da certo luogo.Legato di cosa da prendersi da certo luogo. [I]. Il legato di cose da prendersi da certo luogo ha effetto soltanto se le cose vi si trovano, e per la parte che vi si trova; ha tuttavia effetto per l'intero quando, alla morte del testatore, le cose non vi si trovano, in tutto o in parte, perché erano state rimosse temporaneamente dal luogo in cui di solito erano custodite. InquadramentoDalla disposizione in commento si desume che il testatore può porre ad oggetto del legato cose da prendersi da un determinato luogo. In tal caso, l'indicazione del luogo da cui prendere le cose è funzionale all'individuazione dell'oggetto del legato, sia per quanto riguarda il genere, sia per quanto concerne la qualità e quantità (Masi, in Comm. S. B., 1979, 66), sicché detto legato è definito come legato per relationem ad locum (Giordano Mondello, 719). La «chiave di volta» per intendere la portata della norma in esame è data cioè dal «rapporto di stabile aderenza della cosa... al luogo designato» (Giordano Mondello, 719). Secondo l'opinione prevalente in dottrina, la norma trova applicazione soltanto in relazione ai legati di quantità o di cose determinate unicamente quanto al loro genere, non applicandosi, invece, ai legati di cose individualmente determinate (Genghini e Carbone, 1451). Il legato in questione ha effetto se e nei limiti in cui le cose si trovino nel luogo indicato, e siano nel patrimonio del testatore, giacché, qualora esse siano anche se soltanto in parte di terzi vanno applicati gli artt. 651 e 652, in concorso del relative condizioni (Masi, in Comm. S. B., 1979, 69 ss.). Secondo l'unanime opinione, ciò che caratterizza il legato di cosa da prendersi da un certo luogo è «il valore della collocazione spaziale del bene legato» (Genghini e Carbone, 1449). Qualora, quale che ne sia la causa, le cose non siano presenti nel determinato luogo al momento dell'apertura della successione, il legato è inefficace. È, però, fatta salva l'ipotesi in cui l'assenza delle cose sia temporanea, per spostamento delle cose in un luogo diverso da quello in cui erano solitamente custodite. In tal caso, la disposizione resta efficace, quanto meno per la parte che abbia ad oggetto le cose che, fra quelle rimosse, lo siano state non definitivamente. In applicazione della norma è stato stabilito che legato di somma di danaro da prelevarsi da un libretto di risparmio al portatore, custodito in un luogo determinato indicato nel testamento, si configura quale legato di cosa da prendersi da certo luogo, disciplinato dell'art. 655, con la conseguenza che lo stesso è inefficace se al momento della morte del testatore il libretto (incorporante il credito del de cuius verso la banca) risulti inesistente nel luogo indicato ovvero anche se ivi materialmente esistente sia privo di efficacia per essere già stato estinto il credito verso la banca (Cass. n. 6317/1991). Va per altro verso sottolineato che l'indicazione del luogo soltanto ad abundantiam non dispiega effetto. Perciò il legato di cose determinate solo nel genere che si trovano in un determinato luogo, è valido anche se nulla si trovi nel luogo indicato nel momento della morte del testatore quando l'indicazione stessa risulti formulata soltanto per suggerire all'erede o all'onerato un più facile modo di esecuzione del legato (Cass. n. 1483/1969). L'ultima parte della norma stabilisce che il legato ha effetto per l'intero qualora, alla morte del testatore, le cose non si trovino nel luogo indicato, dal quale debbano essere prese, perché ne siano state rimosse temporaneamente. L'interessato deve dunque provare che la rimozione sia soltanto temporanea (Masi, in Comm. S. B., 1979, 69). Al fine di stabilire la temporaneità della rimozione occorre accertare il rapporto di normale inerenza dei beni legati al luogo indicato (Genghini e Carbone, 1454). La giurisprudenza ha in proposito osservato che, atteso il contenuto volontaristico del testamento, nell'interpretazione dell'art. 655 la rimozione delle cose dal luogo in cui di solito erano custodite deve ritenersi irrilevante se sia stata opera esclusiva di terzi o del futuro erede e il testatore non l'abbia neppure implicitamente approvata (Trib. Bologna, 26 febbraio 2010, Fam. pers. e succ., 2010, 709). Qualora invece la rimozione sia riconducibile al testatore, non è consentito indagare se egli, rimuovendo le cose, abbia voluto o no modificare il contenuto del legato, non essendo applicabile il comma 3 dell'art. 686, il quale, rispetto alle ipotesi di revoca presunta, ammette la prova di una diversa volontà del testatore (Giordano Mondello, 719; Masi, in Comm. S. B., 1979, 68). Nello stesso senso si è pronunciata la giurisprudenza (Cass. n. 2762/1955). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941. |