Codice Civile art. 659 - Legato a favore del creditore.

Mauro Di Marzio

Legato a favore del creditore.

[I]. Se il testatore, senza fare menzione del debito, fa un legato al suo creditore, il legato non si presume fatto per soddisfare il legatario del suo credito [1198].

Inquadramento

La disposizione in commento disciplina due ipotesi. Nella prima il testatore, nel disporre il legato in favore del proprio creditore, non fa menzione del debito che ha nei suoi confronti; nella seconda tale menzione è invece effettuata. Nella prima ipotesi il legatario potrà dunque pretendere non soltanto quanto legatogli ma anche l'adempimento del debito. Nel secondo caso si è in presenza di un legato disposto a titolo di adempimento, che, una volta eseguito, estingue il debito e non importa liberalità.

Il legato di debito con menzione non va confuso con il riconoscimento di debito. Il legato di debito consiste in un atto dispositivo, mentre il riconoscimento di debito consiste in un atto dichiarativo (Masi, in Comm. S. B., 1979, 89).

In giurisprudenza, distinzione tra le due figure è stata affermata sul rilievo che il legato a favore del creditore, previsto dalla norma dell'art. 659, si presume fatto per soddisfare il legatario del suo credito solo nel caso in cui nella scheda testamentaria vi sia menzione del debito, mentre se questa indicazione manca, il legato si presume disposto a titolo di liberalità (Cass. n. 2306/1985; Cass. n. 706/1990).

In dottrina si precisa che il congegno presuntivo posto in essere dalla norma (liberalità nel primo caso, adempimento nel secondo) opera fino a prova contraria (Giordano Mondello, 719).

Nello stesso senso si è espressa la S.C. secondo cui, a norma dell'art. 659, la sola menzione del debito fatta dal testatore comporta una presunzione non assoluta ma iuris tantum — suscettibile perciò di prova contraria — che il legato sia stato disposto per soddisfare un credito del legatario. Pertanto, come tale intento può essere escluso, nonostante la menzione del debito, per la presenza di altri elementi, così la mancata indicazione del debito non comporta necessariamente la prova di un intento liberale del de cuius che prescinda del tutto dall'esistenza del vincolo obbligatorio e dalla finalità di adempiere al relativo debito (Cass. n. 2306/1985; Cass. n. 4238/1988; Cass. n. 706/1990).

Chiunque vi abbia interesse può perciò dare la dimostrazione che, nonostante la mancata menzione del debito, l'attribuzione fu voluta per soddisfare un credito del legatario oppure che, nonostante la menzione, l'attribuzione fu voluta a titolo di liberalità.

Ai fini della configurabilità, alla stregua di una lettura a contrario dell'art. 659, del legato di debito, fatto cioè al creditore dal testatore ad estinzione totale o parziale di un proprio debito, è sufficiente la menzione implicita di tale debito, cioè la sussistenza dell'intento del testatore, desumibile dall'interpretazione delle espressioni adoperate, di adempiere con il legato la propria obbligazione, ancorché il testatore medesimo non abbia piena conoscenza del valore del suo debito e del legato, attenendo tale comparazione al momento della verifica della avvenuta estinzione, totale o parziale, dell'obbligazione del de cuius (Cass. n. 706/1990; Trib. Lucca 27 maggio 2002, Giur. mer., 2003, 1, secondo cui alla menzione per implicito deve essere equiparata quella per relationem alla parte documentale del testamento).

È discusso in giurisprudenza se, affinché il legato possa valere ad estinguere il debito del testatore nei confronti del legatario, sia necessario accertare se l'attribuzione abbia lo stesso importo e valore del debito che con essa il testatore intende estinguere o, con maggiore esattezza, se le prestazioni in favore del legatario previste nel testamento corrispondano o meno esattamente a quelle dovute in forza della precedente obbligazione. Il Supremo Collegio ha dato, dapprima, risposta affermativa (Cass. n. 1590/1980; Cass. n. 4238/1988). In seguito è stato affermato che legato a favore del creditore si presume iuris tantum effettuato per soddisfare il legatario del suo credito, se il de cuius ha menzionato nella scheda, anche implicitamente, il debito che intende estinguere, senza che rilevi, trattandosi di prestazioni diverse, l'esatta conoscenza da parte del testatore dei valori dei beni da comparare (Cass. n. 706/1990).

La dottrina ritiene configurabile legato di debito (cd. improprio) anche nell'ipotesi in cui il testatore, al fine di estinguere il debito, attribuisca al legatario suo creditore una prestazione (in tutto o in parte diversa da quella dovuta) che tenga luogo dell'adempimento (Genghini e Carbone, 1467).

In giurisprudenza è stato affermato che la datio in solutum è astrattamente attuabile anche attraverso un negozio mortis causa. È possibile cioè che con un legato il testatore preveda che una nuova prestazione sostituisca una prestazione precedentemente dovuta e tale disposizione testamentaria determina l'estinzione dell'obbligazione preesistente purché sia seguita dalla successiva manifestazione di volontà del legatario (convergente con la volontà del testatore) consistente nella mancata rinuncia al legato (Cass. n. 9467/2000; Cass. n. 706/1990).

Nell'ipotesi in cui il debito che si intende estinguere mediante la disposizione di legato derivi da un'obbligazione naturale (ad es.: debito di gioco), in giurisprudenza è stato affermato che: non è ipotizzabile un'applicazione analogica dell'art. 2034, che nega la ripetibilità di quanto sia stato già prestato in esecuzione di obbligazioni naturali, qualora il testatore, dichiarandolo espressamente, ai sensi dell'art 659, abbia inteso soddisfare un'obbligazione naturale disponendo un legato in favore del creditore, non solo per il carattere eccezionale e limitato della norma, ma anche per la non somiglianza dei casi (Cass. n. 1297/1971).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941.

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