Codice Civile art. 675 - Accrescimento tra collegatari.

Mauro Di Marzio

Accrescimento tra collegatari.

[I]. L'accrescimento ha luogo anche tra più legatari ai quali è stato legato uno stesso oggetto, salvo che dal testamento risulti una diversa volontà e salvo sempre il diritto di rappresentazione [467 2, 678].

Inquadramento

Per effetto della disposizione in commento l'accrescimento opera anche tra più legatari.

Per l'ipotesi in cui il legatario rinunci al legato (in tal senso dovendosi intendere la formula «non possa o non voglia accettare», contenuta nell'art. 674, dal momento che ai sensi dell'art. 649 il legato si acquista automaticamente, senza bisogno di accettazione, fatta salva la facoltà di rinuncia), occorre rammentare anzitutto che la sostituzione ordinaria e la relativa disciplina trova applicazione anche con riguardo ai legati, secondo l'art. 691. Ciò vuol dire che il testatore può disporre la sostituzione del legatario designato, in caso di rinuncia, con altro soggetto. Si applicano inoltre al legato, come stabilisce l'art. 697, le norme dettate in materia di sostituzione fedecommissaria. In mancanza di sostituzioni, poi, opera l'istituto della rappresentazione (art. 467), con esclusione delle ipotesi, considerate dall'art. 467, comma 2, di legato di usufrutto (nonché di uso e di abitazione, giusta l'estensione ai relativi diritti delle norme sull'usufrutto ex art. 1026) o di altro diritto di natura personale.

Escluse le sostituzioni, esclusa la rappresentazione, si apre l'ambito di applicazione dell'accrescimento tra più legatari o, come si esprime la rubrica della norma, tra collegatari. A tal fine occorre anzitutto che uno stesso oggetto sia stato legato a più legatari, salvo diversa volontà del testatore espressa nel testamento. Dopodiché si deve constatare che la norma non menziona gli ulteriori presupposti indicati dall'art. 674 per l'accrescimento tra coeredi, sicché si discute, se sia da ritenere necessario che la chiamata sia effettuata in un unico testamento e se la stessa debba avvenire per parti eguali.

Sotto il primo aspetto, la dottrina prevalente, ponendo l'accento sulla natura dispositiva della disposizione in esame, e valorizzando il dato letterale del suo riferimento unicamente alla coniunctio re, ritiene che l'accrescimento operi anche quando la volontà del testatore sia stata manifestata mediante più testamenti (Masi, in Comm. S. B., 1979, 45; Palazzo, 807). Altri ritengono che l'art. 675 conterrebbe un chiaro riferimento all'art. 674 e che, dunque, anche in caso di legato l'accrescimento presupporrebbe l'unicità del testamento (Messineo, 383; Caramazza, 443).

In tal senso si è espressa anche la giurisprudenza, osservando che l'art. 675 ammette l'accrescimento tra collegatari solo quando sia stato legato un medesimo oggetto e solo quando dal testamento non risulti una contraria volontà del testatore. Pertanto, l'accrescimento poggia su una volontà anche presunta, del testatore presa in considerazione dalla legge e da questa desunta da determinati elementi obbiettivi, quali: a) che la disposizione abbia uno stesso oggetto; b) che vi sia una pluralità di soggetti chiamati all'intero, in guisa che la chiamata dell'uno costituisca limitazione per l'altro, il quale altrimenti conseguirebbe l'intero; c) che la coniunctio re et verbis di tali chiamati sia fatta solidalmente, con una sola disposizione nello stesso testamento; d) che non vi sia distribuzione di parti fra gli onorati (Cass. n. 1318/1969; App. Napoli 30 giugno 1978, Foro pad., 1979, I, 42).

Dal dato giurisprudenziale, dunque, emerge altresì che l'accrescimento tra più legatari presupponga una chiamata in parti eguali, sul che concorda la dottrina: se il legato è disposto per parti diseguali, non si ha una attribuzione congiuntiva a più persone di un identico oggetto, bensì tanti distinti legati quanti sono i beneficiari della disposizione.

Tale conclusione trova ulteriore conferma in giurisprudenza secondo cui l'accrescimento tra collegatari, di cui all'art 675 postula la chiamata solidale di più soggetti in un medesimo oggetto, senza distribuzione di parti fra gli onorati (Cass. n. 442/1981).

L'accrescimento opera indipendentemente dall'oggetto del legato e, cioè, sia in caso di legato di specie che di genere e anche in caso di legati obbligatori, sia perché, stante la formulazione della norma, non risulta posta alcuna distinzione in ordine all'efficacia diretta od obbligatoria del legato, sia perché la funzione dell'istituto può esplicarsi anche nell'ipotesi in cui i legatari conseguano un diritto di credito: venuto meno uno dei legatari gli altri acquisteranno il credito per intero (Masi, in Comm. S. B., 1979, 46; Capozzi, 954).

Sul piano processuale è stato osservato che la domanda diretta all'accertamento del diritto di accrescimento tra collegatari di uno stesso bene ex art. 675 a causa della premorienza di uno di essi rispetto al testatore, senza che sia in discussione la validità del legato, né il conseguimento del possesso del bene oggetto di esso (art. 649), deve essere proposta soltanto nei confronti di chi concretamente contesti tale pretesa, non ricorrendo la necessità di integrazione del contraddittorio nei confronti dell'erede del testatore, ancorché in presenza del suo interesse alla devoluzione della quota del collegatario premorto a norma dell'art. 677 (Cass. n. 3746/1994).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941;

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