Codice Civile art. 676 - Effetti dell'accrescimento.Effetti dell'accrescimento. [I]. L'acquisto per accrescimento ha luogo di diritto. [II]. I coeredi o i legatari, a favore dei quali si verifica l'accrescimento, subentrano negli obblighi a cui era sottoposto l'erede o il legatario mancante, salvo che si tratti di obblighi di carattere personale. InquadramentoLa disposizione in commento disciplina gli effetti dell'accrescimento (sia tra coeredi che tra collegatari), il quale si verifica ipso iure, senza necessità di accettazione. L'acquisto per accrescimento opera ex tunc, ossia dal momento dell'apertura della successione, costituendo esso l'espansione dell'originario diritto acquistato dall'erede alla morte del testatore (Capozzi, 950). La parte che si accresce ai coeredi si considera dunque da loro acquistata sin dall'apertura della successione, unitamente alla loro quota. Ne deriva che, in caso di morte di un erede intervenuta dopo l'accettazione, ma prima del verificarsi della circostanza da cui dipende l'operatività dell'accrescimento, questo si determina nei confronti dei suoi successori. La dottrina ritiene perlopiù che, una volta accettata l'eredità, l'accrescimento operi indipendentemente dalla volontà del coerede, e cioè anche contro la sua volontà, quale effetto della delazione ereditaria, neppure essendo rinunciabile. Difatti, la rinuncia all'accrescimento da parte di un coerede che abbia già accettato si tradurrebbe in una rinuncia parziale, vietata dall'art. 520. Allo stesso modo, la rinuncia da parte del chiamato all'eredità insieme ad altri, il quale non abbia ancora accettato la sua quota, comporta che egli non acquisti il lascito nella sua interezza (Capozzi, 951; Masi, in Comm. S. B., 1979, 53). L'automaticità dell'accrescimento fa sì che, in caso di rinuncia all'eredità da parte di uno dei chiamati e di accettazione degli altri, quest'ultima si estenda anche alla quota del rinunciante, il quale, per l'effetto, avrà perso il diritto di revocare la rinuncia ai sensi dell'art. 525 (Masi, in Comm. S. B., 1979, 50). Allo stesso modo si è pronunciata la giurisprudenza, riconoscendo effetti alla revoca della rinuncia nel solo caso in cui la vacanza della quota spettante al rinunciante non sia venuta meno, essendosi già verificato l'acquisto da parte degli altri chiamati (Cass. n. 8912/1998). I coeredi o i collegatari a cui favore si verifica l'accrescimento, ai sensi del comma 2 della disposizione in commento, subentrano negli obblighi di carattere non personale già facenti capo al chiamato o al legatario mancante: in particolare i soggetti a cui favore si verifica l'accrescimento rispondono di tali obblighi secondo la disciplina generale, secondo la quale la l'erede che non abbia accettato con il beneficio di inventario è responsabile ultra vires, ed il legatario risponde entro i limiti di valore di quanto ricevuto (art. 671). In giurisprudenza, con riferimento ad un caso di accrescimento causato dalla rinuncia abdicativa del partecipante ad una comunione, è stato affermato che tale rinuncia, in quanto determina l'accrescimento della quota rinunciata a favore degli altri compartecipanti, ha una funzione satisfattiva−liberatoria: ne consegue che il rinunziante, con la dismissione del proprio diritto (reale) si libera delle obbligazioni (propter rem) a quel diritto collegate, e queste vanno a carico dei rimanenti partecipanti (Cass. n. 3931/1978). Vendita o cessione a terzi della quota ereditariaSi discute se, in caso di vendita o cessione a terzi della quota ereditaria, l'eventuale accrescimento, successivo alla stipulazione del contratto, si verifichi a favore dell'erede venditore o cedente oppure a favore del compratore o cessionario. Alcuni ritengono che l'accrescimento debba andare a favore dell'acquirente, affermando che, in mancanza di una contraria volontà, oggetto del contratto è l'intera posizione ereditaria del coerede venditore (Capozzi, 522). Altri ritengono che l'accrescimento operi in favore dell'alienante, dal momento che oggetto dell'alienazione è la quota spettante all'alienante al momento della cessione, che l'accrescimento retroagisce al momento di apertura della successione, e in tale momento la quota appartiene all'alienante, che l'accrescimento opera a favore dei coeredi, quale evidentemente non è l'acquirente (Masi, in Comm. S. B., 1979, 57; Palazzo, 803; Terzi, 1155; Gangi, 464). In ogni caso deve sempre aversi riguardo alla volontà delle parti, verificando se le stesse si siano riferite alla cessione della sola quota oppure all'intera posizione ereditaria (Balestra, 1530). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941; |