Codice Civile art. 678 - Accrescimento nel legato di usufrutto.Accrescimento nel legato di usufrutto. [I]. Quando a più persone è legato un usufrutto in modo che tra di loro vi sia il diritto di accrescimento, l'accrescimento ha luogo anche quando una di esse viene a mancare dopo conseguito il possesso della cosa su cui cade l'usufrutto [982]. [II]. Se non vi è diritto di accrescimento, la porzione del legatario mancante si consolida con la proprietà. InquadramentoLa disposizione in commento stabilisce che, quando a più persone sia stato legato un usufrutto in modo che tra di loro vi sia il diritto di accrescimento (sussistendo cioè i requisiti di cui si è dato conto nell'art. 675), l'accrescimento ha luogo anche quando una di esse venga a mancare dopo avere conseguito il possesso della cosa su cui cade l'usufrutto, mentre, nel caso in cui non vi sia diritto di accrescimento, la porzione del legatario mancante si consolida con la proprietà. La norma si applica all'usufrutto congiuntivo, mentre dal suo ambito di applicazione rimane fuori l'usufrutto successivo, che è vietato dall'art. 698. La regola generale dettata in materia di accrescimento nel legato di usufrutto — nel quale non trova applicazione l'istituto della rappresentazione, ai sensi dell'art. 467 — consiste dunque in ciò, che l'accrescimento ha luogo non soltanto, come di norma (artt. 674 e 675), quando uno dei collegatari non abbia potuto o voluto acquistare il legato, bensì anche nell'ipotesi in cui esso sia venuto meno dopo averlo acquistato, quando cioè la vacanza di quota si sia verificata dopo il conseguimento del legato. La disposizione reca così un'eccezione al principio di consolidazione dell'usufrutto alla nuda proprietà, che sarebbe stato operativo in caso di mancanza della norma in esame. La vacanza può determinarsi, oltre che le cause già viste nelle ipotesi generali di accrescimento, in forza di una delle cause estintive dell'usufrutto, e dunque per morte, rinuncia, prescrizione per non uso, decadenza per abuso, verifica di condizione risolutiva irretroattiva, scadenza di termine finale (Masi, in Comm. S. B., 1979, 66). Quanto alla ratio, si ritiene che la disciplina in esame si giustifichi con la natura temporanea del diritto di usufrutto, a fronte del funzionamento del congegno del diritto di accrescimento, nonché con la presunta volontà del testatore (Ferrari, 288; Gangi, 475): essendo l'usufrutto un diritto per sua natura temporaneo, destinato cioè ad aver termine con la morte del titolare, il venir meno di taluno degli usufruttuari fa cessare il suo concorso con gli altri e determina accrescimento in loro favore, diversamente dal diritto di proprietà che, una volta acquistato, si trasmette per causa di morte agli eredi. Nessun ostacolo, pertanto, si oppone, a differenza che nel legato di proprietà, per l'accrescimento posteriore all'acquisto (Capozzi, 957). La disposizione, che opera anche in caso di legato ad efficacia obbligatoria (Masi, in Comm. S. B., 1979, 65), non può trovare applicazione in caso di chiamata di più legatari nello stesso usufrutto ma in parti disuguali (Masi, in Comm. S. B., 1979, 76), determinandosi in tal caso un'ipotesi di usufrutto successive. In tal senso la S.C. ha osservato che i requisiti, ai quali il codice civile vigente e quello abrogato subordinano l'accrescimento sia fra coeredi che fra collegatari, costituiscono presupposti legali necessari, in mancanza dei quali il diritto all'accrescimento non sorge anche nel caso in cui il testatore lo abbia espressamente disposto. In mancanza dei detti requisiti, ricorrono altri istituti giuridici e divengono operanti i divieti ed i limiti imposti o le specifiche regole dettate per tali istituti. In particolare, nel caso di chiamata di più collegatari nello stesso usufrutto ma in parti diseguali, la espressa disposizione del testatore, secondo cui l'accrescimento opera nel caso in cui uno dei legatari venga a mancare dopo lo acquisto del godimento, integra gli estremi dell'usufrutto successivo esplicitamente vietato sia dall'art. 901 c.c. abrog, sia dall'art. 698 (Cass. n. 604/1976). Accrescimento nei legati di uso e di abitazioneSi discute se l'accrescimento operi anche con riguardo al legato di coabitazione o couso. Secondo un orientamento, dovrebbe essere data risposta negativa, in quanto si verrebbero a configurare nuovi diritti reali, in contrasto con il principio del numerus clausus di essi. Secondo altro orientamento, la risposta dovrebbe essere, invece, affermativa, stante la compatibilità delle norme sull'usufrutto con quelle sull'uso e sull'abitazione (art. 1026). L'accrescimento, in questa seconda prospettiva, può pertanto avere luogo, peraltro entro i limiti ed i bisogni dell'usuario e dell'habitator (Messineo, 384; Masi, in Comm. S. B., 1979, 76). In giurisprudenza risulta essersi pronunciato per la soluzione affermativa un giudice di merito secondo cui la disposizione testamentaria istitutiva del legato di coabitazione è legittima e dà luogo al diritto di coabitazione disciplinato dalle regole della comunione. Se la cosa oggetto del diritto di coabitazione è per sua natura indivisibile, il rimedio è quello dell'aggiudicazione da parte del giudice (Trib. Prato 27 giugno 1989, Riv. not., 1991, 228). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990; Bonilini, Il legato, in Trattato delle successioni e delle donazioni, II, Milano, 2010; Capozzi, Successioni e donazioni, II, Milano, 1982; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982;Cicu, Il testamento, Milano 1969; Gangi, La successione testamentaria, II, Milano, 1964; Genghini e Carbone, Le successioni per causa di morte, II, Padova, 2012; Giordano Mondello, Legato (dir. civ.), in Enc. dir., XXIII, Milano 1973, 719; Lops, Il legato, Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010; Pugliatti, Delle successioni, Comm. D'Amelio-Finzi, Firenze, 1941; |