Codice Civile art. 682 - Testamento posteriore.

Mauro Di Marzio

Testamento posteriore.

[I]. Il testamento posteriore, che non revoca in modo espresso i precedenti, annulla in questi soltanto le disposizioni che sono con esso incompatibili.

Inquadramento

Oltre che espressa, ossia manifestata con apposita dichiarazione del testatore nelle forme previste dall'art. 680, può essere attuata tacitamente attraverso il compimento di atti o fatti incompatibili con la volontà di mantenere ferma la precedente disposizione testamentaria. La revoca tacita può aver luogo attraverso la formazione di un testamento posteriore (art. 682), la distruzione del testamento olografo (art. 684), il ritiro del testamento segreto (art. 685), l'alienazione o trasformazione della cosa legata (art. 686). Non dunque qualsiasi comportamento concludente può determinare la revoca tacita del testamento, ma soltanto le condotte tipizzate considerate dal legislatore nelle disposizioni menzionate.

In tal senso la S.C. ha affermato che la revoca in forma tacita non è ammessa in via generale, ma soltanto attraverso il compimento degli atti o fatti tassativamente indicati, «che implicano necessariamente ed in modo inequivoco (facta concludentia) la volontà del testatore di revocare sue disposizioni testamentarie precedenti» (Cass. n. 1405/1968).

La revoca tacita mediante testamento posteriore è qualificata come vero e proprio negozio di revoca (Capozzi, 991; Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 84). In particolare l'inefficacia della disposizione contenuta nel testamento precedente può derivare sia da una incompatibilità oggettiva (allorché risulti materialmente impossibile dare contemporanea esecuzione alle due disposizioni o ad alcune di esse contenute nel testamento anteriore ed a quelle contenute nel testamento successivo), sia da una incompatibilità soggettiva o intenzionale (allorché, pur se le due disposizioni risultano eseguibili, emerga l'intenzione del testatore di revocare in tutto o in parte la disposizione precedente (Capozzi, 989; Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 84).

La distinzione fra tali due ipotesi è accolta dalla giurisprudenza, la quale afferma che fuori dell'ipotesi di revoca espressa di un testamento, può ricorrere un caso di incompatibilità oggettiva o intenzionale fra il testamento precedente e quello successivo, sussistendo la prima allorché, indipendentemente da un intento di revoca, sia materialmente impossibile dare contemporanea esecuzione alle disposizioni contenute nel testamento precedente ed a quelle contenute nel testamento successivo e configurandosi, invece, incompatibilità intenzionale quando, esclusa tale materiale inconciliabilità di disposizioni, dal contenuto del testamento successivo sia dato ragionevolmente inferire la volontà del testatore di revocare, in tutto o in parte, il testamento precedente e dal raffronto del complesso delle disposizioni o di singole disposizioni contenute nei due atti, sia dato desumere un atteggiamento della volontà del de cuius incompatibile con quello che risultava dall'antecedente testamento. L'indagine al riguardo involge apprezzamenti di fatto riservati al giudice del merito e non censurabile in Sede di legittimità se sorretti da congrua e corretta motivazione (Cass. n. 11587/2017; Cass. n. 6745/1983; Cass. n. 454/1970; Cass. n. 3380/1968; Cass. n. 920/1963).

Il testamento posteriore

Con il testamento posteriore possono essere revocate espressamente le disposizioni testamentarie contenute in un precedente testamento, ma può anche accadere che la volontà di revoca emerga attraverso l'inserimento nel testamento posteriore di disposizioni incompatibili con quelle stabilite nel precedente testamento: in quest'ultimo caso le disposizioni incompatibili con quelle precedenti debbono intendersi tacitamente revocate.

L'incompatibilità può essere totale o riguardare soltanto alcune delle disposizioni contenute nel testamento precedente. Si ha in tal caso revoca parziale, con conservazione delle parti restanti non incompatibili.

La S.C. ha in tal senso osservato che nell'ipotesi di più testamenti successivi, in mancanza, nell'ultimo, di revoca espressa di quelli precedenti, si devono ritenere annullate ai sensi dell'art. 682 — il quale fissa un principio generale di conservazione degli atti di ultima volontà di data anteriore — soltanto le disposizioni precedenti che, a seguito di specifica indagine, risultino essere inconciliabili con il contenuto dell'ultimo testamento (Cass. n. 12285/2002; Cass. n. 12649/2001; Cass. n. 12113/1991; Cass. n. 423/1982). Nell'ipotesi di più testamenti successivi, il posteriore, quando non revoca in modo espresso il precedente, annulla dunque in quest'ultimo solo le disposizioni incompatibili, in applicazione del generale principio di conservazione delle disposizioni di ultima volontà, così da circoscriverne la caducazione al riscontro, caso per caso, della sicura incompatibilità con le successive, potendosi, inoltre, ravvisare una revoca implicita dell'intero testamento precedente solo qualora non sia configurabile la sua sopravvivenza a seguito delle mutilazioni derivanti dalla suddetta incompatibilità (Cass. n. 4617/2012; Cass. n. 8030/2019). Il testamento anteriore deve considerarsi interamente revocato esclusivamente ove sia positivamente accertata la non configurabilità di una sopravvivenza del suo contenuto superstite, a fronte delle mutilazioni derivanti da detta incompatibilità (Cass. n. 12649/2001; Cass. n. 12113/1991).

In caso di testamenti coreografi contemporanei (redatti nella stessa data e senza indicazione dell'ora) ove non risulti possibile accertare il rapporto di successione cronologica fra gli stessi e, pertanto, a quale od a quali fra le disposizioni incompatibili attribuire prevalenza, si ritiene che l'esecuzione debba essere limitata alle disposizioni che siano compatibili, mentre resteranno senza effetto quelle incompatibili (Capozzi, 992; Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 112).

Va precisato che l'inefficacia potrà prodursi unicamente nell'ipotesi in cui l'incompatibilità sia assoluta, mentre diversa soluzione dovrà accogliersi allorché l'incompatibilità sia soltanto parziale e sia quindi possibile dare esecuzione alla parte di contenuto più ampio e che non contrasti con l'altra disposizione.

Nel caso di più testamenti la cui successione cronologica non sia accertabile, tutti muniti di clausola revocatoria, generalmente si ritiene che tali clausole si elidano a vicenda. Secondo una diversa opinione, in tali ipotesi, qualora non si riesca ad accertare la volontà del testatore in ordine all'efficacia dell'uno o dell'altro testamento, mentre è sicuro che, nel suo intento, uno soltanto di questi doveva avere effetto, occorre ritenere che nessuno dei due testamenti abbia effetto, se non per quelle disposizioni che sono riprodotte totalmente o parzialmente in entrambi i testamenti e che valgono quindi per intero o nei limiti minimi in cui è accertabile una sicura volontà del defunto (Talamanca, in Comm. S. B., 1978, 114).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, II, Padova, 1982; Bonilini, La successione testamentaria, in Tratt. dir. succ. e don., II, Milano, 2009; Capozzi, Successioni e donazioni, a cura di A. Ferrucci-C. Ferrentino, I, Milano, 2009; Cicu, Testamento, Milano, 1951; D'Amico, Revoca delle disposizioni testamentarie, in Enc. dir., XL, Milano, 1989; Palazzo, Le successioni, Milano, 2000.

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