Codice Civile art. 698 - Usufrutto successivo.

Mauro Di Marzio

Usufrutto successivo.

[I]. La disposizione, con la quale è lasciato a più persone successivamente l'usufrutto, una rendita [1872 ss.] o un'annualità, ha valore soltanto a favore di quelli che alla morte del testatore si trovano primi chiamati a goderne [796].

Inquadramento

Ricorre l'ipotesi dell'usufrutto successivo ove il testatore abbia attribuito il diritto di usufrutto ad un soggetto ed abbia stabilito che, alla morte di questi, lo stesso diritto sia attribuito ad altro soggetto. In simile ipotesi, considerata la regola dell'estinzione del diritto di usufrutto con la morte dell'usufruttuario (art. 979), il secondo istituito acquista un diritto distinto da quello spettante al primo istituito, sicché non si può parlare di fedecommesso, mancando inoltre l'obbligo di conservare per restituire a carico del primo istituito, così come la trasmissione del medesimo diritto secondo l'ordo successivus. Nonostante le evidenti differenze strutturali tra la sostituzione fedecommissaria e l'usufrutto successivo, quest'ultima ipotesi viene qui regolata per il fatto che essa consente di realizzare un analogo risultato economico, mediante l'istituzione di un soggetto per la nuda proprietà ed il legato dell'usufrutto ad un diverso soggetto vita natural durante.

In giurisprudenza si afferma che il divieto dell'usufrutto successivo, ricollegandosi a quello della sostituzione fedecommissaria, è di ordine pubblico, giacché si coordina anche esso all'esigenza di evitare che siano frapposti ostacoli alla libera circolazione dei beni, mediante l'imposizione di vincoli di durata assai lunga o indeterminata (ne in perpetuum inutiles proprietates sempre abcedente usufructu). Tale divieto trova applicazione anche rispetto ai diritti di uso e di abitazione, in quanto l'art. 1026 richiama espressamente e senza alcuna discriminazione, le norme in tema di usufrutto, tra le quali si inquadra anche l'art. 698, ed in quanto la ratio di questo ricorre anche per i diritti di uso e di abitazione (Cass. n. 1024/1962).

Viceversa la disposizione testamentaria con cui e lasciato al coniuge un usufrutto sotto la condizione risolutiva delle nuove nozze, verificatasi la quale l'usufrutto passera ad altra persona, non integra un'ipotesi di usufrutto successivo, di cui all'art. 698, che tende ad evitare la separazione della nuda proprietà dall'usufrutto per un periodo eccedente la durata della vita del primo usufruttuario (Cass. n. 2737/1975).

A norma dell'art. 590, sono convalidabili anche le disposizioni testamentarie nulle, contrarie a norme di ordine pubblico, a condizione che il negozio di convalida non risulti anch'esso in contrasto con tali precetti e non sia, quindi, a sua volta nullo, o inidoneo a produrre l'effetto (eliminazione della nullità delle disposizioni testamentarie) previsto dall'art. 590. Pertanto, sebbene la disposizione testamentaria con cui il de cuius attribuisca l'usufrutto di un immobile ad un determinato soggetto e successivamente ad altra persona già vivente al momento dell'apertura della successione sia nulla perché in contrasto con il divieto dell'usufrutto successivo, non può, tuttavia, considerarsi nullo il negozio che, a norma dell'art. 590, confermi siffatta disposizione, in quanto la legge si limita a vietare che l'usufrutto successivo sia costituito mediante testamento o donazione (salva l'eccezione prevista dall'art. 796), ma non estende tale divieto agli atti tra vivi diversi dalla donazione, tra i quali si inquadra il negozio di convalida, ed in quanto non contrasta con l'essenza dell'usufrutto ed il suo carattere di temporaneità la costituzione o il riconoscimento di un usufrutto successivo in favore di più persone fisiche già tutte viventi, qualora a ciò si faccia luogo con un negozio inter vivos diverso dalla donazione, giacche in tal caso la durata dell'usufrutto risulta predeterminata e limitata in funzione della durata della vita del più longevo tra i successivi beneficiari (Cass. n. 1024/1962).

Bibliografia

Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, Roma, 1982; Gangi, La successione testamentaria nel vigente diritto italiano, Milano, 1952; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Grosso e Burdese, Le successioni, Torino, 1977; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 1984; Lorefice, Dei provvedimenti di successione, Padova, 1991; Terzi, Sostituzione semplice e sostituzione fedecommissaria, in Trattato breve delle successioni e donazioni, diretto da Rescigno e coordinato da Ieva, I, Padova, 2010.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario