Codice Civile art. 701 - Persone capaci di essere nominate.

Mauro Di Marzio

Persone capaci di essere nominate.

[I]. Non possono essere nominati esecutori testamentari coloro che non hanno la piena capacità di obbligarsi [2, 394, 414, 424].

[II]. Anche un erede o un legatario può essere nominato esecutore testamentario.

Inquadramento

La norma in commento stabilisce che possono essere nominati esecutori testamentari coloro che hanno la «piena capacità di obbligarsi».

L'impiego di quest'ultima espressione ha suscitato qualche perplessità in ragione del mancato riferimento alla più consueta nozione di «capacità di agire». Nondimeno è generalmente riconosciuta l'impossibilità di assunzione dell'incarico da parte dell'interdetto, sia esso legale o giudiziale, dell'inabilitato e del minore, ancorché emancipato (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 447; Azzariti-Martinez-Azzariti, 1973, 620; Caramazza, in Comm. De M. 1982, 560). A tale elencazione occorre aggiungere le persone sottoposte ad amministrazione di sostegno, nella misura in cui questa comporti una menomazione della capacità di obbligarsi.

Si discute, invece, se possa ricoprire la carica di esecutore testamentario il minore emancipato ed abilitato all'esercizio di un'impresa commerciale, il quale, ai sensi dell'art. 397, comma 3, può compiere gli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione, quantunque estranei all'esercizio dell'impresa (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 448).

Discussa e anche la capacità di ricoprire l'ufficio di esecutore testamentario del fallito. Si ritiene in prevalenza che egli, a seguito del fallimento, non sia privato della capacità di obbligarsi, se non con riguardo ai rapporti attratti dal fallimento (Giannattasio, 1961, 410; Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 448; Trimarchi, 1966, 391; Caramazza, in Comm. De M. 1982, 560; Bonilini, 1991, 541; Vicari, 1994, 1319; Cuffaro, in Tr. Res. 1997, 360).

Devono ritenersi capaci, poi, gli altri soggetti esclusi dall'ufficio di tutore, ai sensi dell'art. 350 (Giannattasio, 1971, 411).

Non incide sulla capacità di ricoprire l'incarico di esecutore testamentario l'incapacità naturale (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 449), la quale, se si traduce in abituale infermità di mente, costituisce il presupposto di fatto della pronuncia di interdizione o di inabilitazione, da cui deriva la decadenza dall'ufficio. Altrimenti, l'incapacità naturale può rilevare ai fini dell'esonero, il quale ragione di inidoneità, ai sensi dell'art. 710.

Capacità delle persone giuridiche

Si discute anche della capacità a ricoprire l'incarico di esecutore testamentario delle persone giuridiche (Manca, 1941, 633).

Sembra doversi considerare che il fondamento fiduciario della nomina dell'esecutore può senz'altro realizzarsi mediante la nomina di un ente morale, motivata dal suo prestigio, affidabilità, competenza, sempre che le disposizioni testamentarie da adempiere siano riconducibili al suo scopo. Ed anzi, la nomina di una persona giuridica può apparire consigliabile quando l'esecuzione testamentaria sia destinata a protrarsi per un considerevole lasso di tempo (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 452; Trimarchi 1966, 391; Azzariti, Martinez e Azzariti, 1973, 620; Bonilini, 1991, 541; Cuffaro, in Tr. Res.1997, 360).

Si trova altresì affermato che anche le società commerciali possono ricoprire l'incarico di esecutore testamentario (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 451; Bonilini, 1991, 541). Si è escluso che argomenti in contrario possano essere desunti, sulla scorta dei lavori preparatori, dal rischio che l'esecuzione testamentaria possa trasformarsi «in una vera e propria speculazione» (Azzariti, Martinez e Azzariti, 1973, 619), mentre occorre di volta in volta scrutinare se l'accettazione della carica sia compatibile con lo scopo di lucro perseguito dalla società in conformità all'atto costitutivo ed allo statuto.

È generalmente ammessa la nomina ad esecutore indirizzata verso la persona fisica individuata per relationem quale organo di una persona giuridica (il sindaco, il rettore, l'arcivescovo pro tempore, come nell'ipotesi portata all'esame di Cass. n. 8/1977).

L'erede o legatario quale esecutore testamentario

Il secondo comma della disposizione in esame stabilisce che anche gli eredi o legatari possono essere nominati esecutori testamentari. È intrinsecamente necessario, in tal caso, che siano previste disposizioni testamentarie da eseguire in favore di soggetti distinti da chi, essendo erede o legatario, ricopra la carica di esecutore testamentario. Si dice che, nel caso prospettato, l'accettazione della nomina ad esecutore testamentario non importa accettazione dell'eredità o del legato, a meno che il testatore non abbia disposto in tal senso (Manca, 1941, 634; Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 454).

Può darsi il caso che la simultanea assunzione delle vesti di erede o legatario e di esecutore testamentario dia luogo ad un conflitto di interessi: in tal caso il conflitto può condurre all'esonero dall'ufficio di esecutore, ai sensi dell'art. 710, qualora si traduca in gravi irregolarità, inidoneità o menomazione della fiducia.

Momento di valutazione della capacità dell'esecutore testamentario

I requisiti di capacità devono sussistere non al momento della nomina, ma a quello in cui essa diviene efficace a seguito dell'apertura della successione (Manca, 1941, 634; Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 453). Secondo alcuni la verifica della capacità andrebbe posticipata «al tempo in cui l'esecutore assume con l'accettazione l'ufficio» (Azzariti, Martinez e Azzariti, 1973, 621), ma l'opinione non sembra esatta, dal momento che la capacità dell'esecutore è requisito della nomina e non dell'accettazione, ai sensi della norma in commento.

Se la capacità viene a mancare dopo l'accettazione, la decadenza dall'ufficio si verifica di diritto, senza necessità del provvedimento previsto dall'art. 710 (Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 454).

Bibliografia

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