Codice Civile art. 727 - Norme per la formazione delle porzioni.

Giusi Ianni

Norme per la formazione delle porzioni.

[I]. Salvo quanto è disposto dagli articoli 720 e 722, le porzioni devono essere formate, previa stima dei beni, comprendendo una quantità di mobili, immobili e crediti di eguale natura e qualità, in proporzione dell'entità di ciascuna quota [718, 1114; 194 att. c.p.c.].

[II]. Si deve tuttavia evitare, per quanto è possibile, il frazionamento delle biblioteche, gallerie e collezioni che hanno un'importanza storica, scientifica o artistica.

Inquadramento

La norma in commento detta i criteri che devono essere rispettati per la formazione delle porzioni all'esito della divisione, da parte del giudice — o del consulente tecnico da quest'ultimo eventualmente nominato ex art. 191 c.p.c. — ovvero del notaio delegato al compimento delle relative operazioni ex art. 786 c.p.c., stabilendo che le porzioni debbano essere formate comprendendo anche i crediti. I crediti del de cuius, quindi, a differenza dei debiti, non si ripartiscono tra i coeredi in modo automatico in ragione delle rispettive quote (art. 752), ma entrano a far parte della comunione ereditaria (Cass. 24449/2015).

I criteri per la formazione delle porzioni

L'art. 727 pone la regola generale della omogeneità delle porzioni tra i condividenti, sia sotto il profilo quantitativo (con riferimento alla necessità della stima dei beni), che sotto quello qualitativo, dovendosi tendenzialmente ricomprendere nelle singole porzioni una quantità di mobili, immobili e crediti di uguale natura e qualità, in proporzione dell'entità della quota di ciascun condividente. Lo stesso art. 727, tuttavia, fa salva la disciplina di cui agli artt. 720 e 722per l'ipotesi in cui nel patrimonio da dividere vi siano immobili non comodamente divisibili ovvero indivisibili nell'interesse della produzione nazionale e impone di evitare, per quanto è possibile, il frazionamento delle biblioteche, gallerie e collezioni che hanno un'importanza storica, scientifica o artistica.

La giurisprudenza di legittimità, inoltre, ha chiarito che la norma in commento indica soltanto un criterio di massima per la formazione delle porzioni, dal quale il giudice può motivatamente discostarsi non solo nelle ipotesi espressamente previste dagli artt. 720 e 722, ma anche quando la rigorosa applicazione del principio determinerebbe un pregiudizio del diritto dei condividenti a conseguire una porzione di valore proporzionalmente corrispondente a quella spettante singolarmente sulla massa, come potrebbe verificarsi in caso di diseguaglianza delle quote (Cass. n. 27602/2024; Cass. n. 29733/2017; Cass. n. 9282/2018). Si è chiarito, altresì, che il principio della omogeneità delle porzioni, applicabile anche alle comunioni ordinarie ex art. 1116, postula che la comunione abbia ad oggetto una pluralità di beni di diversa qualità, essendo diretto ad attuare il diritto dei condividenti a conseguire una frazione di valore proporzionalmente corrispondente a quella spettante singolarmente sull'unica massa da dividere, sicché esso non è applicabile alla comunione avente ad oggetto un unico immobile (Cass. n. 25946/2013). Si ammette la possibilità che la divisione possa essere realizzata anche con la formazione di una o più quote destinate a rimanere in comunione tra alcuni degli originari condividenti, che ne abbiano fatto richiesta ( Cass. n. 40426/2021 ).

Bibliografia

Bonilini, Divisione, in Dig. Civ., Torino, 1990, 487 e ss.; Mora, Il contratto di divisione, Milano, 1994, 1 e ss.; Mora, La divisione. Effetti, garanzie e impugnative, Milano, 2014, 1 e ss.; Pischetola, La divisione contrattuale. Profili civilistici e fiscali, Roma, 1 ss.

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