Codice Civile art. 746 - Collazione d'immobili.

Giusi Ianni
aggiornato da Rossella Pezzella

Collazione d'immobili.

[I]. La collazione di un bene immobile si fa o col rendere il bene in natura o con l'imputarne il valore alla propria porzione [747], a scelta di chi conferisce [2645].

[II]. Se l'immobile è stato alienato o ipotecato, la collazione si fa soltanto con l'imputazione.

Inquadramento

La norma disciplina le modalità della collazione per il caso in cui la donazione del de cuius abbia avuto ad oggetto beni immobili, rimettendo al donatario la scelta tra il conferimento in natura del bene ovvero l'imputazione alla propria quota del relativo valore.

La collazione degli immobili

La scelta della modalità di collazione degli immobili che l'art. 746 rimette al donatario non è derogabile dal donante, che ha solo il potere di dispensare il donatario dalla collazione, non anche di vincolarlo nella forma del conferimento (Cass. n. 5659/2015). La disciplina di cui all'art. 746 trova applicazione anche nell'ipotesi di acquisto di un immobile con denaro proprio del disponente ed intestazione del bene ad altro soggetto, che il disponente medesimo intenda in tal modo beneficiare, configurando tale fattispecie, secondo la giurisprudenza, un'ipotesi di donazione indiretta dell'immobile e non del denaro impiegato per l'acquisto, sicché, in caso di collazione, il conferimento deve avere ad oggetto l'immobile e non il denaro. Tuttavia, in caso di donazione indiretta, è pregiudiziale all'obbligo di collazione la proposizione della domanda di accertamento dell'esistenza della stessa (Cass. n. 23403/2022). Secondo un orientamento giurisprudenziale va compiuta secondo le modalità previste per gli immobili dall'art. 746 anche la collazione della quota di azienda, rappresentando quest'ultima la misura della contitolarità del diritto reale sulla universitas rerum dei beni di cui si compone, sicché — ove si proceda per imputazione — deve aversi riguardo al valore non dei singoli beni ma a quello assunto dall'azienda, quale complesso organizzato, al tempo dell'apertura della successione (Cass. n. 502/2003). L'orientamento sembrava destinato ad essere rivisto alla luce di quanto affermato da Cass. S.U., n. 5087/2014, secondo cui ai fini della disciplina del possesso e dell'usucapione, l'azienda, quale complesso dei beni organizzati per l'esercizio dell'impresa, deve essere considerata come un bene distinto dai singoli componenti, suscettibile di essere unitariamente posseduto e, nel concorso degli altri elementi indicati dalla legge, usucapito. Esso è stato, tuttavia, di recente nuovamente ribadito dalla Suprema Corte (Cass. n. 10756/2019;  Cass. n. 2505/2022 ). Qualora, in ogni caso, il donatario opti per la collazione per imputazione la somma di denaro corrispondente al valore del bene donato deve determinarsi con riferimento alla data di apertura della successione (come evincibile dal successivo art. 747) e viene sin da quel momento a far parte della massa ereditaria in sostituzione del bene donato, costituendo in tal modo ab origine un debito di valuta a carico del donatario cui si applica il principio nominalistico; ne consegue che anche gli interessi legali vanno rapportati a tale valore e decorrono dal medesimo momento (Cass. n. 5659/2015, cit.; Cass. n. 25646/2008).

Se il donatario non esercita tale scelta , la collazione deve farsi per imputazione del relativo valore alla quota di sua spettanza (Cass. n. 17409/2023).

L'imputazione è, invece, modalità obbligatoria di collazione per quanto riguarda gli immobili alienati o ipotecati, senza che siano ammissibili, anche in questo caso, possibilità di deroga.

Bibliografia

Albanese, Della collazione. Del pagamento dei debiti, Milano, 2009, 1 ss.; Andreoli, Contributo alla teoria della collazione delle donazioni, Milano, 1942, 152; Carnevali, Collazione, in Dig. Civ., Torino, 1988, 472 ss.

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