Codice Civile art. 747 - Collazione per imputazione.

Giusi Ianni
aggiornato da Rossella Pezzella

Collazione per imputazione.

[I]. La collazione per imputazione si fa avuto riguardo al valore dell'immobile al tempo dell'aperta successione [456].

Inquadramento

A specificazione di quanto stabilito dall'art. 746, la norma in commento dispone che qualora il donatario scelga la collazione per imputazione dell'immobile, la conversione in denaro del valore dell'immobile deve avvenire con riferimento al tempo dell'apertura della successione.

Con tale forma di collazione i beni non tornano materialmente e giuridicamente a far parte della massa ereditaria, ma incidono esclusivamente nel computo aritmetico delle quote da attribuire ai singoli coeredi, secondo la misura del diritto di ciascuno. Non sono irrilevanti, ai fini del computo di detto valore, i miglioramenti che abbiano interessato l'immobile fino a quel momento: infatti, ai sensi dell'art. 748 va dedotto a favore del donatario il valore delle migliorie apportate al fondo nei limiti del loro valore al tempo dell'aperta successione e, analogamente, ai sensi dell'art. 749, nel caso di alienazione, i miglioramenti fatti dall'acquirente devono essere computati nei medesimi termini (Cass. n. 20041/2016).

Sono, quindi, irrilevanti eventuali variazioni di valore intervenute tra la data di apertura della successione e la data in cui concretamente avvenga la divisione (Cass. n. 25646/2008).

La collazione per imputazione di beni immobili

La collazione per imputazione si differenzia da quella in natura per il fatto che i beni oggetto di donazione rimangono di proprietà del medesimo condividente, che imputa alla propria porzione una somma di denaro corrispondente al valore del bene donato, da accertarsi con riferimento alla data di apertura della successione.

Per effetto dell'imputazione, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, la somma di denaro corrispondente al valore dell'immobile entra a far parte della massa ereditaria in sostituzione del bene donato, costituendo in tal modo ab origine un debito di valuta a carico del donatario, cui si applica il principio nominalistico. Ne consegue che il donatario in tal caso dovrà corrispondere non i frutti civili dell'immobile oggetto di collazione, ma gli interessi legali sulla somma imputata, con decorrenza dal momento dell'apertura della successione (Cass. n. 9177/2018). Con riferimento, invece, all'immobile donato in nuda proprietà con riserva di usufrutto in favore del donante, si è precisato che la collazione per imputazione va effettuata con riferimento al valore corrispondente alla piena proprietà come acquisita dal donatario all'epoca di apertura della successione, sia perché solo in tale momento si può stabilire il valore dell'intera massa da dividere ed attuare lo scopo della collazione di ricomposizione in modo reale dell'asse ereditario, sia perché l'acquisizione della piena proprietà del bene in capo al donatario alla morte del donante (ovvero al tempo di apertura della successione, come individuato dall'art. 456) è, comunque, effetto riconducibile al suddetto atto di donazione. In caso contrario, il donatario si avvantaggerebbe ingiustificatamente del mancato conferimento alla massa di un importo corrispondente alla differenza tra il valore equivalente alla nuda proprietà e quello equivalente alla piena proprietà del bene stesso (Cass. n. 25473/2000). Qualora, invece, il donante abbia donato la nuda proprietà, riservandosi l'usufrutto per sé e per il coniuge, vita natural durante e con reciproco diritto di accrescimento (cd. usufrutto congiuntivo), se il coniuge muore prima dell'apertura della successione del donante, il bene donato è soggetto a collazione per imputazione secondo il valore della piena proprietà; ove il coniuge, al contrario, sopravviva al donante, il donatario sarà obbligato a conferire solo il valore della nuda proprietà al tempo dell'apertura della successione (Cass. n. 18211/2020).

Non è soggetto a collazione il godimento a titolo gratuito di un immobile concesso durante la propria vita dal "de cuius" a uno degli eredi (Cass. n. 27259/2017).

Nel caso in cui il valore del bene donato sia superiore al valore della quota e il coerede scelga l'imputazione, quest’ultimo dovrà imputare alla sua quota il valore della donazione ricevuta fino a concorrenza del valore della quota stessa e dovrà versare alla massa l'equivalente pecuniario dell'eccedenza. Il debito relativo a tale eccedenza, che costituisce debito di valuta, va determinato con riferimento al potere di acquisto della moneta al tempo dell'apertura della successione, dal quale decorrono gli interessi (Cass n. 17755/2023).

Bibliografia

Albanese, Della collazione. Del pagamento dei debiti, Milano, 2009, 1 ss.; Andreoli, Contributo alla teoria della collazione delle donazioni, Milano, 1942, 152; Carnevali, Collazione, in Dig. Civ., Torino, 1988, 472 ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario