Codice Civile art. 752 - Ripartizione dei debiti ereditari tra gli eredi.

Giusi Ianni

Ripartizione dei debiti ereditari tra gli eredi.

[I]. I coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti disposto [663, 1295, 1315].

Inquadramento

La norma disciplina la ripartizione dei debiti ereditari tra i coeredi, ponendo la regola secondo cui essi ne rispondono in proporzione alle rispettive quote ereditarie, salvo che il testatore abbia diversamente disposto.

La stessa disciplina si applica per quanto riguarda i pesi ereditari, vale a dire quegli oneri che sorgono in conseguenza dell'apertura della successione, come ad esempio le spese per le onoranze funebri (Cass. n. 28/2002) o quelle necessarie per l'accettazione dell'eredità.

 Colui che ha anticipato tali spese ha, quindi, diritto ad ottenerne il rimborso pro-quota da parte dei coeredi, sempre che non si tratti di spese eccessive, sostenute contro la loro volontà (Cass. n. 1994/2016).

La divisione dei debiti ereditari tra i coeredi

La norma si riferisce solo ed esclusivamente al rapporto tra coeredi, mentre per quanto riguarda il rapporto con i creditori ereditari trova applicazione la diversa disciplina di cui all'art. 754.

I crediti del de cuius, invece, a differenza dei debiti, non si ripartiscono tra i coeredi in modo automatico in ragione delle rispettive quote, ma entrano a far parte della comunione ereditaria in conformità all'art. 727 (Cass. n. 10585/2024). La disciplina di cui all'art. 752, secondo cui i debiti e i pesi ereditari si ripartiscono tra i coeredi in proporzione delle loro quote, salvo che il testatore abbia diversamente disposto, opera solo per i debiti presenti nel patrimonio del de cuius al momento della morte, nonché per quelli sorti in immediata conseguenza della successione ereditaria, non anche per i debiti venuti occasionalmente ad esistenza dopo la morte di quello a causa della condotta degli eredi (Cass. n. 8900/2013), i quali non adempiano ad obbligazioni che pur traggono i propri presupposti remoti da atti o fatti riconducibili alla sfera patrimoniale del defunto (ad esempio, l'obbligo risarcitorio per il mancato rilascio di un immobile concesso in comodato al de cuius e richiesto in restituzione dal comodante per la prima volta agli eredi). Essendo, poi, ciascun erede tenuto a soddisfare i debiti ereditari in proporzione della quota attiva in cui succede, l'azione per il pagamento di un debito ereditario nei confronti di una pluralità di eredi non dà vita ad un litisconsorzio necessario fra gli stessi, non versandosi nell'ipotesi di un rapporto unitario indivisibile (Cass. n. 13644/2010). Ciò, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, vale sia per il giudizio di primo grado sia per la fase di gravame (Cass. n. 8487/2016; Cass. n. 4199/2016). Il convenuto, tuttavia, che eccepisca l'esistenza di altri coeredi, nonché la divisione "pro quota" del debito ereditario, ha l'onere di provarne l'esistenza, la consistenza numerica (agli effetti della eccepita divisione del debito in proporzione della rispettiva quota ereditaria), il titolo alla successione e la stessa qualifica di eredi dei soggetti indicati (Cass. n. 17122/2020). Tanto la disciplina di cui all'art. 752, che concerne i rapporti tra coeredi, quanto quella di cui all'art. 754, che riguarda il rapporto con i creditori ereditari, sono, anche tacitamente, derogabili dagli eredi e non impediscono che un solo coerede assuma l'obbligo di adempiere l'intero debito (Cass. n. 24792/2008).

Bibliografia

Albanese, Della collazione. Del pagamento dei debiti, Milano, 2009, 1 ss.

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