Codice Civile art. 759 - Evizione subita da un coerede.

Giusi Ianni

Evizione subita da un coerede.

[I]. Se alcuno dei coeredi subisce evizione [1483], il valore del bene evitto, calcolato al momento dell'evizione, deve essere ripartito tra tutti i coeredi ai fini della garanzia stabilita dall'articolo precedente, in proporzione del valore che i beni attribuiti a ciascuno di essi hanno al tempo dell'evizione e tenuto conto dello stato in cui si trovano al tempo della divisione [140 trans.].

[II]. Se uno dei coeredi è insolvente, la parte per cui è obbligato deve essere egualmente ripartita tra l'erede che ha sofferto la evizione e tutti gli eredi solventi.

Inquadramento

La norma disciplina il contenuto della garanzia per evizione, che i coeredi sono tenuti vicendevolmente a prestarsi ai sensi dell'art. 758, salvi i casi di esclusione configurati dalla stessa norma.

Essa trova il suo titolo giustificativo nella esigenza di ripartire fra tutti i coeredi, in proporzione delle rispettive quote, le conseguenze pregiudizievoli delle pretese avanzate da terzi, per cause anteriori alla divisione, sui beni ereditari assegnati ad uno o più coeredi (Cass. n. 1042/1962).

Il contenuto della garanzia per evizione

Qualora uno dei coeredi subisca l'evizione per fatti non imputabili a sua colpa e derivanti da cause anteriori alla divisione, il valore del bene evitto, ai fini della garanzia stabilita dall'art. 758, si calcola al momento dell'evizione (e non della divisione) e deve essere ripartito tra i coeredi in proporzione al valore che i beni attribuiti a ciascuno di essi hanno nello stesso momento, tenuto conto, però, dello stato in cui i beni stessi di trovavano al momento della divisione (ciò al fine di evitare che possano influire sul contenuto della garanzia i miglioramenti fatti dai coeredi tra la data della divisione e quella dell'evizione, ovvero i deterioramenti verificatisi per colpa dell'assegnatario). Nell'ambito di tale ripartizione, ove uno dei coeredi sia insolvente, la parte per cui quest'ultimo è obbligato deve essere ripartita tra tutti i coeredi, compreso chi ha subito l'evizione, in misura proporzionale alle rispettive quote. Anche in questo caso si ritiene che l'espressione “insolvenza” usata dalla norma sia da intendere in senso atecnico, non implicando lo stato di decozione di cui alla legge fallimentare, ma qualsiasi ipotesi di inadempimento del coerede.

La giurisprudenza di legittimità ha, poi, chiarito che non ricorre alcuna ipotesi di evizione in caso di nullità della divisione giudiziale tra coeredi, essendo tale vizio ostativo alla produzione di tutti gli effetti tipici della divisione, incluso l'obbligo di garanzia tra i coeredi. In tal caso, pertanto, l'unico rimedio esperibile sarà l'effettuazione di una nuova divisione (Cass. n. 8693/1998). Non determina, di contro, nullità della divisione la circostanza che l'erede, dopo l'acquisto del bene attribuitogli (che si verifica dal momento dell'apertura della successione ai sensi dell'art. 757), subisca la perdita del bene medesimo per effetto di espropriazione forzata promossa dal creditore del de cuius, determinando tale ipotesi proprio l'insorgere dell'obbligo di garanzia gravante sugli altri coeredi, ai sensi degli artt. 758 e 759 (Cass. n. 796/1986).

Bibliografia

Mora, Il contratto di divisione, Milano, 1995.

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