Codice Civile art. 768 - Alienazione della porzione ereditaria.

Giusi Ianni

Alienazione della porzione ereditaria.

[I]. Il coerede che ha alienato la sua porzione o una parte di essa non è più ammesso a impugnare la divisione per dolo o violenza [761], se l'alienazione è seguita quando il dolo era stato scoperto o la violenza era cessata.

[II]. Il coerede non perde il diritto di proporre l'impugnazione, se la vendita è limitata a oggetti di facile deterioramento o di valore minimo in rapporto alla quota.

Inquadramento

La norma configura una speciale ipotesi di convalida del contratto di divisione annullabile per violenza o dolo, che va ad integrare la generale disciplina di cui all'art. 1444.

L'alienazione della porzione ereditaria da parte del coerede che abbia subito violenza o dolo

Ai sensi dell'art. 761, il contratto di divisione è annullabile quando è l'effetto di violenza o dolo. Il contraente la cui volontà sia stata viziata da violenza o dolo, tuttavia, perde il diritto di impugnare la divisione qualora dopo la cessazione della violenza o la scoperta del dolo alieni la propria porzione o una parte di essa. La norma, quindi, attribuisce all'alienazione il significato di rinuncia all'impugnazione o di tacita ratifica della divisione viziata. Essa, tuttavia, non trova applicazione quando la vendita della porzione è limitata ad oggetti di facile deterioramento o di minimo valore in relazione al valore della quota dell'alienante.

Secondo la giurisprudenza di legittimità, inoltre, l'art. 768 non trova applicazione qualora la divisione sia rescindibile per lesione (Cass. n. 3447/1958)

Bibliografia

Burdese, La divisione ereditaria, in Trattato di diritto civile italiano, Torino, 1980, 244; Morelli, La comunione e la divisione ereditaria, in Giurisprudenza sistematica di diritto civile e commerciale, Torino, 1998, 228.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario