Codice Civile art. 769 - Definizione.

Giusi Ianni

Definizione.

[I]. La donazione è il contratto [782, 1321 ss.] col quale, per spirito di liberalità [770], una parte arricchisce l'altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto [1376] o assumendo verso la stessa una obbligazione [1173 ss.].

Inquadramento

La donazione è definita come il contratto con il quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l'altra, disponendo in favore di quest'ultima un diritto proprio (già esistente nel proprio patrimonio) o assumendo verso la medesima un'obbligazione. Si parla di contratto in quanto, ai fini del perfezionamento della fattispecie, è necessario che il donatario formalmente accetti l'atto di disposizione del donante in suo favore. La donazione, quindi, si perfeziona solo con l'accettazione da parte del donatario della proposta del donante.

Gli elementi costitutivi del contratto di donazione

Dalla definizione data dall'art. 769 si ricava che nella struttura del contratto di donazione sono rinvenibili un elemento oggettivo (rappresentato da un atto di disposizione del donante, che ne comporti il depauperamento con corrispondente arricchimento del donatario) e un elemento soggettivo (rappresentato dallo spirito di liberalità).

Dalla donazione si differenzia il contratto atipico di vitalizio improprio o assistenziale, che presuppone l'elemento dell'aleatorietà, essendo caratterizzato dall'incertezza obiettiva iniziale circa la durata della vita del beneficiario e il conseguente rapporto tra valore complessivo delle prestazioni dovute dall'obbligato e valore del cespite patrimoniale cedutogli in corrispettivo. Ne consegue che l'originaria macroscopica sproporzione del valore del cespite rispetto al minor valore delle prestazioni fa presumere lo spirito di liberalità tipico della donazione, eventualmente gravata da modus (Cass. n. 15904/2016).

Non tutti gli atti di disposizione a titolo gratuito, pertanto, possono qualificarsi come donazione, occorrendo anche che la disposizione patrimoniale sia animata da «spirito di liberalità» (Cass. n. 21781/2008). Lo spirito di liberalità, in particolare, secondo la giurisprudenza di legittimità, va ravvisato nella consapevolezza del donante di attribuire al donatario un vantaggio patrimoniale in assenza di qualsivoglia costrizione, giuridica o morale (Cass. n. 8018/2012). Tale spontaneità dell'attribuzione patrimoniale, peraltro, non è ritenuta incompatibile con una eventuale conflittualità, anche esasperata, esistente tra le parti al momento del contratto, trattandosi di elemento fattuale del tutto neutro rispetto alla causa della donazione, salvo il ricorrere di eventuali motivi di annullamento del contratto per vizio della volontà. La donazione è un contratto necessariamente formale in quanto richiede la forma dell'atto pubblico a pena di nullità (art. 782). La donazione può essere diretta (quando realizza lo schema tipico di cui all'art. 782 nella sua stipula) ovvero indiretta (quando la liberalità è realizzata con un negozio differente). Alle donazioni indirette si applicano talune delle norme dettate in materia di donazione diretta, ma non, ad esempio, le regole di forma dettate dall'art. 782 (art. 809, al cui commento si rinvia). È considerato nullo il contratto preliminare di donazione, creando esso, a carico del promittente, un vincolo giuridico a donare, ritenuto contrastante con lo spirito di liberalità che deve permeare la donazione (Cass. n. 6080/2020).

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss.

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