Codice Civile art. 771 - Donazione di beni futuri.Donazione di beni futuri. [I]. La donazione non può comprendere che i beni presenti del donante. Se comprende beni futuri [1348], è nulla rispetto a questi [1419, 1421 ss.], salvo che si tratti di frutti non ancora separati [820 2]. [II]. Qualora oggetto della donazione sia un'universalità di cose [816] e il donante ne conservi il godimento trattenendola presso di sé, si considerano comprese nella donazione anche le cose che vi si aggiungono successivamente, salvo che dall'atto risulti una diversa volontà. InquadramentoLa norma in commento vieta, in generale, la possibilità di donare beni futuri, non ancora presenti, cioè, nel patrimonio del donante al momento dell'atto dispositivo. La ratio viene individuata dalla dottrina nello sfavore dell'ordinamento per le attribuzioni a titolo gratuito, che porta ad arginare la possibilità di disporre anche di beni futuri. L'ambito di applicazione della normaSecondo la giurisprudenza di legittimità, il divieto di cui all'art. 771 riguarda anche la possibilità di donare beni altrui, in quanto la nozione di beni futuri attiene a tutti gli atti perfezionati prima che il loro oggetto entri a comporre il patrimonio del donante. Anche la donazione di cosa altrui, tuttavia, è idonea ai fini dell'usucapione decennale, poiché il titolo richiesto dall'art. 1159 deve essere suscettibile in astratto, e non in concreto, di determinare il trasferimento del diritto reale, ossia tale che l'acquisto del diritto si sarebbe senz'altro verificato se l'alienante ne fosse stato titolare (Cass. n. 12782/2013). Le Sezioni Unite hanno chiarito che la donazione di cosa altrui o parzialmente altrui, sebbene non espressamente vietata, è nulla per difetto di causa, sicché la donazione del coerede avente ad oggetto la quota di un bene indiviso compreso nella massa ereditaria è nulla, atteso che, prima della divisione, quello specifico bene non fa parte del patrimonio del coerede donante; tuttavia, qualora nell'atto di donazione sia affermato che il donante è consapevole dell'altruità della cosa, la donazione vale come donazione obbligatoria di dare (Cass. S.U., n. 5068/2016 ). Inoltre si è chiarito la donazione dispositiva di un bene altrui, benché non espressamente disciplinata, deve ritenersi viziata da nullità rilevabile d'ufficio, proprio sulla base del disposto dell'art. 771 c.c. (Cass. n. 144/2017). Qualora, invece, la donazione abbia ad oggetto sia beni presenti che beni futuri, essa, sulla base di quanto stabilito dallo stesso art. 771, deve considerarsi valida solo in relazione ai primi, senza che sia consentita la valutazione della volontà complessiva delle parti di cui all'art. 1419, trattandosi di nullità parziale imposta direttamente dalla legge (Carnevali, in Tr. Res., 1982, 502). Le eccezioni al divietoIl divieto di donazione di beni futuri incontra una prima eccezione per il caso in cui la donazione abbia ad oggetto beni già presenti nel patrimonio del donante e frutti naturali e civili non ancora separati dalla cosa principale, benché questi ultimi siano da considerarsi anch'essi beni futuri ai sensi dell'art. 820. Altra deroga si rinviene nel secondo comma dell'art. 771, il quale stabilisce che qualora oggetto della donazione sia un'universalità di cose di cui il donante mantenga il godimento, l'oggetto della donazione si estende anche alle cose che si aggiungano successivamente alla conclusione del contratto, salvo che da quest'ultimo risulti una diversa volontà. La deroga si spiega, all'evidenza, con la destinazione economica unitaria che caratterizza l'universalità di beni, che non consente, appunto, una valutazione frazionata dei beni che la compongono, anche qualora parte degli stessi venga ad esistenza successivamente alla donazione. BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss. |