Codice Civile art. 775 - Donazione fatta da persona incapace d'intendere o di volere.Donazione fatta da persona incapace d'intendere o di volere. [I]. La donazione fatta da persona che, sebbene non interdetta, si provi essere stata per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d'intendere o di volere al momento in cui la donazione è stata fatta, può essere annullata su istanza del donante, dei suoi eredi o aventi causa [428]. [II]. L'azione si prescrive in cinque anni dal giorno in cui la donazione è stata fatta [428 3, 1442 ss.]. InquadramentoLa norma in commento sancisce l'annullabilità su istanza del donante, dei suoi eredi o aventi causa, della donazione posta in essere da soggetto in stato di incapacità naturale al momento dell'atto dispositivo. Trattasi di disciplina che si differenzia da quella dettata dall'art. 428, che ai fini dell'annullabilità dei contratti stipulati da persona incapace di intendere o di volere richiede la malafede dell'altro contraente. La norma, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, si applica anche al contratto di assicurazione sulla vita, qualora venga indicata come beneficiario una persona non legata al designante da un vincolo di mantenimento o di dipendenza economica: in tal caso, infatti, l’atto deve presumersi, fino a prova contraria, compiuto a spirito di liberalità, e costituisce una donazione indiretta che, se compiuta da incapace naturale è annullabile a prescindere dal pregiudizio che quest'ultimo possa averne risentito (Cass. n. 3263/2016; Cass. n. 7683/2015). La donazione fatta da soggetto incapace di intendere o di volere al momento del compimento dell'attoL'incapacità naturale ricorre quando il donante, benché non interdetto, sia, per qualsiasi causa, anche di natura transitoria, non in grado di intendere o volere al momento del compimento della donazione. Come precisato dalla giurisprudenza di legittimità con riguardo alla generale disciplina di cui all'art. 428, ai fini della sussistenza dell'incapacità di intendere e di volere non occorre la totale privazione delle facoltà intellettive e volitive, essendo sufficiente la loro menomazione, tale comunque da impedire la formazione di una volontà cosciente, secondo un giudizio che è riservato al giudice del merito ed è incensurabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato (Cass. n. 12532/2011). In presenza di un simile stato di incapacità, la donazione, come detto, è sempre annullabile, indipendentemente dalla malafede dell'altro contraente. L'azione di annullamento può essere proposta esclusivamente dal donante, dai suoi eredi o aventi causa, con esclusione di qualunque altro soggetto ed è soggetta a termine di prescrizione quinquennale, decorrente dal giorno in cui la donazione è stata fatta (coincidendo tale momento con il perfezionamento della donazione, implicante l'accettazione da parte del donatario della proposta del donante). Secondo la giurisprudenza di legittimità, la prova dei fatti posti a base della domanda di annullamento di un contratto o di una donazione per incapacità naturale, ai sensi degli artt. 428 e 775, può essere fornita con ogni mezzo ed anche con elementi raccolti in un giudizio diverso tra le stesse parti o fra altri; l'apprezzamento di queste prove sfugge al sindacato di legittimità se è sorretto da congrue argomentazioni, esenti da vizi logici e da errori di diritto (Cass. n. 2085/1995). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss. |