Codice Civile art. 782 - Forma della donazione (1).

Giusi Ianni

Forma della donazione (1).

[I]. La donazione deve essere fatta per atto pubblico [2699], sotto pena di nullità. Se ha per oggetto cose mobili, essa non è valida che per quelle specificate con indicazione del loro valore nell'atto medesimo della donazione, ovvero in una nota a parte sottoscritta dal donante, dal donatario e dal notaio.

[II]. L'accettazione può essere fatta nell'atto stesso o con atto pubblico posteriore. In questo caso la donazione non è perfetta se non dal momento in cui l'atto di accettazione è notificato al donante.

[III]. Prima che la donazione sia perfetta, tanto il donante quanto il donatario possono revocare la loro dichiarazione.

(1) L'articolo recava un quarto comma, abrogato dall'art. 13 l. 15 maggio 1997, n. 127, come sostituito dall'art. 1 l. 22 giugno 2000, n. 192, il cui testo recitava: «Se la donazione è fatta a una persona giuridica, il donante non può revocare la sua dichiarazione dopo che gli è stata notificata la domanda diretta a ottenere dall'autorità governativa l'autorizzazione ad accettare Trascorso un anno dalla notificazione senza che l'autorizzazione sia stata concessa, la dichiarazione può essere revocata».

Inquadramento

La donazione è contratto formale, per la cui validità la legge richiede la forma dell'atto pubblico. La ratio di tale previsione va individuata nelle conseguenze che la donazione produce nel patrimonio del donante (depauperato a favore del donatario), che giustifica il rigoroso formalismo imposto dal legislatore. La regola posta dall'art. 782 non opera rispetto alle donazioni indirette, in forza del mancato richiamo da parte dell'art. 809, né si applica per le liberalità d'uso previste dall'art. 770, comma 2, che non costituiscono donazione in senso stretto e non sono soggette alla forma propria di queste (Cass. n. 18280/2016). 

La forma della donazione

La donazione, quindi, deve rivestire la forma dell'atto pubblico qualunque ne sia l'oggetto, salvo che si tratti di donazione di beni mobili di modico valore, in forza della previsione derogatoria contenuta nell'art. 783. Per la validità della donazione, inoltre, è necessaria la presenza, irrinunciabile, di due testimoni, come disposto dall'art. 48 l. n 89/1913 (legge notarile).

Alla mancanza dei testimoni, secondo la giurisprudenza di legittimità, non può supplire neanche la prestazione del giuramento decisorio (Cass. n. 14799/2014). Qualora, inoltre, la donazione abbia ad oggetto beni mobili (di non modico valore) l'atto pubblico deve anche specificare con esattezza i beni che vengano donati e il loro valore. Tali indicazioni, per come prescritto dallo stesso art. 782, possono essere contenute nello stesso atto di donazione o, alternativamente, in una nota separata, sottoscritta dal donante, dal donatario e dal notaio rogante. Anche rispetto a tale nota, tuttavia, si ritiene necessaria la presenza dei testimoni. Il carattere necessariamente formale del contratto di donazione ha ripercussioni anche sulla prova del negozio, che potrà avvenire a mezzo di testimoni solo quando il contraente abbia smarrito senza sua colpa il documento che gli forniva la prova (art. 2725).

E' nullo per difetto di forma anche l'atto di donazione di beni immobili inserito in un verbale di conciliazione giudiziale (Cass. n. 2360/2024).

La revocabilità della proposta e dell'accettazione

La donazione, in quanto contratto, si perfeziona con l'incontro di proposta e accettazione. Le due manifestazioni di volontà possono anche non essere contestuali, in quanto l'accettazione può anche essere contenuta in un atto pubblico successivo a quello che contiene la proposta di donazione. In questo caso la donazione non è perfetta se non dal momento in cui l'atto di accettazione è notificato al donante.

Ne consegue, secondo la la giurisprudenza, che la mancanza dell'avvenuta notifica prima del decesso del donante comporta il mancato perfezionamento della donazione (Cass. n. 7821/2015). La revocabilità illimitata della proposta si pone quale eccezione alla generale disciplina di cui all'art. 1333, secondo cui la proposta diretta a concludere un contratto da cui derivino obbligazioni a carico del solo proponente è irrevocabile appena giunge a conoscenza del destinatario. Tale eccezione trova la sua ratio nell'opportunità di non imporre vincoli al donante nel compimento dell'atto di liberalità.

In presenza di un contratto di donazione non ancora perfetto, per la mancanza della notificazione al donante dell'atto pubblico di accettazione del donatario, ai sensi del secondo comma dell'art. 782 va riconosciuto in capo all'"accipiens" il solo "animus detinendi" e non l'"animus possidendi", trattandosi di negozio traslativo non ancora venuto ad esistenza in quanto privo dell'elemento conclusivo di una fattispecie a formazione progressiva (Cass. n. 7821/2015).

Le donazioni in favore di persone giuridiche

L'art. 17, nella sua formulazione originaria, vietava alle persone giuridiche di accettare donazioni senza la previa autorizzazione governativa. La predetta norma è stata abrogata dalla l. n. 127/1997 e ciò aveva portato a ritenere tacitamente abrogata anche la disciplina di cui all'ultimo comma dell'art. 782, il quale disponeva che qualora il donatario fosse stato una persona giuridica, la proposta di donazione doveva considerarsi irrevocabile nel momento in cui al donante fosse stata notificata la richiesta di autorizzazione ad accettare la donazione stessa; trascorso un anno senza che l'autorizzazione fosse stata concessa, il donante poteva liberamente revocare la propria proposta. A risolvere ogni incertezza è intervenuta la l. n. 192/2000 che, integrando e modificando la l. n. 127/1997, ha espressamente sancito l'abrogazione del quarto comma dell'art. 782, sancendo così, in modo definitivo, l'unificazione della disciplina della proposta di donazione, indipendentemente dal fatto che essa sia rivolta a persona fisica o a persona giuridica.

Bibliografia

Azzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss.

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