Codice Civile art. 801 - Revocazione per ingratitudine.Revocazione per ingratitudine. [I]. La domanda di revocazione per ingratitudine non può essere proposta che quando il donatario ha commesso uno dei fatti previsti dai numeri 1, 2 e 3 dell'articolo 463, ovvero si è reso colpevole d'ingiuria grave verso il donante o ha dolosamente arrecato grave pregiudizio al patrimonio di lui o gli ha rifiutato indebitamente gli alimenti dovuti ai sensi degli articoli 433, [435] (1) e 436 [802; 141 trans.]. (1) L'art. 435 è stato abrogato dall'art. 169 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoLa revocazione per ingratitudine è una causa di scioglimento del contratto di donazione che mira a sanzionare taluni comportamenti del donatario considerati dal legislatore indicativi di irriconoscenza nei confronti del donante. Deve trattarsi, tuttavia, di comportamenti successivi alla donazione, altrimenti, ove i medesimi comportamenti menzionati dall'art. 801 siano noti al donante al momento dell'atto dispositivo, gli stessi devono considerarsi giuridicamente irrilevanti (dovendosi presumere che il donante ne abbia già tenuto conto nel determinarsi all'atto dispositivo). Ove, invece, i fatti suscettibili di condurre alla revocazione della donazione per ingratitudine siano antecedenti alla donazione ma scoperti dal donante solo successivamente, essi possono condurre all'annullamento del contratto per errore sulle qualità del donatario.
La revocazione della donazione per ingratitudine del donatarioAi fini dell'individuazione delle cause di donazione per ingratitudine, il legislatore rinvia, innanzitutto, alla disciplina della indegnità a succedere di cui all'art. 463, richiamando i fatti ivi contemplati ai numeri 1, 2 e 3. Sono, quindi, cause di revocazione della donazione per ingratitudine l'omicidio volontario, consumato o tentato, del donante o del coniuge o di un ascendente o discendente; la commissione nei confronti dei medesimi soggetti di un fatto a cui la legge dichiara applicabili le norme sull'omicidio; la calunnia (rispetto a reato punito con la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore a tre anni) o la falsa testimonianza in un giudizio penale nei confronti delle medesime persone. Sono, poi, cause specifiche di revocazione per ingratitudine della donazione l'ingiuria grave nei confronti del donante; la causazione di un grave pregiudizio al suo patrimonio; l'indebito rifiuto degli alimenti qualora il donatario vi sia tenuto ai sensi degli artt. 433 e 436. Quanto all'ingiuria grave, la giurisprudenza di legittimità ha più volte precisato che tale fattispecie, pur mutuando dal diritto penale il suo significato intrinseco e l'individuazione del bene leso, non postula necessariamente la commissione dei reati di ingiuria e diffamazione, consistendo in un qualsiasi comportamento suscettibile di ledere in modo rilevante il patrimonio morale del donante ed espressivo di un reale sentimento di avversione da parte del donatario, tale da ripugnare alla coscienza collettiva (Cass. n. 7487/2011 ; Cass. n. 20722/2018). Deve trattarsi, inoltre, di manifestazione esteriorizzata, ossia resa palese ai terzi, di un durevole sentimento di disistima delle qualità morali e di irrispettosità della dignità del donante, contrastanti con il senso di riconoscenza che, secondo la coscienza comune, dovrebbero invece improntarne l'atteggiamento, a prescindere, peraltro, dalla legittimità del comportamento del donatario (Cass. n. 3811/2024; Cass. n. 13544/2022). Ciò, tra l'altro, permette di affermare la perdurante vigenza della disposizione in commento anche a seguito della depenalizzazione del reato di ingiuria, come operata dal d.lgs. n. 7/2016. Per individuare il momento iniziale di decorrenza del termine annuale per il proponimento dell'azione di revocazione della donazione per ingratitudine del donatario, ove si tratti di comportamento ingiurioso da quest'ultimo posto in essere, deve guardarsi al momento in cui gli atti offensivi raggiungono un livello tale da non poter essere più ragionevolmente tollerati secondo una valutazione di normalità (Cass. n. 2010/2016). Quanto alla casistica, si è ritenuta causa giustificatrice della revocazione della donazione la relazione adulterina della beneficiaria della donazione, così come nella mancanza di qualsiasi solidarietà e riconoscenza, da parte sua, nei confronti del donante (Cass. n. 22936/2011). Si è escluso, invece, che potessero costituire ingiuria grave verso il donante, ai fini della revoca della donazione per ingratitudine ai sensi dell'art. 801, il rifiuto di acconsentire alla richiesta del donante di vendita dell'immobile oggetto di donazione (equivalendo tale richiesta ad una pretesa di restituzione del bene, legittimamente rifiutata indipendentemente dai motivi della stessa) o quei comportamenti di reazione legittima (perché attuata attraverso gli strumenti offerti dall'ordinamento) a tale richiesta e ad altri atti in vario modo finalizzati a sostenerla (Cass. n. 5333/2004). Non costituiscono, altresì, offesa grave ai sensi dell'art. 801 secondo la giurisprudenza di legittimità la vendita da parte del donatario dell'appartamento ricevuto in donazione, né la presentazione all'Autorità di Pubblica Sicurezza di un esposto contro il donante, ove tale iniziativa sia volta a far cessare un comportamento illegittimo del donante nei confronti del donatario (Cass. n. 5310/1998). Non è sufficiente, infine, il rifiuto di prestare assistenza morale e materiale al donante che ne abbia bisogno, richiedendo il legislatore che il donatario ometta di prestare gli alimenti al donante, obbligazione questa che a sua volta presuppone la sussistenza di uno stato di bisogno (App. Milano n. 963/2013). Si è escluso, infine, che l'adulterio del coniuge donatario possa essere causa di revocazione della donazione per ingratitudine (Cass. n. 19816/2022), salva l'ostentazione della relazione extraconiugale alla presenza di terzi (Cass. n. 27064/2022) o con modalità irriguardose nei confronti dell'ex compagno (Cass. n. 32862/2024). Quanto alla revocazione per grave pregiudizio al patrimonio del donante, trattasi di causa di ingratitudine che postula un comportamento doloso del donatario che abbia arrecato, direttamente o indirettamente, un danno patrimoniale grave al donante, anche qualora non ricorrano gli elementi costitutivi dei reati contro il patrimonio previsti dalla legislazione penale. La gravità del pregiudizio deve essere valutato dal giudice in concreto, tenendo conto di tutte le circostanze del caso specifico e, quindi, principalmente della mancanza di proporzionalità tra l'entità del patrimonio del donante e quella del danno arrecato dal donatario. Anche ove la donazione abbia avuto ad oggetto, diretto o indiretto, partecipazioni sociali la domanda di revocazione ai sensi dell'art. 801 non è di competenza del Tribunale specializzato in materia di imprese, in tutti i casi in cui il fondamento dell'azione e la pretesa avanzata dall'attore restino confinate nell'ambito del contratto di donazione e delle evenienze che lo attingano, senza mai traslare verso le questioni (interne od esterne) alle società partecipata dal donatario (Cass. n. 22341/2020). BibliografiaAzzariti, Le successioni e le donazioni, Napoli, 1990, 853 ss.; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 2015, 1505 ss. |