Codice Civile art. 865 - Espropriazione per inosservanza degli obblighi.

Antonio Scarpa

Espropriazione per inosservanza degli obblighi.

[I]. Quando l'inosservanza degli obblighi imposti ai proprietari risulta tale da compromettere l'attuazione del piano di bonifica, può farsi luogo all'espropriazione parziale o totale del fondo appartenente al proprietario inadempiente, osservate le disposizioni della legge speciale.

[II]. L'espropriazione ha luogo a favore del consorzio, se questo ne fa richiesta, o, in mancanza, a favore di altra persona che si obblighi ad eseguire le opere offrendo opportune garanzie.

Inquadramento

Gli artt. da 846 a 856 erano destinati a dettare un'organica disciplina di riordinamento della proprietà rurale, essenzialmente ispirata ad evitare un eccessivo frazionamento dei terreni, in nome della tutela della cosiddetta “minima unità colturale” e volta alla creazione di aziende agricole dotate di fondi di dimensioni idonee ad incentivare la produzione. L'inattualità di questa normativa è stata constatata dal d.lgs. n. 99/2004, che ha abrogato gli artt. 846, 847 e 848.

Gli artt. da 856 a 865 contemplano, invece, gli interventi finalizzati alla bonifica dei terreni, volti al raggiungimento di fini generali di carattere pubblico per il recupero agricolo dei fondi malsani e trascendenti gli interessi dei singoli proprietari terrieri, già anticipati dal Testo unico sulla bonifica integrale contenuto nella r.d. n. 215/1933.

Frazionamento dei fondi in agricoltura

Il «compendio unico», previsto dall'art. 7 d.lgs. n. 99/2004, presenta differenze dall'istituto della «minima unità colturale», di cui all'abrogato art. 846, in quanto, pur perseguendo entrambe le fattispecie la finalità di impedire l'eccessivo frazionamento dei fondi in agricoltura, la «minima unità colturale» aveva quale parametro di riferimento le necessità della famiglia coltivatrice diretta, ovvero, in caso di terreni non appoderati, quella della conveniente coltivazione secondo le regole della buona tecnica agraria, mentre il «compendio unico» ha inteso dar rilievo all'aspetto produttivo dell'azienda agricola, stabilendo condizioni per il conseguimento di agevolazioni fiscali allo scopo di garantire un minimo di redditività (Cass. II, n. 15562/2014). In tema di contratti agrari, il diritto di prelazione in favore del proprietario confinante con quello venduto, di cui all'art. 7, comma 2, l. n. 817/1971, si reputa poi sussistente anche nell'ipotesi in cui, in occasione dell'alienazione, siano creati artificiosi diaframmi al fine di eliminare il requisito della confinanza fisica tra i suoli, onde precludere l'esercizio del diritto di prelazione. Allo scopo, peraltro, non è sufficiente che una porzione di fondo sia stata riservata alla parte alienante esclusivamente al fine di evitare il sorgere del diritto di prelazione o che lo sfruttamento dei fondi, risultanti dalla divisione, sia meno razionale che non la conduzione dell'intero, originario, complesso, ma è indispensabile che la porzione costituente la fascia confinaria, per le sue caratteristiche, sia destinata a rimanere sterile e incolta o sia, comunque, inidonea a qualsiasi sfruttamento coltivo autonomo, sì che possa concludersi che la porzione non ceduta è priva di qualsiasi utilità per l'alienante (Cass. III, n. 16768/2014). Con riguardo alla comoda divisibilità di un fondo in comunione, non esiste un divieto di frazionamento di terreni destinati a coltura o suscettibili di coltura che non rispettino la minima unità colturale, tuttavia, può rilevarsi una generale esigenza di «produttività», nel senso che è necessario che ogni entità attribuita ad un condividente sia autonoma e funzionale, idonea ad assolvere, pro quota, la stessa funzione economica dell'intero (Cass. II, n. 1421/1987).

Consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario

Gli artt. 862 e 863 prevedono l'uno consorzi obbligatori tra proprietari, di natura esclusivamente pubblica, per l'esecuzione, manutenzione ed Esercizio di opere di bonifica (consorzi di bonifica) e consorzi facoltativi, di natura privatistica, per l'esecuzione, manutenzione ed Esercizio di opere di miglioramento fondiario comune a più fondi (consorzi di miglioramento fondiario).

I consorzi di bonifica hanno natura di enti pubblici economici e non sono imprenditori agricoli, ma industriali, perseguendo fini generali non solamente di carattere pubblico e trascendenti gli interessi dei singoli consorziati (Cass. n. 12242/2012).

I contributi consortili di bonifica costituiscono oneri reali, giusta l'art. 21 r.d. n. 215/1933, dovuti da chi, al tempo della loro esazione, sia proprietario del fondo situato nel perimetro del comprensorio, e trovano giustificazione nei benefici, concreti o anche solo potenziali, che si presumono apportati al terreno dalle opere eseguite dal consorzio, senza che quest'ultimo ne sia onerato della prova, spettando, invece, al proprietario dimostrare il contrario, senza che, a tal fine, rilevi l'aver manifestato, per scelta personale o per situazioni particolari, l'intenzione di non usufruire di quanto realizzato dal primo (Cass. I, n. 23815/2015). L'obbligo di contribuire alle opere eseguite dal consorzio di bonifica sussiste per i proprietari degli immobili inclusi nel perimetro consortile e che traggano da tali opere un incremento di valore, idoneo a tradursi in una qualità del fondo, non potendosi considerare sufficiente un beneficio a favore del complessivo territorio e derivante per mero riflesso dall'inclusione del bene in esso (Cass. V, n. 8079/2020; Cass. I, n. 17900/2015; Cass. S.U., n. 11722/2010).

Anche per i consorzi di miglioramento fondiario, ai fini del sorgere dell'obbligo di contribuzione non è sufficiente l'inclusione dell'immobile nel perimetro consortile, ma è anche necessario che esso tragga potenzialmente vantaggio in maniera diretta dalle opere eseguite nel comprensorio in modo tale che si traducano in una «qualità» del fondo (Cass. I, n. 18079/2004).

I contributi spettanti ai consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario, imposti ai proprietari per le spese relative all'attività per la quale sono obbligatoriamente costituiti, rientrano nella categoria generale dei tributi e le relative controversie, insorte dopo il primo gennaio 2002, sono devolute alla giurisdizione delle commissioni tributarie, in applicazione dell'art. 2 d.lgs. n. 546/1992, nel testo modificato dall'art. 12 l. n. 448/2001, il quale ha esteso la giurisdizione tributaria a tutte le controversie aventi ad oggetto tributi di ogni genere e specie (Cass. S.U., n. 2598/2013). Spetta, invece, al giudice amministrativo la domanda diretta a denunciare lo scorretto esercizio del potere impositivo del consorzio, dovuto ad errori od abusi nella liquidazione dei contributi ovvero nei piani di classificazione dei beni e di riparto delle spese, posti a fondamento della liquidazione medesima (Cass. S.U., n. 18327/2010).

Bibliografia

Moschella, voce « Minima unità colturale », in Enc. dir., XXVI, Milano, 1976.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario