Codice Civile art. 869 - Piani regolatori.Piani regolatori. [I]. I proprietari di immobili nei comuni dove sono formati piani regolatori devono osservare le prescrizioni dei piani stessi nelle costruzioni e nelle riedificazioni o modificazioni delle costruzioni esistenti. InquadramentoLa proprietà edilizia registra, nel codice civile, una disciplina alquanto scarna a fronte dell'importanza sociale ed economica che riveste attualmente, considerando anche le correlazioni con le esigenze abitative. La disciplina della materia va rinvenuta nella legislazione speciale stratificatasi nel tempo, a decorrere dall'entrata in vigore dello stesso codice, segnatamente la l. n. 1150/1942 (c.d. legge urbanistica), la l. n. 765/1967 (c.d. legge ponte) e la l. n. 10/1977 (c.d. legge Bucalossi, dal nome del Ministro proponente). Lo ius aedificandi, tradizionalmente incluso nell'elenco delle facoltà spettanti al proprietario del terreno, incontra via via una serie di limiti, sia posti a tutela della collettività, come quelli risultanti dai piani regolatori (generali o particolareggiati), oppure dai regolamenti comunali, sia posti nell'interesse degli altri proprietari (distanze, luci, vedute, ecc.). Sotto il primo aspetto, la norma in commento prescrive che i proprietari di immobili, siti nei Comuni dove sono formati i suddetti piani regolatori, devono osservare le prescrizioni dei piani stessi nelle costruzioni e nelle riedificazioni o modificazioni delle costruzioni esistenti, e tale previsione va coordinata con quella di cui al successivo art. 872, che attribuisce al privato la tutela risarcitoria del proprio diritto soggettivo a seguito della violazione delle norme urbanistiche integrative del codice civile medesimo. La norma, dunque, apre le disposizioni generali (artt. 869-872) volte a disciplinare la proprietà edilizia intesa come l'insieme dei beni suscettibili di destinazione edificatoria e la relativa attività di trasformazione, cui seguono agli artt. 873-907 una serie di minute disposizioni in materia di rapporti di vicinato, che costituiscono quasi una parte speciale. Anche secondo la dottrina (Gambaro, in Tr. C. M.,1995, 242), queste poche norme risultano alquanto inadeguate in relazione alla vastità della materia ed alla complessità degli interessi che vi fanno capo, che però trovano ampio spazio nelle leggi speciali e nella disciplina urbanistica, cui esse stesse rinviano. Applicazione del principio iura novit curiaStante la summenzionata natura “integrativa” delle norme dei regolamenti comunali edilizi e dei piani regolatori, per effetto del richiamo contenuto negli artt. 872 e 873, segnatamente in materia di distanza tra costruzioni, si è posto il problema dell'applicabilità del principio iura novit curia, in ordine al quale la risposta della giurisprudenza è stata in maggioranza nel senso che il giudice deve applicare le richiamate norme locali indipendentemente da ogni attività assertiva o probatoria delle parti, acquisendone conoscenza attraverso la sua scienza personale, la collaborazione delle parti o la richiesta di informazioni ai comuni (Cass. II, 17692/2009; Cass. II, n. 8144/2001; Cass. II, n. 4372/2002; Cass. II, n. 1047/1998). Si registrano, però, pronunce di segno contrario, in cui si afferma che, riguardo al piano regolatore di un comune, in quanto costituisce norma di carattere secondario (soggetta a pubblicazione presso il comune stesso), il giudice non è tenuto a conoscerne né a ricercarne d'ufficio il contenuto, incombendo, per converso, sulla parte interessata un onere di allegazione anche in sede di giudizio per cassazione, non ostandovi il divieto stabilito dall'art. 372, comma 1, c.p.c., norma che si pone, viceversa, come assolutamente ostativa alla produzione di qualsivoglia ulteriore certificazione o documentazione relativa al piano stesso (Cass. II, n. 7257/2002; Cass. II, n. 1388/1985). Perdita della proprietàPeraltro, si è avuto modo di puntualizzare che l'esistenza di un piano regolatore non determina la perdita attuale della proprietà delle costruzioni che, secondo le previsioni del piano medesimo, dovrebbero essere demolite, in quanto il diritto dominicale viene meno solo con l'emanazione del decreto prefettizio di espropriazione; ne consegue che il proprietario di tali costruzioni, fino all'emissione del decreto di esproprio, può sempre agire per la tutela del suo diritto leso, e quindi per l'abbattimento di costruzioni eseguite dal vicino, in violazione delle norme sulle distanze legali (Cass. II, n. 11902/2002; Cass. II, n. 4627/1979). Rilevanza della classificazione dei terreni nelle diverse zoneNello specifico, riguardo alla rilevanza dei terreni nelle diverse zone del piano regolatore, si è puntualizzato che la definizione urbanistica di “lotto” è funzionale a determinare le possibilità edificatorie di un terreno e la volumetria in esso assentibile, sicché il lotto, in senso urbanistico, è la porzione unitaria di terreno utilizzabile a fini edificatori e può essere costituito anche da più particelle catastali, purché aventi la medesima destinazione urbanistica (Cass. II, n. 3197/2014). Resta inteso che é legittima l'approvazione del piano regolatore con stralcio di alcune zone allo scopo di consentire un più approfondito studio sulla loro utilizzazione da parte del comune, mentre non deve considerarsi legittima l'approvazione con stralcio che detta per le zone stralciate una diversa provvisoria destinazione violando la competenza degli organi deliberativi del comune (De Ruvo, 1230). Evizione parziale nella compravenditaRiguardo, inoltre, all'eventuale rapporto con l'istituto dell'evizione parziale disciplinato nella compravendita, si è opportunamente aggiunto che le prescrizioni del piano regolatore generale, una volta approvate e pubblicate nelle forme previste, hanno valore di prescrizioni di ordine generale di contenuto normativo, come tali assistite da una presunzione legale di conoscenza da parte dei destinatari, sicché i vincoli da essi imposti non possono qualificarsi come “oneri non apparenti” gravanti sull'immobile secondo la previsione dell'art. 1489 e non sono, conseguentemente, invocabili dal compratore come fonte di responsabilità del venditore che non li abbia dichiarati nel contratto (Cass. II, n. 1469/1993). BibliografiaAlpa-Bessone, Poteri dei privati e statuto della proprietà, Vol. III: La nuova disciplina delle proprietà edilizia e urbanistica, Padova, 1983: Bernardini, Contenuto della proprietà edilizia - Prospettive e problemi, Bologna, 1982; Centofanti - Favagrossa, Diritto urbanistico - Legislazione nazionale e regionale - Piani regolatori - Procedimento ablatorio - Tutela giurisdizionale, Padova, 2012; Carullo, L'edificabilità dei suoli, Padova 1983; De Michele, Vigore, efficacia ed applicabilità dei piani regolatori comunali nel sistema di pianificazione locale, in Riv. giur.urbanistica 2005, 381; De Ruvo, La cassazione si pronuncia sugli “stralci” dei piani regolatori, in Corr. giur. 1986, 1268; Figone, Osservazioni sui poteri dei privati e statuto della proprietà, in Riv. giur. edil. 1983, II, 240; Gallo, Piani regolatori e rapporti di vicinato (per il ritorno all'esegesi e all'ars iuris), in Riv. dir. civ. 1997, I, 831; Gambaro, Ius aedificandi e nozione civilistica della proprietà, Milano 1975; Grimaldi, Principi giurisprudenziali in tema di piani regolatori generali, in Appalti urbanistica edilizia 2004, 181. |