Codice Civile art. 884 - Appoggio e immissione di travi e catene nel muro comune.Appoggio e immissione di travi e catene nel muro comune. [I]. Il comproprietario di un muro comune può fabbricare appoggiandovi le sue costruzioni e può immettervi travi, purché le mantenga a distanza di cinque centimetri dalla superficie opposta, salvo il diritto dell'altro comproprietario di fare accorciare la trave fino alla metà del muro, nel caso in cui egli voglia collocare una trave nello stesso luogo, aprirvi un incavo o appoggiarvi un camino. Il comproprietario può anche attraversare il muro comune con chiavi e catene di rinforzo, mantenendo la stessa distanza. Egli è tenuto in ogni caso a riparare i danni causati dalle opere compiute. [II]. Non può fare incavi nel muro comune, né eseguirvi altra opera che ne comprometta la stabilità o che in altro modo lo danneggi. InquadramentoLa norma in commento regolamenta minuziosamente le possibili iniziative che può intraprendere il comproprietario del muro comune. Nello specifico, quest'ultimo può “fabbricare” appoggiandovi le sue costruzioni e può immettervi travi, purché le mantenga a distanza di cinque centimetri dalla superficie opposta, salvo il diritto dell'altro comproprietario di fare accorciare la trave fino alla metà del muro, nel caso in cui egli voglia collocare una trave nello stesso luogo, aprirvi un incavo o appoggiarvi un camino. Lo stesso comproprietario può anche attraversare il muro comune con chiavi e catene di rinforzo, mantenendo la stessa distanza, alla condizione però che, in ogni caso, è obbligato a riparare i danni causati dalle opere compiute. Resta inteso che, in tali iniziative, il comproprietario non possa fare incavi nel muro comune, né comunque in generale eseguirvi altra opera che ne comprometta la stabilità o che in altro modo lo danneggi. Ad ogni buon conto, trattasi di norme che disciplinano solo alcune forme di utilizzazione del muro comune con riferimento esclusivo all'ipotesi di costruzione in appoggio, da intendersi, quindi, come lex specialis derogativa ai normali principi dell'accessione e della comunione, per cui non deve applicarsi fuori dei casi in esso tassativamente previsti. In altri termini, si stabiliscono le facoltà del comproprietario del muro comune — appoggio di costruzione, immissione di travi, attraversamento con chiavi e catene di rinforzo, appoggio di camino, apertura di incavo — entro determinati limiti e condizioni, ma non si prevede né la facoltà di immettervi i tubi, di cui all'art. 889, comma 2, né alcuna deroga all'obbligo delle distanze ivi previste, trattandosi di norme che operano in materia diversa e perseguono finalità diverse o analoghe, ma con mezzi diversi. Ambito di applicabilità della disciplinaIn quest'ultima prospettiva, la giurisprudenza ha evidenziato che l'art. 884, concernente il diritto di appoggio sul muro divisorio comune, è norma speciale di stretta interpretazione che deroga alle norme generali sulla comunione e non può, pertanto, trovare applicazione nel caso di muro perimetrale di un edificio confinante con altro bene (spazio o cortile) appartenente a diverso proprietario (Cass. II, n. 4985/1981). Nella stessa ottica, la disposizione dell'art. 884, che prevede l'appoggio e l'immissione di travi e catene nel muro comune, funziona come lex specialis rispetto alle norme in tema di comunione e, pertanto, l'elencazione dei poteri da essa attribuiti al proprietario del muro comune deve considerarsi tassativa e non meramente esplicativa (Cass. II, n. 1336/1981). Anche la dottrina (De Martino, in Comm. S. B., 1976, 320) ha avuto modo di evidenziare che la norma in commento, nel consentire ad un comproprietario l'esecuzione di talune opere indipendentemente dal consenso degli altri, costituisce lex specialis rispetto all'art. 1108; si tratta, in definitiva, di poteri assegnati ope legis al comproprietario del muro comune, non subordinati alla deliberazione della maggioranza dei condomini e non suscettibili di divieto, per effetto dell'esercizio dello ius prohibendi. Inapplicabilità ai muri perimetrali condominialiIl concetto di “muro comune” ed il correlato limite della “stabilità” richiama il regime del condominio negli edifici, ma la giurisprudenza ha precisato il diverso àmbito di applicazione delle relative normative. Sul presupposto che i muri perimetrali di un edificio condominiale sono destinati al servizio esclusivo dell'edificio stesso di cui costituiscono parte organica, e per tale loro funzione e destinazione possono essere usati dal singolo condomino solo per il miglior godimento della parte di edificio di sua proprietà esclusiva, ma non possono essere utilizzati, senza il consenso di tutti i condomini, per l'utilità di altro immobile di sua esclusiva proprietà non facente parte del condominio, in quanto ciò implicherebbe la costituzione di una servitù in favore di un bene estraneo al condominio, si è statuito (Cass. n. 2953/1994; Cass. II, n. 5261/1979) che il condomino il quale voglia appoggiare al muro condominiale una costruzione realizzata su suolo contiguo di sua proprietà esclusiva non può farlo senza il consenso degli altri condomini, non essendo applicabile la disciplina dell'art. 884 (costruzione in appoggio al muro comune). Esclusione nelle zone sismicheResta inteso che, nelle zone in cui vige la normativa antisismica (contenuta soprattutto nella l. n. 1684/1962), non sono applicabili le disposizioni di cui agli artt. 874, 876, 884, secondo le quali il proprietario del fondo contiguo al muro altrui ha la facoltà, rispettivamente, di chiederne la comunione forzosa, di innestarvi il proprio muro, di costruirvi il proprio edificio in appoggio, perché è invece necessario che ogni costruzione costituisca un organismo a sé stante, mediante l'adozione di giunti o altri opportuni accorgimenti idonei a consentire la libera ed indipendente oscillazione degli edifici (Cass. II, n. 3425/2006). BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |