Codice Civile art. 887 - Fondi a dislivello negli abitati.Fondi a dislivello negli abitati. [I]. Se di due fondi posti negli abitati uno è superiore e l'altro inferiore, il proprietario del fondo superiore deve sopportare per intero le spese di costruzione e conservazione del muro dalle fondamenta all'altezza del proprio suolo, ed entrambi i proprietari devono contribuire per tutta la restante altezza. [II]. Il muro deve essere costruito per metà sul terreno del fondo inferiore e per metà sul terreno del fondo superiore. InquadramentoTenendo in adeguata considerazione la natura spesso non pianeggiante dei terreni vicini nei centri abitati, la norma in commento disciplina opportunamente gli obblighi di contribuzione per i c.d. fondi a dislivello. Nello specifico, qualora di due fondi posti negli abitati uno è superiore e l'altro inferiore, il proprietario del fondo superiore deve sopportare per intero le spese di costruzione e conservazione del muro dalle fondamenta all'altezza del proprio suolo, ed entrambi i proprietari devono contribuire per tutta la restante altezza. È intuitivo, infatti, che, in tale ipotesi, il proprietario di quello superiore sia tenuto a costruire a proprie spese il muro di sostegno sul confine, quando tale costruzione si renda necessaria per contenere il franamento del terreno che arrechi pregiudizio al fondo inferiore, con la conseguenza che egli deve anche rispondere dei danni derivati a tale fondo per non avere provveduto tempestivamente ed efficacemente all'anzidetta costruzione, o per avere trascurato di mantenere in efficienza il muro preesistente. A ben vedere, la norma di cui all'art. 887 non individua un diritto diverso da quello, previsto dall'art. 886, di costringere il vicino a contribuire alle spese di costruzione del muro di cinta, ma specifica soltanto che tali spese devono essere sostenute per intero dal proprietario del fondo superiore. Si specifica, infine, che il suddetto muro debba essere costruito per metà sul terreno del fondo inferiore e per metà sul terreno del fondo superiore; pertanto, anche quando la spesa per il muro di sostegno sia a carico esclusivo del proprietario del fondo superiore — come, ad esempio, nel caso in cui il muro si arresti a livello di questo — il vicino dovrà in ogni caso contribuire con la quota di suolo, per una metà dello spessore del muro. Ambito di applicazioneLa giurisprudenza ha avuto modo di chiarire l'àmbito di applicazione della norma di cui sopra, circoscrivendone l'operatività allorquando lo stato dei luoghi che la giustifica sia originata da fenomeni naturali e non connessi ad attività edificatorie dell'uomo. In quest'ottica, si è affermato (Cass. III, n. 13685/2007) che, in tema di limitazioni legali della proprietà di fondi c.d. a dislivello la disciplina prevista dall'art. 887, in tema di regime delle spese relative al muro di confine, non trova applicazione né quando la creazione di un dislivello ex novo sia opera del proprietario del fondo inferiore, incombendo su quest'ultimo, in tal caso, l'onere della realizzazione e manutenzione del muro di sostegno della scarpata da lui stesso creata, né qualora il muro sia stato costruito esclusivamente sul suolo di uno dei due fondi, superiore o inferiore (Cass. II, n. 10606/2019), nel qual caso sussiste la proprietà esclusiva del muro in capo al proprietario del relativo fondo, né quando il muro sia stato costruito dal solo proprietario del fondo inferiore, di propria iniziativa, allo scopo di realizzare una struttura necessaria, o anche solo utile, per il proprio fondo, nel qual caso resta a suo carico, con l'onere della costruzione, anche quello della manutenzione del muro. In altri termini, la fattispecie prevista dall'art. 887 — a norma del quale nei fondi a dislivello negli abitati il proprietario del fondo superiore deve sopportare per intero le spese di costruzione e di manutenzione del muro di sostegno dalle fondamenta fino all'altezza del proprio suolo — presuppone che il dislivello tra i due fondi sia di origine naturale, mentre se il dislivello, invece, è stato causato dal proprietario del fondo inferiore, rendendo indispensabile la costruzione di un muro di sostegno, l'obbligo della relativa conservazione incombe su quest'ultimo (Cass. VI, n. 8522/2016; Cass. II, n. 4031/2007). Nella stessa ottica, qualora l'esigenza di rifacimento di un muro di recinzione posto tra due fondi a dislivello, di proprietà esclusiva di uno solo dei confinanti per essere interamente compreso sul suo fondo, sia determinata da condotte concorrenti di entrambi i proprietari, le relative spese di ricostruzione e consolidamento vanno poste a carico degli stessi in relazione alle rispettive responsabilità per il mutamento dello stato dei luoghi, ai sensi degli artt. 2043 e 1227, restando in ogni caso esclusa l'applicabilità dell'art. 887, il quale attiene al regime delle spese nella diversa ipotesi di comunione del muro a dislivello (Cass. III, n. 17305/2015). Si è statuito (Cass. II, n. 23394/2015) che, in tema di muri di cinta tra fondi a dislivello, qualora l'andamento altimetrico del piano di campagna, originariamente livellato sul confine tra due fondi, sia stato artificialmente modificato innalzando detto piano, al fine di verificare se sia rispettata l'altezza massima del muro di cinta costruito sul confine, l'altezza deve essere misurata computandovi il terrapieno creato ex novo dall'opera dell'uomo, ossia tenendo conto dell'originario posizionamento del terreno. Inoltre, l'articolo in esame, pur riferendosi ai fondi a dislivello negli abitati, è applicabile analogicamente anche agli agglomerati edilizi extraurbani, mentre non si applica ai fondi rustici, in relazione ai quali, in virtù del principio del neminem laedere, l'obbligo per il proprietario del fondo superiore, di costruzione e manutenzione del muro di contenimento ricorre solo nel caso di concreto pericolo di frane e smottamenti verso il fondo inferiore. Resta inteso (ad avviso di Cass. II, n. 29108/2019) che il muro, il quale assolve alla duplice funzione di sostegno del terreno superiore con la parte bassa e di divisione tra i due immobili con la parte alta, si presume di proprietà esclusiva del titolare del fondo superiore, dalle fondamenta sino al livello del piano di campagna di tale fondo, e di proprietà comune tra i titolari dei terreni finitimi, nella parte sovrastante il detto livello. Sul punto, sul versante dottrinale, si evidenzia che le esigenze di sicurezza poste a fondamento della disposizione si manifestano solo nei centri abitati (Branca, Fondi a dislivello negli abitati e muro di cinta, in Foro it., 1954, I, 634). Regime delle spesePer quanto concerne il regime delle spese, si è osservato che la norma dell'art. 887, nello stabilire che il proprietario del fondo superiore deve sopportare per intero le spese di costruzione e di conservazione del muro dalle fondamenta all'altezza del proprio suolo, mentre entrambi i proprietari dei fondi finitimi debbono contribuire per tutta la restante altezza, pone una presunzione di proprietà del muro perfettamente paritetica alle scansioni verticali degli oneri di costituzione e conservazione (Cass. II, n. 21320/2010). In altri termini, l'art. 887, nel disciplinare il regime delle spese di costruzione e conservazione del muro di confine comune tra fondi a dislivello negli abitati, pone una presunzione semplice di comproprietà di detto muro, salvo il diritto degli interessati di provare con ogni mezzo (e il potere del giudice di raggiungere il relativo convincimento anche per via presuntiva) la proprietà esclusiva del muro a favore del proprietario del fondo sopraelevato o di quello sottostante, a seconda che il muro sia stato costruito interamente sul suolo di uno soltanto dei due confinanti, allo scopo, rispettivamente, di contenere il fondo sopraelevato o di realizzare una struttura necessaria o utile per il fondo a valle (Cass. II, n. 13406/2001). Determinazione del confineSi è, però, precisato (Cass. II, n. 8496/2005) che la realizzazione di comune accordo di un muro destinato al contenimento del dislivello tra due fondi finitimi non implica necessariamente il consenso dei relativi proprietari anche sulla determinazione del confine, sicché, in presenza di contestazione, la sussistenza del manufatto non vale quale prova certa al riguardo, ma, al più, come mero indizio da apprezzarsi nel quadro delle altre risultanze probatorie, ferma restando, in caso di perdurante incertezza, la sussidiaria rilevanza dei dati catastali. BibliografiaAlvino, Costruzione su fondi non contigui ed osservanza delle distanze, in Giust. civ., 1983, I, 156; Benedetti, Distanze legali tra costruzioni: il punto sull'applicazione dell'art. 873 c.c., in Riv. giur. edil. 1999, I, 456; De Cupis, Sulla distanza legale tra costruzioni, in Giust. civ. 1982, II, 431; De Giovanni, Rapporti di vicinato, Milano, 2013; Del Bene, Distanze tra costruzioni, in Enc. giur., XI, Roma, 1996; Fusaro, Le distanze nelle costruzioni, in Nuova giur. civ. 1986, II, 165; Galletto, Distanze fra costruzioni, in Dig. civ., VI, Torino, 1990; Terzago G. - Terzago P., I rapporti di buon vicinato, Milano, 1996. |